Il movimento libero e consapevole
Dalla danza allo yoga: il percorso coerente di Giulia Manzato

“Ad oggi sono consapevole di ogni mio movimento, la danza è sempre parte di me, ma si è evoluta”.
Un’evoluzione che per Giulia Manzato è stata inevitabile e, se ad oggi si guarda indietro, pensare al suo “periodo danzante” le evoca malinconia, ma solo per un istante, perché è consapevole di quanto il ballo sia sempre ancora dentro di lei.
Giulia, parlaci innanzitutto del tuo percorso nel mondo della danza.
Ho iniziato a soli 8 anni, e l’approccio è stato più che naturale: la mamma di una mia compagna di classe aveva avviato un corso di danza che univa il teatro al movimento. Mi sono quindi avvicinata alla musica e al ballo. Ho da subito amato l’ambiente, aprendomi ad ogni forma di danza, adoravo ad esempio la danza di carattere. Ad un certo punto, da momento di evasione e di distrazione, la danza è diventata una vera e propria passione. I miei genitori mi avevano posto davanti ad una scelta: il ballottaggio tra pallavolo e ballo è durato ben poco. Così ho iniziato ad approfondire lo studio della danza moderna nella scuola di Elisa Darù a Bolzano. Sono sempre stata spinta da una forte energia, in palestra così come nella vita. Ed è proprio viaggiando che mi sono accorta quanto mi appassionasse danzare: pur di seguire le lezioni, camminavo ore per poter raggiungere una scuola di danza. La danza è diventata così la mia priorità, tanto da portarmi ad un provino per la “Iwanson School for Contemporary Dance” di Monaco di Baviera. Sono stata presa e da lì si è fatto tutto più serio. Ho studiato con coreografi internazionali, tra cui Patrick Delcroix, Hannes Langolf, Jessica Iwanson, Jan Kodet e Jochen Heckmann.
Quando ti sei avvicinata allo yoga?
A un certo punto mi sono resa conto quanto quella che stavo conducendo fosse una vita che non conciliava con il mio carattere. Oltre ad essere economicamente difficile da sostenere, la vita da danzatrice professionista richiede molte rinunce. Fare parte di una compagnia significa rinunciare alla vita sociale, passare molto tempo con le stesse persone e avere sempre la valigia in mano. Sono quindi tornata a Bolzano in cerca di tranquillità. Ho vissuto un forte periodo di assestamento, ed è stato proprio quello il momento in cui ho iniziato la pratica dello yoga. Sono tornata a respirare e mi sono sentita sempre più centrata. Ho iniziato a praticare in uno studio bolzanino e poi sono partita per l’India, dove ho vissuto per un mese letteralmente in mezzo alla giungla. È stata un’esperienza consigliatami proprio da una mia compagna di danza della compagnia di Monaco e quel mese mi ha condotto verso la strada che stavo cercando.
Tornata a Bolzano, hai ripreso a fare danza...
La danza è sempre rimasta parte attiva nella mia vita: insegnavo danza e ho addirittura avviato una compagnia di danza insieme ad altre ballerine e ballerini. Ricordo come fosse ieri il nostro primo spettacolo “We-Men”. È stato il nostro scacco matto. Un progetto che ha decisamente creato subbuglio nell’ambiente della danza locale. Noi di “In.Da.Co”, questo il nome scelto per la nostra compagnia, abbiamo infatti studiato in scuole di danza differenti. Il fatto di esserci uniti ha creato malessere fra gli insegnanti. Una reazione che non ci aspettavamo e che ci ha fatto sicuramente riflettere, dal momento che il tema che portavamo in scena, paradosso, era proprio le “relazioni umane”.
Quando ti sei consacrata interamente allo yoga?
Concluso anche questo meraviglioso capitolo, nel 2014 ho iniziato ad insegnare effettivamente yoga. Nonostante sia stato inizialmente un salto nel vuoto, ora posso dire che si è rivelato tutto un crescendo. Dopo diverse formazioni ho aperto il mio studio “Wanderlust”, che ad oggi non considero uno spazio di mia proprietà, ma una “casa” per tutti. Inclusione è sicuramente la parola chiave: la mia sala accoglie diversi progetti, non si pratica solamente yoga, ospitiamo ad esempio formazioni di counseling, eventi e workshop di diversa natura. Si pratica “movimento libero” e respirazione olotropica, siamo in continua evoluzione.
La danza è ancora dentro di te, dove la ritrovi nella tua quotidianità da insegnante di yoga?
La danza, così come lo yoga, è per me esplorazione del corpo, rilascio emozionale. La mia danza si è trasformata, da un corpo performante che esegue quello che gli viene chiesto dal coreografo, il mio movimento ad oggi rimane libero. Il ballo e lo yoga sono per me pratiche di esplorazione e guarigione. Uno dei pensieri che mi ha portato a questo cambiamento è aver capito quanto la mia arte e il mio movimento non debbano solamente essere belli da vedere, ma belli da sentire. Ogni tanto ho uno sguardo malinconico verso quello che il mio corpo era in grado di fare da ballerina professionista, ma quando mi muovo e mi rendo conto di essere consapevole di ogni movimento, la malinconia si trasforma in semplice ricordo. Ad oggi ballo ancora, sia prima che dopo le lezioni di yoga, ma ballo soprattutto per me. La danza non mi manca, ma guardo indietro e ricordo, con il sorriso con cui si guardano i giorni passati. Ricordo, ma non rivivrei, perché vivo nel qui e ora, praticando il mio movimento libero, sempre più consapevole.
[Francesca Tigliani]
















































































































































































