The Füse, il doom metal made in Pusteria
La band brunicense sta lanciando i brani del primo album: Left to Dream
Insieme da una decina d’anni, i brunicensi The Füse stanno vivendo solo di recente la loro piena maturazione artistica, cosa che impone naturalmente di liberarsi dall’abbraccio mortale delle cover per intraprendere l’erta via della composizione originale.
Farlo suonando doom metal è ancor più degno di nota, specie se i risultati sono quelli apprezzabili delle prime due uscite della fitta timeline di pubblicazioni sulle principali piattaforme che entro agosto 2025 porterà al disvelamento dell’intero album Left to Dream, cantato in inglese. Mirko Kaneider (chitarra), Philip Pitscheider (batteria) e Salvatore Ferrante (basso e voce) stanno inoltre lavorando a un pugno di canzoni in italiano che presto dovrebbero andare a comporre un EP, come ci racconta Ferrante che ne è anche l’autore.
Tra tanti generi disponibili, ti ricordi come ti sei avvicinato al metal ancora da adolescente?
Come tutti: ho conosciuto i Black Sabbath a quindici anni e i Motörhead. L’evoluzione è tutta lì, perché poi mi sono interessato al metal un po’ più oscuro, più doomy o allo sludge (ndr: che riguarda o predice sventure il primo, che fa poltiglia di stoner e southern rock il secondo), del dopo Sabbath. La commistione è poi connaturata nella band anche per le diverse origini musicali dei suoi membri, pur se accomunabili: il batterista viene dal trash metal, il chitarrista dal punk.
Mi sembra infatti che la chitarra privilegi l’inseguimento del ritmo rispetto alle note lunghe…
Il chitarrista crea una contrapposizione con il doom e lo sludge che prevedono la dilatazione delle note, a favore di una maggiore ritmicità, da buon punkettaro...
D’altronde il metal nasce come un genere ribelle, sia rispetto al mainstream musicale, sia rispetto al potere costituito: eppure da sempre una certa ruvidezza di suoni è stata usata per impreziosire il pop, oggi il glam rock dei Måneskin vince Sanremo e l’immaginario suprematista riconnesso prosaicamente ai metallari è condiviso da tanti politici al governo in mezza Europa: cosa sta succedendo?
Premesso che non abbiamo alcun legame con la politica, ritengo che oggi sia il rosso che il nero vadano di moda e potrei dirti che quand’è così allora io sono bianco (ride, ndr), neutrale e favorevole alla libertà di tutti, semplicemente contrario a ogni forma di regime. Per il resto, ho letto una notizia sull’Eurovision contest: hanno spinto tantissimo Espresso Macchiato di Tommy Cash, poi vai a vedere le classifiche su Spotify e non è nemmeno primo. Primo è Lucio Corsi con diciassette milioni di streaming, per una “canzonetta” italiana. Cos’è che spinge la gente ad ascoltarla? Poiché non si tratta di un pezzo che ti fa dire “wow”, quindi è il personaggio, anziché la musica, a fare la differenza. Io, al contrario, faccio ascolti limitatissimi perché non sono interessante come immagine e musicalmente chi se ne frega. Non ho nemmeno major che spingono dietro pagando migliaia di euro per pubblicizzarmi.
Partecipazione a Sanremo Rock: com’è andata?
Io sono anche bassista e autore di un’altra band chiamata Doom Tale, che già in precedenza aveva tentato di partecipare a Sanremo Rock e la canzone, pur piaciuta, era stata considerata non consona perché in inglese. Ecco perché l’ultima volta, lo scorso luglio, abbiamo proposto Luna, una canzone in italiano che parla della mia testa, in modo un po’ depressivo come faccio di solito. Insomma, ho avuto l’impressione che il sistema non sia proprio trasparentissimo e che noi fossimo solo un numero per incassare l’iscrizione, invitati all’evento live senza che nessuno avesse nemmeno ascoltato la canzone.
Perché la passione diventi un lavoro cosa serve?
Oggi tutti chiedono soldi, credetemi, noi siamo una band povera che per fare un album deve già operare rinunce nelle esistenze dei suoi componenti. Tecnicamente saremmo anche attrezzati ma non abbiamo la capacità di produrre da soli il lavoro ed è proprio quello che vai a pagare. Se è sacrosanto l’esborso per produrre, è tutto quello che viene dopo a essere aberrante, il marketing del prodotto. Ieri ho scritto sul mio quaderno d’appunti questa frase: stream di platino, tasche vuote, Spotify conta, chi crea implode, tutti inginocchiati a pregare il re ma la musica muore con te.
Solo per farti capire quanto io sia fissato e incattivito con questa cosa.
Delle tue fonti d’ispirazione è quasi inutile chiederti vista la dieresi del vostro nome: nulla di nuovo?
L’Umlaut è un chiaro omaggio ai Motörhead: io ho due santi protettori, uno morto che è Lemmy (ndr.: Kilmister, bassista del gruppo londinese) e l’altro vivo, Ozzy Osbourne. Ultimamente sto invece ascoltando un gruppo italiano di alternative rock che si chiama Cannibali Commestibili. Per il resto, si sa che l’autore più copiato al mondo è lo stesso riconosciuto ufficialmente come papà del metal: Johann Sebastian Bach.
[Daniele Barina]