I sette peccati capitali secondo Cottarelli - L’economista presenta a Bolzano il suo libro sui mali che affliggono l’Italia
Tra i nomi di spicco dell’edizione 2018 di “Un Natale di libri” spicca Carlo Cottarelli. Diventato famoso ai più perché per tre giorni – dal 28 al 31 maggio 2018 – è stato presidente del Consiglio dei ministri incaricato nella convulsa fase che ha portato all’insediamento del governo Conte, in realtà Cottarelli è volto – e penna – più che autorevole tra chi si occupa di economia.
Nel suo ultimo libro I sette peccati capitali dell’economia italiana, che sarà presentato a Bolzano il 5 dicembre, Cottarelli spiega in maniera chirurgica e dati alla mano le sette piaghe che affliggono il nostro Paese: evasione fiscale, corruzione, eccesso di burocrazia, lentezza della giustizia, crollo demografico, divario tra Nord e Sud, difficoltà a convivere con l’euro. L’abbiamo intercettato tra un viaggio e l’altro (“Sono un predicatore itinerante”, dice al telefono) per chiedergli di illustrare in maniera sintetica problemi e rimedi dei sette italici peccati.
Partiamo dall’evasione fiscale.
Sicuramente c’è stato un calo rispetto agli anni ’80, ma siamo pur sempre attorno ai 130 miliardi di euro. Come se ne esce? Ad esempio smettendola di fare condoni e di permettere pagamenti in contanti fino a 3.000 euro.
Aiuterebbe una flat tax?
Sono favorevole se semplifica effettivamente il calcolo dell’imponibile. Chiaro che sarebbe un vantaggio per i redditi più alti, ma potrebbe essere lo stimolo a cambiare la cultura degli italiani, ad aumentare il senso di responsabilità.
Corruzione: come siamo messi rispetto, ad esempio, alla Prima Repubblica?
Certo, non ci sono più i grandi scandali per le tangenti come il caso Enimont, ma è ancora largamente diffusa. Siamo i peggiori in Europa ed è un grosso danno per l’economia.
Rimedio?
Anche qui ci vorrebbe un cambio di cultura, associato ad una maggiore prevenzione da parte degli organi di controllo e ad un inasprimento delle pene, oggi troppo lievi.
L’eccesso di burocrazia italiano è leggendario...
Secondo l’indice “doing business” della Banca mondiale siamo al 46° posto, quattro posizioni più su rispetto al 2016 ma sempre troppo in basso. Costa tantissimo in particolare alle Pmi, che spendono 30 miliardi l’anno solo per riempire moduli.
In questi casi la parolina magica è semplificazione?
Esatto. Qualcosina si è fatto ma non basta.
Invece sembra che le incombenze aumentino, basti pensare alla prossima introduzione della fattura elettronica…
Il punto non è tanto imporre nuovi obblighi – la fattura elettronica ad esempio nasce come strumento di lotta all’evasione – quanto toglierne. All’introduzione dell’Iva trimestrale, invece, non è corrisposto alcuno sgravio burocratico.
Anche la lentezza della giustizia è questione parecchio datata.
Guardi, in Italia per arrivare al terzo grado di giudizio ci si impiega mediamente 7 anni e 8 mesi, contro i 2 anni della Germania e i tre anni e cinque mesi della Francia. Normale quindi che qualche imprenditore, non avendo la certezza del giudizio, decida di investire altrove.
Come si può accelerare l’iter giudiziario?
Riorganizzando i tribunali e semplificando, ma il problema di fondo è culturale: gli italiani sono molto più litigiosi di altri Paesi. Anche perché da noi aprire una causa costa meno che altrove. Ecco, si potrebbe iniziare aumentando le spese di giustizia.
Parliamo di calo demografico: situazione e rimedi.
Il calo costante delle nascite l’abbiamo registrato tra la fine degli anni Sessanta e la metà degli anni Ottanta, quando il tasso di natalità è sceso da 2,5 a 1,4. Poi la popolazione si è stabilizzata da una parte per la maggiore durata di vita e dall’altra per l’immigrazione. Questo si riflette anche sull’economia, perché è dimostrato che i Paesi con più anziani sono meno produttivi. Come uscirne? È chiaro che non si può dire agli italiani: fate più figli. Ci vorrebbero sostegni alla natalità, e non mi riferisco certo agli 80 euro attuali. In Svezia ad esempio esistono consistenti sussidi alla famiglia, ma noi non possiamo permetterceli con l’evasione fiscale che abbiamo. In Svezia invece l’evasione non esiste…
Divario tra Nord e Sud: altra questione antica.
In realtà la problematica nasce dopo l’unità d’Italia, a fine Ottocento, e la sua evoluzione oggi dice che nel Meridione lo stipendio è pari al 58% di quello del resto del Paese. Le cause sono tante e complesse, per cercare di migliorare si dovrebbe intervenire innanzitutto sulle scuole e sulla pubblica amministrazione, che funzionano veramente male. E ovviamente anche sulla cultura degli abitanti: nel Sud tutti e sette i peccati citati nel libro sono più accentuati.
Ultima questione: il rapporto difficile con l’euro.
La moneta unica europea è il fattore che più ha influenzato la mancata crescita di reddito pro capite negli ultimi 20 anni. Quando c’era la lira i periodi di inflazione venivano compensati con la svalutazione della moneta, ma il vero problema è che dopo l’introduzione dell’euro non c’è stata una politica nazionale in grado di contenere la spesa pubblica.
Uscire o non uscire quindi?
Tornare alla moneta nazionale sarebbe troppo rischioso. A mio avviso bisogna rimanere e cercare di combattere gli altri peccati italiani. [P.F.]
CHI È CARLO COTTARELLI
Il cremonese Carlo Cottarelli è un economista che dal 1988 lavora per il Fondo monetario internazionale ed è capo della delegazione FMI per l’Italia e per il Regno Unito. In passato è stato capo delle delegazioni del FMI per diversi Paesi europei tra i quali l’Ungheria e la Turchia. Dal 2008 al 2013 è stato direttore del Dipartimento Affari Fiscali del FMI. Ha scritto diversi saggi sulle politiche e istituzioni fiscali e monetarie, libri sull’inflazione, politica monetaria e tassi di conversione. Nel novembre 2013 è stato nominato commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica, incarico che ha dovuto lasciare un anno dopo perché nominato direttore esecutivo nel Board del Fondo Monetario Internazionale. A maggio di quest’anno è stato per tre giorni presidente del Consiglio dei ministri incaricato prima dell’insediamento del governo Conte.
Opere: La lista della spesa. La verità sulla spesa pubblica italiana e su come si può tagliare (Feltrinelli 2015), Il macigno. Perché il debito pubblico ci schiaccia e come si fa a liberarsene (Feltrinelli 2016), I sette peccati capitali dell’economia italiana (Feltrinelli 2018).