Ritorna “Il giorno più bello”
In settembre riparte nelle case di riposo il riuscito progetto socio-culturale

Il matrimonio, la fine della guerra o la prima uscita in motorino con il fidanzato: è difficile scegliere “Il giorno più bello”, ma è quello che la giornalista Maddalena Ansaloni e i drammaturghi e attori Alessio Kogoj e Giacomo Anderle, affiancati dal Coro Ana Piani Bolzano, si sono prefissi di fare portando questo spettacolo nelle RSA di Bolzano.
“Il giorno più bello” andrà di nuovo in scena a partire da settembre, fondendo musica, narrazione e recitazione per dare voce ai ricordi e sentimenti più coinvolgenti. Abbiamo intervistato Maddalena Ansaloni, giornalista e autrice dei libri, “Il giorno più bello” e “La prima volta”, andato in scena sempre nelle case di riposo bolzanine a maggio e giugno di quest’anno.
Come nasce l’idea di uno spettacolo da portare nelle case di riposo, e come vi siete preparati e mossi per attuarla?
È tutto partito dal direttore del Teatro Stabile Walter Zambaldi, che inizialmente voleva approfondire il concetto del “teatro sociale” per portare il teatro alle persone; il punto di partenza potevano essere le case di riposo, come palcoscenico e come ispirazione, raccogliendo le storie delle persone che le abitano: perché basta entrare in una di esse per uscirne con un universo di racconti e di emozioni. Zambaldi voleva però che a scrivere lo spettacolo fosse un giornalista; e avendo già letto i miei pezzi sulle RSA che avevo scritto per il quotidiano Alto Adige, aveva contattato il direttore di allora Faustini per una collaborazione. Non appena sono stata coinvolta ho provato subito un profondo entusiasmo, è stato un progetto che ha attirato la mia attenzione fin dall’inizio: le storie che ti prendono sono quelle per cui ricordi il motivo del tuo lavoro, e chi vive in queste strutture di “storia” ne ha vissuta tanta.
Che tipo di emozioni o storie cercavate, e quali vi hanno colpito più di tutti?
Tra febbraio e marzo del 2024 io, Alessio Kogoj, Sara Sciortino del Teatro Stabile e il fotografo Matteo Groppo siamo andati in tutte le case di riposo di Bolzano ad intervistare gli anziani sul tema “il giorno più bello”, anche se già dall’inizio ci siamo resi conto che sarebbe stato difficile rimanere in tema. C’era chi voleva parlare della guerra, del marito, e chi infine tirava davvero fuori “Il giorno più bello”: a volte uscivano storie particolari quasi da sceneggiatura di film… Per esempio ci ha meravigliato tantissimo il racconto di Vincenzo, che purtroppo è venuto a mancare prima di poter vedere lo spettacolo: nelle campagne siciliane ai tempi della guerra salvò un soldato sedicenne tedesco e lo nascose in casa, rimanendo amici per tutta la vita. Devo ammettere che piangevamo spesso durante le interviste! Nonostante il tema, la gioia che raccontavano spesso si mischiava alla malinconia, alla nostalgia per i bei tempi andati, nelle persone anziane a volte tutte queste emozioni convivono insieme… per loro questo fa diventare “il giorno più bello” ancora più dorato e ancora più vivo nei loro ricordi.
Come avete trasformato queste voci in un libro e, a seguire, nello spettacolo, e in che modo il linguaggio del teatro e della scrittura hanno restituito sfumature a queste storie, da mandare in scena in maniera tanto particolare?
Raccolte tutte le interviste, è arrivato il momento della scrittura del libro da pubblicare, suddiviso in dodici storie, e della sceneggiatura da mettere in scena. È stato interessante vedere come dall’ascolto delle interviste, tra sceneggiatura, libro e spettacolo – senza contare la visione peculiare dei ritratti del fotografo Matteo Groppo - fossero emersi temi e narrazioni diverse tra loro. Lo spettacolo, rimanendo “narrativo” nella struttura e nella lettura dei brani, rimane un’esperienza in cui gli attori e il pubblico lavorano e “giocano” insieme, ballano, cantano... è infatti un’iterazione del teatro interattivo per anziani e per bambini, due tipologie di pubblico che hanno più tratti in comune di quanto si possa immaginare. Un teatro emotivo e coinvolgente, in cui musica, narrazione e mimo si fondono, partendo da piccoli giochi come il lancio di sottili nastri colorati che, una volta “acchiappati”, rappresentano il ricordo da cui partire a raccontare le storie.
Quest’anno, oltre alla replica de “Il giorno più bello - alla seconda” è andato in scena anche “La prima volta”; le storie sono state raccolte alla medesima maniera, con l’aiuto del fumettista e illustratore Armin Balducci che, dopo aver presenziato ad ogni incontro, ha scritto e disegnato dei fumetti a tema, che se possibile è stato anche più difficile da affrontare. Perché in una vita lunga come quelle degli intervistati, le prime volte sono innumerevoli: ma anche in questo caso sempre le storie di vita, pur se quotidiane e “normali”, hanno assunto grazie alle emozioni tratti straordinari e speciali.
[Francesca Proietti Mancini]
















































































































































































