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ADOLF VALLAZZA. UN SECOLO D’ARTE
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Martedì, 19 Mar 2024 10:00-18:00 |
L'evento si tiene dal 22 Set 2023 al 30 Mar 2024

Adolf Vallazza (Ortisei, 1924) è il protagonista di questa mostra antologica. Essa, infatti, è riservata ad una selezione delle opere più significative del lungo percorso artistico dell’artista. La mostra intende mettere in luce la poliedricità e l’originalità di Adolf Vallazza, ripercorrendo le tappe essenziali e decisive che lo hanno reso uno degli artisti più apprezzati nel panorama artistico contemporaneo italiano. In mostra è possibile ammirare opere che sono state realizzate nell’arco di tempo compreso tra il 1970 e il 2014. Un lasso di tempo importante che dà modo allo spettatore di osservare come l’arte dell’artista gardenese si sia evoluta nel tempo. Curata da Sara Alberti

Museo Eccel Kreuzer Via Argentieri 10, Bolzano, BZ

Eventi

Adolf Vallazza 100
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Martedì, 19 Mar 2024
L'evento si tiene dal 14 Mar 2024 al 02 Giu 2024

A cura del Gruppo Museion Passage in collaborazione con l’Archivio Vallazza Museion, museo di arte moderna e contemporanea di Bolzano, rende omaggio all’artista Adolf Vallazza, nato ad Ortisei, in occasione dei suoi 100 anni. La mostra a lui dedicata e allestita a Museion Passage è realizzata in collaborazione con l’Archivio Adolf Vallazza e raccoglie una selezione di disegni che vanno dagli anni ‘60 fino ad oggi, insieme a dieci grandi sculture lignee astratte presentate per la prima volta assieme nello stesso spazio museale. L’esposizione, costituita principalmente dalle sculture lignee più astratte realizzate dall’artista – totem, menhir e sculture di uccelli, alcune della collezione di Museion – offre anche l’opportunità di far conoscere al grande pubblico il lavoro grafico di Vallazza, dagli anni ’60 ad oggi. L’atto di disegnare da sempre accompagna e continua ancora oggi ad accompagnare la sua attività di scultore. I disegni e gli schizzi, presentati a parete e in una vetrina, presentano diversi formati e tecniche, ma tutti testimoniano la ricerca formale e le relazioni spaziali e simboliche delle sue produzioni. Per Adolf Vallazza la scultura ha un significato mutevole: è una composizione estetica, un trono o un totem mitico, oppure un oggetto di scena in una performance di danza. Una scultura è dunque una superficie stratificata, inscritta con accezioni e funzioni che vanno al di là di uno specifico periodo o significato – un modo per renderla atemporale e lasciare che il tempo stesso interagisca con essa, così come chi la osserva. Vallazza inizia la sua carriera come pittore, per poi spostarsi negli anni ’60 verso la scultura utilizzando il legno proveniente da antichi fienili della Val Gardena per trasformare l’effimero in eterno e dare vita così alle sue imponenti sculture. Per tutta la durata della mostra nello spazio dell’Infolounge di Museion è possibile, inoltre, vedere due documentari dedicati all’artista: il primo realizzato da Rai Südtirol in lingua tedesca e il secondo realizzato da Lucio Rosa, grande fotografo e documentarista recentemente scomparso, in lingua italiana.

Museion Passage Piazza Piero Siena, 1, Bolzano, BZ
Poetry in the box
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Martedì, 19 Mar 2024
L'evento si tiene dal 14 Mar 2024 al 01 Set 2024

Un omaggio alla storia del Mercato del Sale e a Ugo Carrega Anteprima stampa e opening: 13.03.2024, 11:00 A cura di Frida Carazzato, curatrice scientifica di Museion, e Duccio Dogheria, curatore e ricercatore dell’Archivio del ’900 del Mart di Rovereto Il 13 marzo alle ore 11.00 Museion, museo di arte moderna e contemporanea di Bolzano, inaugura a Museion Passage e al Piccolo Museion – Cubo Garutti la mostra Poetry in the box. Un omaggio alla storia del Mercato del Sale e a Ugo Carrega realizzata in collaborazione con il Mart, Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto. La mostra racconta la ventennale connessione esistente tra Mart e Museion, che condividono la straordinaria raccolta dell’Archivio di Nuova Scrittura, donata alle due istituzioni museali da Paolo Della Grazia nel 2020 e di cui Ugo Carrega è figura fondamentale. In particolare, l’esposizione ruota intorno al concetto della scatola – a volte opera d’arte in sé, a volte contenitore dei lavori di Carrega – e rende omaggio alla storia del Mercato del Sale di cui l’artista è stato curatore e direttore. Tra il 1974 e il 1989 questo artist-run space milanese ha visto gravitare intorno a sé innumerevoli artiste e artisti legati alla poesia visiva, che saranno parte della mostra. Ugo Carrega è stato una figura poliedrica: artista, gallerista, poeta, editore e curatore attivo nell’ambito delle ricerche verbovisuali in Italia tra la fine degli anni ’60 e gli anni ‘90. Nel 1958, assieme agli artisti Anna e Martino Oberto, dà vita alla rivista d’artista “Ana Etcetera”, la prima in Italia a presentarsi come un contenitore che ospita, in formato sciolto, contributi di vari operatori e operatrici culturali. A questa prima esperienza editoriale segue quella della rivista da lui fondata “TOOL: quaderni di scrittura simbiotica” dove elabora il concetto di scrittura simbiotica, un incontro tra parola e materia, che lo porterà poi a coniare il termine “Nuova Scrittura”. Nel corso della sua carriera artistica, la scatola assume un ruolo sempre più importante: tra il 1971 e il 1973 Carrega organizza cronologicamente il proprio archivio in una serie di 62 scatole bianche, dettagliatamente etichettate e categorizzate, ora conservate presso l’Archivio del ’900 del Mart. Ogni scatola contiene varia documentazione sulla sua ricerca artistico-letteraria tra il 1955 e il 1973, ma anche opere ed edizioni realizzate assieme ad altri artisti ed artiste. Lo spazio espositivo del Mercato del Sale (da Marchand du Sel, pseudonimo dell’artista francese Marcel Duchamp), di cui quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario, raccoglie intorno a sé una grande rete di artiste e artisti con cui Ugo Carrega collabora, facendo di questo spazio un moltiplicatore e punto di riferimento per la poesia visiva internazionale. Vi hanno esposto, tra gli altri: Martino e Anna Oberto, Liliana Landi, Vincenzo Ferrari, Gianfranco Baruchello, Angela Ricci Lucchi e Yervant Gianikian, Bruno Munari, Ugo La Pietra, Ji?í Valoch. Il Mercato del Sale rimane attivo fino al 1989, anno in cui chiude per dare vita all’Archivio di Nuova Scrittura, con Paolo Della Grazia e Giorgio Zanchetti. Partendo da questi straordinari legami e da un archivio pensato e organizzato dall’artista stesso, la mostra Poetry in the box crea delle connessioni tra il contenuto di questo archivio e una selezione di opere verbovisuali dell’Archivio di Nuova Scrittura, parte integrante della collezione di Museion e del Mart. Tra queste troviamo opere di Vincenzo Accame, Marcel Duchamp, Betty Danon, Amelia Ettliger, Vincenzo Ferrari, Corrado D’Ottavi, Elisabetta Gut, Liliana Landi, Stelio Maria Martini, Plinio Mesciulam, Bruno Munari, Magdalo Mussio, Anna Oberto, Martino Oberto, Luca Patella, Emilio Villa. Il display della mostra, a cura di Claudia Polizzi, si ispira alle scatole originali di Carrega che, utilizzate come dei moduli espositivi, mostrano il contenuto originale accuratamente selezionato e messo in relazione con le riviste-scatola prodotte da Carrega e le opere di altri artisti e artiste che hanno lavorato insieme a lui negli anni del Mercato del Sale. In occasione della mostra verranno resi integralmente disponibili sulla digital library del Mart, su Internet Archive, oltre 60 libri d’artista di Ugo Carrega.

Museion Passage Piazza Piero Siena, 1, Bolzano, BZ
Reinhart Mlineritsch - New Landmarks
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Martedì, 19 Mar 2024 07:30-20:00 |
L'evento si tiene dal 04 Dic 2023 al 31 Mar 2024

Con immagini di estrema precisione e nitidezza che enfatizzano le cose ordinarie e insignificanti della nostra vita quotidiana, il fotografo Reinhart Mlineritsch apre allo spettatore un mondo inaspettatamente poetico. Reinhart Mlineritsch è un mago della fotografia che ci ricorda che siamo ben lontani dal conoscere le cose del mondo. Con l'occhio curioso di un esploratore e l'abilità di un fotografo all'apice della sua arte, esplora il nostro ambiente come se fosse un territorio sconosciuto e la vita quotidiana una terra incognita. Gli oggetti che Reinhart Mlineritsch ritrae in modo meticoloso e tecnicamente perfetto non hanno nulla di sensazionale o spettacolare. L'unica cosa che li rende sensazionali, spettacolari, è il modo in cui questo fotografo li cattura e ce li rende visibili in modo nuovo. Con le sue immagini precise e poetiche, Reinhart Mlineritsch ci ricorda che le cose sono ancora in movimento e che potremmo vedere il mondo in modo completamente diverso (Karl-Markus Gauß). Reinhart Mlineritsch, nato a Vienna nel 1950, cresciuto a Laab im Walde (Bassa Austria), vive a Salisburgo dal 1979. Ha studiato scienze commerciali a Vienna. È stato un fotografo autodidatta fin dall'infanzia. Dal 1990 si è dedicato alla fotografia artistica, proseguendo la sua formazione attraverso numerosi workshop, anche presso il Salzburg College. Dal 1996 collabora con la Galleria Fotohof di Salisburgo. Da allora, numerose mostre in Austria e all'estero, varie pubblicazioni e acquisti pubblici. Libri pubblicati da Otto Müller Verlag: "Wie ein Fremder" (1999), "Velvet Curtain" (2003) e "Cover of Darkness" (2007).

Café Kunstraum Mitterhofer Via Peter Paul Rainer 4, San Candido, BZ
Helmut Prinoth - Il percorso
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Martedì, 19 Mar 2024 08:00-12:00 |
L'evento si tiene dal 15 Feb 2024 al 17 Mag 2024

Sono il colore e la luce, che interagiscono con il corpo umano, a giocare un ruolo centrale nei dipinti di Helmut Prinoth. In quelli più recenti, forme e fisicità si dissolvono in macchie cromatiche talvolta audaci, dominate in gran parte dai colori primari. Questa “parete colorata” esprime una certa ambiguità che oscilla tra la permeabilità, l’apertura e l’impenetrabilità. Una percezione spontanea caratterizza tutti gli elementi all’interno dell’opera. Le persone raffigurate (anche in coppia) sono collocate esse stesse in un immaginario “spazio di colore e luce”, dove comunicano attraverso sguardi e gesti. Le differenze dimensionali suggeriscono una certa distanza spazio-temporale, che rende tangibile il “percorso umano”. [Testo: Richard Firler] Helmut Prinoth (*1960, Ortisei), formatosi come scultore e restauratore d’arte, si è sempre dedicato al disegno, alla modellazione e, negli ultimi anni, alla pittura.

Municipio Via Walther-von-der-Vogelweide 30/A, Laion, BZ
Il bostrico
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Martedì, 19 Mar 2024 09:30-12:30 | 14:30 - 18:00
L'evento si tiene dal 27 Dic 2023 al 30 Mar 2024

Insetto utile o dannoso? I bostrici costituiscono un elemento importante dell'ecosistema del bosco: come decompositori di alberi vecchi e malati e come nutrimento per altre specie. Allo stesso tempo, possono anche causare danni enormi. Questa piccola mostra, realizzata dalla scuola media di Castelrotto, fornisce un'idea sullo stile di vita di questo insetto.

Centro visite Puez-Odle Trebich, 1, Funes, BZ
Parchi naturali Alto Adige – I boschi
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Martedì, 19 Mar 2024 09:30-12:30 | 14:30 - 18:00
L'evento si tiene dal 08 Feb 2024 al 31 Ott 2024

Grazie all’intricato sviluppo radicale il bosco protegge il suolo dall’erosione, dalle frane e dal disseccamento. Il bosco può inoltre rallentare le slavine. Il suolo forestale può fungere da riserva d’acqua ed esercitare su di essa un effetto di filtrazione. Dobbiamo ai boschi anche una migliore qualità dell’aria, poiché eliminano dall’aria impurità e polveri.

Centro visite Tre Cime Via Dolomiti, 37, Dobbiaco, BZ
Signori del silenzio - I tetraonidi e la coturnice
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Martedì, 19 Mar 2024 09:30-12:30 | 14:30 - 18:00
L'evento si tiene dal 08 Feb 2024 al 31 Ott 2024

Nei nostri boschi e in alta montagna vivono cinque specie di galliformi, sono schivi e spesso non si fanno notare. Sono tutte e cinque diverse tra loro e hanno esigenze di habitat un po’ particolari. La mostra ci presenta questi uccelli molto affascinanti anche nel loro comportamento. Foto, testi e oggetti conformi all’originale rendono l’esposizione interessante e appassionante.

Centro visite Tre Cime Via Dolomiti, 37, Dobbiaco, BZ
Tempo libero e attività ludiche in abbazia
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Martedì, 19 Mar 2024 10:00-17:00 |
L'evento si tiene dal 22 Set 2023 al 31 Mar 2024

Anche la vita monastica non è scandita solo da preghiera e lavoro, ma anche da attività ludiche e ricreative. Utilizzando manufatti storici e fotografie, la mostra illustra l’ampia gamma di attività di svago che i canonici di Novacella e gli studenti della scuola abbaziale svolgevano a partire dal periodo barocco. Tra queste, i giochi di carte e i birilli, ma anche la musica e il teatro. Vengono presentati anche i luoghi frequentati per la ricreazione come il giardino abbaziale e il maso Steinwend nella Valle di Scaleres.

Abbazia Agostiniana di Novacella Via Abbazia, 1, Varna, BZ
Il mio tesoro più bello. Bambinelli dalla collezione di Joha
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Martedì, 19 Mar 2024 10:00-17:00 |
L'evento si tiene dal 26 Nov 2023 al 31 Mar 2024

Bambinelli Dalla Collezione Johanna Von Call La Collezione Johanna von Call è una delle più vaste collezioni private del nostro Paese, che può essere considerata un'impressionante testimonianza della diversità delle rappresentazioni di Gesù Bambino. La collezione, in constante crescita dal 1983, contiene raffigurazioni del Bambino Gesù datate dal XVIII al XX secolo, provenienti per la maggior parte dall'Alto Adige, dall'Austria, dalla Baviera e dall'Italia. La mostra può essere visitata fino al 31 marzo 2024.

Hofburg di Bressanone Piazza Palazzo Vescovile, 2, Bressanone, BZ
PAST FOOD - 15.000 anni di alimentazione
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Martedì, 19 Mar 2024 10:00-18:00 |
L'evento si tiene dal 28 Nov 2023 al 03 Nov 2024

La fame è il miglior cuoco, 15.000 anni fa, così come oggi. Questa mostra temporanea ha lo scopo di curiosare nel menu dei nostri antenati, per analizzare origine, preparazione, conservazione del cibo e utensili utilizzati. Un’attenzione particolare è rivolta alle abitudini alimentari locali e ai reperti archeologici regionali. Accanto agli aspetti storico-culturali, questa sfaccettata esposizione rivela come i nostri progenitori non fossero mai a corto di idee per soddisfare il loro appetito e procurarsi le provviste. Prodotti come carne, pesce, miele, cereali e frutti selvatici erano noti sin dagli albori della civiltà. Altri, come legumi, erbe aromatiche e alcune varietà di cereali - per noi ormai scontati - furono introdotti in Europa dai movimenti migratori che hanno caratterizzato la storia dell’uomo. Le tradizioni alimentari, come la lavorazione del latte o la viticoltura, che oggi conosciamo molto bene, sono state importate dalle regioni mediterranee in epoche diverse. Buon appetito! Siamo lieti d’invitarvi nell’universo culinario della storia alimentare.

Museo Archeologico dell'Alto Adige via Museo, 43, Bolzano, BZ
Luis Stefan Stecher. Ut pictura poesis
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Martedì, 19 Mar 2024 10:00-17:00 |
L'evento si tiene dal 02 Dic 2023 al 28 Apr 2024

Parola e colore, poesia e pittura, lingua e immagine. Luis Stefan Stecher collega, allarga opinioni, infrange le categorie, vive e pensa tra più mondi, unisce opposti. Egli crea una pittura poetica e una poesia a colori – la sua filosofia pervade la sua opera allo stesso modo come la sua visione umana delle grandi correlazioni dell’esistenza umana.

Hofburg Bressanone Piazza Palazzo Vescovile, 2, Bressanone, BZ
LUKAS SCHÄFER - THE QUIET
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Martedì, 19 Mar 2024 10:00-16:00 |
L'evento si tiene dal 08 Feb 2024 al 31 Ott 2024

Vento. Nubi, sole, luna. Stelle. Acqua. Vita. Silenzio. Lukas Schäfer è nato nel 1992 ed è cresciuto a San Giorgio di Brunico in Val Pusteria, tra le Dolomiti e le cime della catena principale alpina. I genitori gli hanno fatto conoscere la montagna sin da bambino. Da allora la natura–con i suoi paesaggi, i suoi dettagli e la sua fauna –non ha smesso di affascinarlo. Per alcuni anni ha praticato lo sci freestyle a livello agonistico. Dopo avere abbandonato lo sport a causa di un infortunio, ha scoperto la fotografia naturalistica, divenuta per lui da subito una grande passione e, in seguito, una professione. Attraverso la sua macchina fotografica, Lukas continua a riscoprire le montagne e i suoi abitanti, osservandoli da un punto di vista nuovo. Alcune sue fotografie e alcuni suoi video sono stati premiati nell’ambito di concorsi internazionali. Ha pubblicato il suo primo libro dal titolo “Südtirol, Secrets of Nature”, ricco di fotografie e di storie dell’Alto Adige e delle zone limitrofe.

LUMEN - Museo della fotografia di montagna Via Funivia 10, Brunico, BZ
ZEICHEN AM BERG
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Martedì, 19 Mar 2024 10:00-16:00 |
L'evento si tiene dal 08 Feb 2024 al 14 Apr 2024

Quando si parla di simboli presenti sulle montagne, si pensa subito alle croci di vetta, agli omini di pietra, alla segnaletica di colore rosso-bianco-rosso lungo i sentieri. Sono espressioni di vicinanza al cielo (le croci), di orientamento e di segnalazione (gli omini di pietra e la segnaletica), di conquista (le bandiere, le piccozze con i gagliardetti, i ganci con i moschettoni), di comunicazione (il fuoco) o ancora di sentimenti e tradizioni (i fuochi del Sacro Cuore). Alcuni simboli esortano all’umiltà (le targhe commemorative) o al ricordo (le trincee). Sulle montagne di tutto il mondo sorgono opere tecniche attraverso le quali l’essere umano assoggetta la natura: linee elettriche, funivie, strutture di protezione dalle valanghe. Nell’era dell’urbanizzazione e dell’allontanamento dalla natura, montagne e paesaggi montuosi diventano strumenti di marketing: opere d’arte vengono inserite nel paesaggio per rendere la montagna, ovvero la destinazione, maggiormente interessante al fine di attrarre più persone. Alcune tracce, negative, testimoniano che “qui ci sono state delle persone”: la spazzatura, che ricopre i campi base dell’Himalaya, le scale, gli spit non hanno più nulla a che fare con l’alpinismo, con la conquista della montagna. Tuttavia, anche la natura stessa crea dei segnali e lo fa in modo più sostenibile, meno invadente e più empatico di quanto lo facciamo noi esseri umani. Alcune montagne sono il simbolo di una nazione intera: il Cervino ci ricorda la Svizzera, il Pan di Zucchero ci fa pensare a Rio de Janeiro, le Tre Cime di Lavaredo all’Alto Adige. Negli spigoli, pareti e burroni di altre montagne, invece, si possono scorgere dei volti umani che a volte sono diventati soggetti da cartolina. Ci sono tracce che testimoniano la storia di una montagna, la sua origine, dalla conchiglia calcarea alla roccia vulcanica. Sono segni anche le piante che sopravvivono in montagna soltanto alle quote più alte e che rappresentano quindi un altimetro biologico che si estende in tutti i continenti, come la stella alpina o il giglio di Mount Cook in Nuova Zelanda. E infine, chi vive in montagna, sa interpretare i segnali che la natura mostra tra le cime. Le nuvole annunciano la pioggia, la tempesta o l’arrivo del Föhn e “se al Dachstein le nuvole fanno da cappello, si annuncia tempo bello”. Dall’avvento della fotografia nel 1839, i fotografi hanno immortalato questi segnali, perché un tempo rappresentavano la caratteristica di una cima e di una determinata regione, diventando anche testimonianza del raggiungimento di una meta e di una vetta. Fotografi di montagna contemporanei, come Peter Mathiso Robert Bösch, ritraggono questi simboli, naturali o artificiali, facendoli diventare i temi rappresentativi della solitudine, della pace e della sublimità che contraddistinguono la montagna. Ci sono cose che sono quasi impossibili da scorgere e che diventano visibili soltanto attraverso l’obiettivo fotografico. Alcune “immagini-simbolo” sono nate dall’orrore provato di fronte all’abuso della natura da parte degli esseri umani, a testimonianza del fatto che il più grande nemico della natura è proprio l’uomo. Questa mostra fotografica, corredata di alcuni oggetti selezionati, mostra la complessità globale e la ricca varietà dei più diversi simboli, segni e tracce presenti in montagna. I curatori: Richard Piock e Martin Kofler In collaborazione con TAP

LUMEN - Museo della fotografia di montagna Via Funivia 10, Brunico, BZ
HAVE YOU EVER HEARD THE SOUND OF FALLING ROCKS?
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Martedì, 19 Mar 2024 10:00-16:00 |
L'evento si tiene dal 08 Feb 2024 al 31 Ott 2024

“Have you ever heard the sound of falling rocks?” è un viaggio di sei mesi, intrapreso nel 2022 attraverso le Alpi, in Italia, Francia, Svizzera e Austria. È un’indagine visiva su un fenomeno tanto importante quanto poco conosciuto: la degradazione del permafrost. Nel corso del XX secolo, le temperature sulle Alpi sono aumentate di 2°C, ovvero del doppio rispetto alla media dell’intero pianeta. Inverni più brevi, nevicate ridotte e scioglimento dei ghiacciai sono solo alcuni degli effetti che il riscaldamento globale ha avuto sulle montagne. Esistono però anche una serie di effetti meno visibili, più difficili da percepire, ma che hanno un impatto drammatico sulla salute di uno degli ecosistemi più importanti e più fragili della Terra. Tra questi c’è la degradazione del permafrost, la sezione superficiale della crosta terrestre più vicina e quindi maggiormente colpita da tutti i fenomeni che avvengono nell’atmosfera. La sua degradazione, causata dallo scioglimento dei ghiacci in esso contenuti, determina instabilità dei versanti e alterazioni dell’equilibrio idrogeologico con gravi ripercussioni sul territorio circostante. Il ghiaccio contenuto nelle fessure rocciose agisce come il cemento, tenendo insieme parti della montagna. Tuttavia, con l’aumento della temperatura e con lo scioglimento del terreno freddo e ghiacciato, la stabilità si riduce, portando a un potenziale aumento di frane e crolli, eventi che stanno diventando sempre più comuni in tutte le Alpi. Gli effetti di questi cambiamenti non hanno un impatto solo sull’ambiente ma anche sulle comunità alpine che vivono da secoli in questo delicato ecosistema. Attraverso uno sguardo quasi simbolico e universale su una questione scientifica e di difficile visualizzazione, “Have you ever heard the sound of falling rocks?” è una narrazione complessa ed estesa (anche territorialmente) che impiega un approccio fotografico potente e non scontato. “Have you ever heard the sound of falling rocks?” è stato possibile grazie ad un grant da parte di ISPA Photo Award ed è stato sviluppato in collaborazione con diversi enti ed istituzioni tra cui: ARPA Piemonte (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente del Piemonte), Università di Bolzano, Fondazione Edmund Mach, Université Savoie Mont Blanc, Provincia di Trento, Museo di Scienze Naturali di Verona, SLF Suisse, Università degli Studi di Milano-Bicocca. In collaborazione con ISPA - Italian Sustainabilty Photo Award. Tomaso Clavarino, nato nel 1986, è un fotografo e regista, laureato in Storia contemporanea. Vive e lavora a Torino. I suoi lavori sono pubblicati regolarmente da importanti riviste e media internazionali. Accanto alle collaborazioni editoriali, sviluppa anche progetti artistici personali,che sono stati esposti e proiettati in gallerie e nell’ambito dei principali festival. Le sue opere sono state presentate in musei e manifestazioni come la Triennale di Milano, il MUFOCO di Cinisello Balsamo e il Museo Blanes di Montevideo (Uruguay).

LUMEN - Museo della fotografia di montagna Via Funivia 10, Brunico, BZ
Julia Bornefeld - Volage
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Martedì, 19 Mar 2024 10:00-12:00 | 15:30 - 19:00
L'evento si tiene dal 17 Feb 2024 al 28 Apr 2024

Volage, titolo della mostra di Julia Bornefeld, è riferito ai mutamenti esplorati dall’artista attraverso una ricerca multimediale che trova corrispondenza in un fluttuante transfer fra pittura, fotografia e installazione. La matrice del suo work in progress si carica di riferimenti e simboli fino a generare una reazione a catena che si interrompe al raggiungimento di un equilibrio tra immediatezza emotiva e teatralità, sovranità estetica e riflessione. Con questo ciclo di opere inedite, Julia Bornefeld (Kiel,1963) tende a creare un imperscrutabile ordine nel caos dei cambiamenti attraverso opere realizzate impiegando materiali e tecniche diverse che stupiscono lo spettatore. Ci troviamo di fronte a sculture che coniugano la leggerezza di un tessuto in rete di alluminio con strutture in acciaio per dare vita a forme universali che dialogano con le opere allestite a parete. La mutevolezza del cosmo prende forma sulle tele ed assume tutti i toni dell’argento per dare vita agli eventi che gli appartengono. Alla ricerca di un equilibrio e di un’apparente quiete corrisponde invece la serie di fotografie su diaplex; l’artista mette in scena una giovane danzatrice che indossa un costume “rubato” alle sue sculture. L’arte diventa così quell’enigma che suggestiona facendoci intuire come nell’apparente caos dei cambiamenti, da quelli climatici fino all’impatto sul nostro essere - tutto è mutevole. Il percorso della mostra si conclude con un “test”, propostoci da Bornefeld attraverso le opere, tecniche miste su carta, dal titolo esplicativo: Rorschach. Il test di Rorschach, così chiamato dal nome del suo creatore, è un noto test psicologico proiettivo che fornisce dati utili per quanto riguarda l'esame di realtà e la capacità di rappresentazione di sé e degli altri nelle relazioni. “Osservami e dimmi come stai” sembra chiederci l’artista che, anche in questo ultimo progetto, dimostra la sua particolare sensibilità nell’interagire con il pubblico.

Galleria Antonella Cattani contemporary art Via Catinaccio, 1/a, Bolzano, BZ
I'm Gone. Do You Remember Me?
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Martedì, 19 Mar 2024 10:00-13:00 | 15:00 - 19:00
L'evento si tiene dal 23 Feb 2024 al 27 Apr 2024

Mostra collettiva con Noor Abed, Noor Abuarafeh, Anna Boghiguian, Cristian Chironi, Muna Mussie, Masatoshi Noguchi, Abdul Sharif Oluwafemi Baruwa, Bea Orlandi, Adrian Paci, Moira Ricci, Jessica Russo, Becky Shaw, Cesare Viel. Curata da Francesca Verga e Zasha Colah Prima che un aneurisma spazzasse via la mia memoria, scrive Rosalind Krauss in “Under Blue Cup”, sono stata una scrittrice e critica d’arte. Nel processo di ricostruzione della sua memoria in seguito a un trauma, Krauss si accorge che ha dimenticato tutto ma se ti ricordi chi sei, in realtà puoi imparare a ricordare tutto. In un momento storico di traumi e cancellazioni, di violenze e umiliazioni, di assenze e dimenticanze, l’atto immaginifico del ricordo e della sua ri-creazione diventa un atto di resistenza possibile. Questa ad Ar/Ge Kunst è una mostra collettiva su tutto quello che riesce ad essere immaginato, orchestrato e recitato, quando proviamo a ricordare ciò che non si ricorda più. Ciò che viene perso è plurime: c’è chi ha perso la famiglia, chi la propria terra, chi delle radici, chi degli affetti, chi un amore, chi non ha più qualcosa di materiale. Nell’epidemia dei ricordi (favorita dal digitale) sopravvive solo la loro riscrittura, che riesumati hanno la possibilità di ritornare in vita. Ma la loro riesumazione è necessariamente performativa e implica una recita, che sovverte le regole del ricordare. La mostra riunisce persone che nella creazione dell’atto artistico fanno emergere alcuni echi dal passato, presente e futuro, rendendoli parte di un tempo unico, ed esercitando il potere politico e salvifico del processo di ricostruzione. PH: Noor Abuarafeh, The Moon is a Sun Returning as a Ghost (2023), video still. Courtesy the artist.

ar/ge Kunst Via Museo, 29, Bolzano, BZ
Nibelungen: I M A G I N E W O R L D S allora, dopo, oggi
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Martedì, 19 Mar 2024 10:00-18:00 |
L'evento si tiene dal 24 Feb 2024 al 19 Mag 2024

Artisti e artiste: Astha Butail, Julia Bünnagel, Andrea Canepa, Zuzanna Czebatul, Margret Eicher, Nadine Fecht, Philipp Fürhofer, Jeppe Hein, John Isaacs, Kubra Khademi, Alexander Kluge & Jonathan Meese, Oliver Laric, Kris Lemsalu, Philip Loersch, Tim Noble & Sue Webster, Mirja Reuter und Florian Gass, Nasan Tur; Florian Gass & Mirja Reuter (progetto artistico partecipativo). a cura di: Harald F. Theiss Il progetto è incentrato sul manoscritto del “Nibelungenlied” [Cantare dei Nibelunghi], risalente al 1300 circa, rinvenuto a Laces, in Alto Adige, e attualmente in possesso della Biblioteca di Stato di Berlino. Il Nibelungenlied è il più importante poema epico della letteratura tedesca medievale. Composto intorno al 1200, a partire da numerose leggende tramandate oralmente, comprende due diversi livelli narrativi: un primo nucleo racconta le gesta eroiche di Sigfrido, come l’uccisione del drago e la conquista di un tesoro di inestimabile valore, e ha radici in saghe scandinave dell’alto medioevo; un secondo affronta una serie di vicende storiche legate alla caduta dei Burgundi. L’analisi del manoscritto offre la possibilità di riconsiderare diversi aspetti della storia culturale europea ed extraeuropea. Inoltre, l’impatto che il Nibelungenlied ha esercitato e le differenti possibilità interpretative che ne sono state proposte, rappresentano degli aspetti forse ancora più significativi dell’opera in sé, e si pongono come punto di partenza per una pratica espositiva basata su una narrazione extraletteraria. La mostra I M A G I N E W O R L D S esplora, con gli strumenti dell’arte, la rilevanza sociopolitica e le formazioni delle funzioni identitarie, puntando sull’incontro tra linguaggio visivo e scritto. A partire da opere di arte contemporanea e da un progetto partecipativo, permette riflessioni critiche, contestualizzazioni e ricostruzioni di qualcosa che va oltre alla semplice narrazione tradizionale: interroga la memoria collettiva e il rapporto tra la costruzione e la decostruzione di miti eurocentrici in un’epoca di ridefinizione post-coloniale e post-migratoria del mondo. Nel contesto di concetti sociali, vengono esaminati i modi in cui qualcosa avrebbe potuto essere allora, è stato dopo, ed è oggi. La mostra riguarda anche l’emergere di nuove immagini di sé e degli altri. Stabilisce delle connessioni con la formazione delle classiche immagini eroiche e con le loro manifestazioni mediatiche contemporanee, ma anche con i cambiamenti dei ruoli di genere. In particolare, l’ideale dell’amore cortese rappresenta un sistema di valori che ancora oggi influisce sulle norme sociali e la cui comprensione approfondita può aiutare a chiarire azioni culturali più recenti, non solo per quanto riguarda la critica istituzionale queer-femminista e le prospettive specifiche di genere. I M A G I N E W O R L D S è più un gioco di pensiero associativo che una riproduzione dell'epica con nuove immagini. Utilizzando l'arte dell'allusione e del riferimento, la mostra ragiona sull’ambivalenza dei miti, sulla scomparsa e sull’emergere di nuove storie e mitizzazioni. Vengono messe in scena nuove creazioni artistiche che raccontano cambiamenti culturali e aspetti che caratterizzano la società. Attraverso opere non solo di matrice linguistica, la mostra ha il coraggio di creare degli spazi vuoti, intesi come momenti di riflessione intorno a una realtà costituita da arte testuale, media art, forme interattive ma anche dipinti, disegni, oggetti scultorei. In questo modo I M A G I N E W O R L D S consente una visione ampia del concetto di mito, rimandando ai significati e alle trasformazioni delle narrazioni (mano)scritte, dell’autorialità, della storia, dell’estetica, della ricezione, della demistificazione, delle costruzioni di genere – allora, dopo, oggi…

Merano Arte Portici, 163, Merano, BZ
Before, Beyond
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Exhibitions
Martedì, 19 Mar 2024 16:00 - 19:00
L'evento si tiene dal 02 Mar 2024 al 23 Mar 2024

Una mostra di Silvia Morandi A cura di Michele Fucich 02.03.24 – 23.03.24 Sala Espositiva Laives | Via Pietralba 29 “Before, Beyond” riunisce una consistente selezione di opere video e fotografiche dell’attrice-performer, coreografa e regista Silvia Morandi. Concentrandosi sulla sua produzione dal 2017 ad oggi, ne presenta la poetica radicale maturata al confine fra cinema e danza, generata dalla relazione fra il corpo dell’artista, ambienti reali, materiali ed oggetti. Oscillando tra dimensioni ora artificiali ed antropiche ora pienamente naturali, il suo lavoro oltrepassa la dimensione individuale, guarda al cuore della condizione contemporanea ed assume connotazioni sottilmente politiche. L’esposizione rimarrà aperta fino a sabato 23 marzo, dal martedì al sabato dalle ore 16:00 alle 19:00. Il venerdì e il sabato rimarrà aperta anche di mattina dalle ore 10:00 alle 12:00. Ingresso libero.

Sala Espositiva Laives Via Pietralba 29, Laives, BZ
Sissa Micheli & Thomas Riess - Ode to two Worlds
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Exhibitions
Martedì, 19 Mar 2024 10:00-12:30 | 15:00 - 19:00
L'evento si tiene dal 08 Mar 2024 al 06 Apr 2024

La dialettica dei due mondi artistici in mostra, quello fotografico di Sissa Micheli e quello pittorico di Thomas Riess, diviene un'ode cantata. Che cosa lega queste due posizioni, così divergenti in termini di media e di processo artistico? Le figure che caratterizzano sia la fotografia di Micheli che la pittura di Riess sono spogliate della loro individualità. Sono presenti eppure nascoste, e questo nascondersi ci porta a chiederci cosa ci sia dietro di loro, dietro le cascate di tessuto della fotografia, dietro le dinamiche del pennello che nascondono i volti, che si sono staccati dalla loro funzione descrittiva per divenire pura pittura. La perdita di identità di cui siamo consapevoli in entrambi i processi artistici può essere vista come un'espressione dell'attuale livellamento digitale dell'individualità, dell'uniformità sociale, come ad esempio nei social media e della pressione che esercitano sugli individui. L'approccio dialettico definisce entrambi i mondi, il confronto fondamentale con l'essere e l'apparire, con l'apollineo e il dionisiaco, con la costruzione e la distruzione, con la fugacità dell'attimo. In entrambi gli approcci artistici, la trasformazione pittorica, la metamorfosi in un'altra entità o semplicemente nel trascendentale è eminente. Sia Micheli che Riess fanno riferimento alla trasformazione, alla metamorfosi, come trattata dall'antico poeta Ovidio, un approccio filosofico che si nasconde dietro ciò che è visibile a noi. Anche nello spazio espositivo, una colonna in tessuto piegato impedisce una rapida visione di ciò che si trova dietro di essa. Lo spettatore deve “guadagnarsi” la visione osservando l’interno, in un mondo dentro al mondo - analogamente al riferimento esistenziale nascosto nelle loro opere a ciò che è o sarà. I protagonisti del video sono i due artisti stessi, che paiono essere in un processo di divenire e trapassare, il fumo è utilizzato come momento spazio-temporale che produce vicinanza e assenza in un cambiamento permanente e può quindi essere letto anche come momento di transitorietà e oscura anche lo spazio che circonda gli artisti. What is behind that curtain? You were born. And so you're free. Laurie Anderson, from Born, never ask Come accennato all'inizio, le persone sono un tema essenziale per entrambi gli artisti, ma non sono identificabili come soggetti. Lo stesso vale per lo spazio in cui si trovano: è presente, ma sfugge anche alla localizzazione o alla descrizione. Questo crea uno spazio pittorico immaginario e senza tempo per i soggetti, che possono essere visti in questo modo solo con i mezzi pittorici dell'arte. Si tratta di spazi per momenti esistenziali che non sono caratterizzati individualmente, ma piuttosto aperti a domande di carattere umano generale. Micheli utilizza la fotografia per congelare un momento nel tempo che non può essere percepito nella realtà. La messa in scena ha un effetto magico attraverso l'esercizio simultaneo del controllo, cioè la collocazione delle modelle, l'illuminazione dell'ambiente, la scelta del tessuto... e la perdita dello stesso come momento di casualità attraverso il lancio del drappo. È proprio questo momento appena percettibile catturato dall'obiettivo, in realtà quasi nullo in termini di tempo, che dà origine a una monumentalità quasi scultorea dell'immagine. Riess individua i suoi motivi nei mezzi pubblicitari contemporanei, nei quali le persone rappresentate e coinvolte fingono individualità, ma sono solo portatori di messaggi di consumo. Sono modelli per le sue costruzioni tematiche che trasferisce nel suo mondo pittorico. L'artista combina in modo estremamente sottile il descrittivo e l'astratto e questa dialettica pittorica crea una forza e un potere spesso inquietanti, soprattutto quando la pennellata si libera da colui che la crea. Entrambi gli artisti sono estremamente abili nel loro lavoro, riflettono sui concetti e hanno una straordinaria padronanza del loro talento, il che offre loro un’immensa libertà di azione nelle loro opere. È un piacere esaminare e confrontare queste opere, la cui profondità concettuale e artistica è stata solo sfiorata in questa sede, il che ci riporta al tema di questa mostra: un'ode a due mondi. Andreas Hoffer Curatore Kunsthalle Krems

Galleria Alessandro Casciaro via Cappuccini 26/A, Bolzano, BZ
Women in Art - Artiste a Merano fra Ottocento e Novecento
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Exhibitions
Martedì, 19 Mar 2024 10:30-17:00 |
L'evento si tiene dal 08 Mar 2024 al 30 Set 2024

I destini di donna e poi di artista di diciassette protagoniste che, nell’arco di due secoli, sfidarono le convenzioni e cercarono la propria espressione artistica. Quest’anno la primavera meranese si tinge di rosa grazie all’importante evento nato sotto l’egida dell’Ufficio Pari Opportunità del Comune e del Museo Mamming. A partire dall’8 marzo infatti e fino a settembre le sale del piano terra di Palais Mamming ospiteranno il percorso espositivo della prima mostra d’arte che ha per protagoniste le artiste che a Merano, per periodi lunghi o brevi, incrociarono i propri destini nell’ampio arco temporale compreso fra la fine del XVIII secolo e l’inizio degli anni 2000. La mostra è intitolata WOMEN IN ART Artiste a Merano fra Ottocento e Novecento. Le opere, di ben 17 artiste sfileranno per far conoscere quelle donne che sfidarono i pregiudizi e le consuetudini per dedicarsi totalmente all’arte. È una storia di caparbietà, costanza e coraggio quella che emerge dalle biografie di molte delle artiste scelte per la mostra. Nell’arco della storia, si sa, la presenza delle donne nell’arte, fu tutt’altro che trascurabile, ma rimase impigliata nell’anonimato e fu resa marginale per la maggior parte dei secoli e per la maggior parte delle artiste. I destini delle diciassette artiste presenti in mostra mettono invece in luce molto altro e soprattutto dimostrano come la volontà, la determinazione e una buona dose di autocoscienza avessero permesso loro di affrontare viaggi, trasferimenti, cambi di nazioni e di lingua pur di ottenere la formazione artistica cui anelavano. Sono le vite di donne forti, minate semmai solo dalla malattia. Sullo sfondo di queste storie personali si anima quella della comunità femminile che proprio in quegli anni in tutta Europa andava organizzandosi, offrendo supporto e mutuo soccorso. Quella sorellanza che fece organizzare nel 1910 a Vienna la prima gigantesca mostra sull’Arte delle donne, partendo dalle artiste rinascimentali per giungere, dipinto dopo dipinto, alle artiste contemporanee e a due delle nostre stesse protagoniste, Lila Gruner ed Emilie Mediz Pelikan , che vi presero parte con le loro opere. La presente mostra è dedicata ad una selezione di artiste che a diverso titolo furono legate a Merano. Il periodo scelto è quello ampio e compreso fra il primo Ottocento e l’inizio del Terzo millennio. Un arco storico in cui la città sul Passirio ha affrontato le alterne vicende cercando sempre di ritornare a galla e riguadagnare il proprio pubblico turistico e la propria vivacità intellettuale. Ma soprattutto un periodo in cui per molto tempo alle donne furono precluse le accademie e di come esse seppero approfittare di quello che al tempo era possibile quali le lezioni private presso qualche artista, le colonie artistiche, le accademie private, e infine le scuole create dalle associazioni femminili che con metodo e coraggio cercavano di arginare un sopruso che le donne combattevano da sole. Le opere presentate costituiscono un corpus di grande interesse, capace di mettere in luce la maestria tecnico-compositiva, le felici cromie delle tavolozze, ma soprattutto dimostrare come queste artiste avessero anche rotto con gli schemi che le vedevano intente a dipingere solamente vasi di fiori. Sono invece possenti massicci visti da alte quote, panorami suggestivi, animali, castelli e roccaforti, ritratti e nature morte a sfilare agli occhi del fruitore e donare qualche attimo di incanto.

Palais Mamming Museum Piazza Duomo, 6, Merano, BZ
MARIO DONDERO- VIAGGIO NEL FOTOGIORNALISMO
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Exhibitions
Martedì, 19 Mar 2024 14:00-18:00 |
L'evento si tiene dal 01 Mar 2024 al 23 Mar 2024

Con questa mostra desideriamo rendere omaggio ad uno dei più importanti esponenti del fotogiornalismo italiano ed europeo, Mario Dondero. Nei cinquanta scatti esposti in mostra, Dondero ci narra il Portogallo durante il regime di Salazar, gli emigrati meridionali nel nord dell’Italia, le manifestazioni politiche del 1968, il racconto della diffusione dell’alfabetizzazione nelle campagne italiane, l’Irlanda. E poi i grandi viaggi, l’Africa, Cuba, il lavoro di Emergency in Afghanistan, la Russia dopo la fine del comunismo. Nella sua lunga attività, Mario Dondero ha fotografato alcuni tra i più importanti intellettuali, artisti, uomini politici dell’ultimo secolo. Legato da sempre a gruppi di intellettuali – inizialmente a Milano, in seguito a Parigi, dove si è trasferito nel 1954, e infine a Roma, dove negli anni Sessanta frequentava personaggi come Pasolini, Moravia o Dacia Maraini. È sempre stato un fotografo eclettico e originale, il suo stile fotografico è fortemente condizionato dalla grande empatia che riusciva a stabilire con i protagonisti dei suoi ritratti. Un’altra sua caratteristica è l’essenzialità delle composizioni, pulizia formale priva di dettagli superflui e ridondati. Dondero riusciva a sintetizzare, in una sola immagine, la ‘storia di una vita’, un attimo unico e irripetibile. Nelle sue foto dimostra il suo convincimento più profondo: «Non è che a me le persone interessino per fotografarle, mi interessano perché esistono. Diversamente, il fotogiornalismo sarebbe soltanto una sequenza di scatti senz’anima».

TreviLab Via Cappuccini 28, Bolzano, BZ
Émilie Delugeau – Zuhause
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Exhibitions
Martedì, 19 Mar 2024 15:00-19:00 |
L'evento si tiene dal 13 Mar 2024 al 20 Apr 2024

CASA NATURA SELVAGGIA Casa – Dove si può trovare? È mai esistita? Nel tempo ne è mai stato idealizzato un modello di perfezione? O è sempre stata puro desiderio, scintillante riflesso di luce nei frammenti di fragilità che si stagliano davanti a noi, nelle crepe degli insostenibili sogni di beatitudine e salvezza? Casa – È davvero qualcosa di esterno oppure risiede in noi? E il dolore della ricerca, non è forse la tensione della corda sulla quale danziamo tra il regno di luce interiore e l‘oscurità esteriore, sopra l‘abisso della nostra vita vulnerabile? Paesaggi di materia distrutta sono visibili nella serie fotografica Zuhause di Émilie Delugeau. L’integrità della superficie si è frantumata, formando strutture naturali figlie dell‘impatto di una forza incontrollata. Un bambino, avvolto in abiti invernali che fungono da protezione, si trova in una stanza dalle pareti bianche davanti a una finestra chiusa e oscurata. Sembra abbandonato nella desolazione di questo luogo. Di fronte a lui, una pozza bianca in un‘esplosione congelata. Anch’essa paesaggio simbolo di questa forza incontrollata. Il bambino è riuscito a scampare allo scoppio della violenza? O l‘ha innescata come unica possibile salvezza dal freddo, dalla desolazione, come unica forma vivente possibile in uno spazio senza vita? Una detonazione bianca, in cui il bambino può trovare una natura salvifica, una casa per un istante. Su un‘altra parete bianca, in un‘altra foto, una donna quasi nuda. Un drappeggio giallo attorno al collo le ricopre leggermente la parte superiore del corpo, da sinistra a destra. Protezione fragile. Vulnerabilità. Guarda lontano dall‘osservatore verso la sorgente di luce, nascosta agli occhi di quest’ultimo. Ecco un ulteriore luogo di desiderio. Seguendo e lasciandosi avvolgere da tracce, strutture e pieghe, esse forniscono direzione e protezione, promessa e incertezza. Casa – qualcosa che in questo mondo può essere stabilito unicamente per momenti, negli angoli della nostra esistenza nomade, transitoria, e che esiste in modo permanente solo nella certezza dell’immaginazione, del cuore e non nell‘illusione del tangibile, dell‘inequivocabile? Non in una nazione o in un singolo luogo, ma in quel regno, che è dentro di noi, e in cui stiamo costantemente cercando, fino ad arrivare al desiderio che ci dà casa, bellezza e luce nel frastagliato, nell‘inafferrabile e nel vitale. Fred Kelemen This work was produced in 2020 by Villa Pérochon, a Centre for Photographic Art in Niort, France. It was made possible thanks to the support from the City of Niort, the Ministry of Culture/DRAC Nouvelle-Aquitaine, and the Conseil Régional Nouvelle-Aquitaine. Prints were produced in the workshops of Philippe Le Besconte‘s Villa Pérochon. Framing was carried out by Émilie Grégoire at Atelier du Cadre, Niort.

Galleria Foto Forum Via Weggenstein, 3F, Bolzano, BZ
Invisible Walls
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Exhibitions
Martedì, 19 Mar 2024 15:30-19:00 |
L'evento si tiene dal 23 Feb 2024 al 06 Apr 2024

A cura di Linnea Streit Fiumi, montagne, mura, pareti, recinzioni, edifici, trattati: sono molti e molto diversi i mezzi e gli elementi, anche naturali, con cui l’umanità ha definito e definisce ancora oggi gli spazi. Mentre alcune demarcazioni hanno un carattere formale e sono evidenti, altre possono essere riconosciute solo attraverso una ricerca ed un’osservazione scrupolosa, oppure grazie alla sensibilità. Nella prima mostra curata da Linnea Streit per la Galleria Civica di Bressanone, Stefan Alber, Hannes Egger, Flo Kasearu, Letizia Romanini, Johanna Tinzl e Stefan Flunger esplorano i confini interni ed esterni all'Europa. Alcuni lavori si presentano nella loro fisicità e sono stati ispirati da viaggi a piedi o con mezzi di trasporto. In altri entrano in gioco concetti più astratti di spazio e divisione, simboli delle istituzioni europee, questioni di valore e valuta. Gli approcci degli artisti e delle artiste spaziano dal concettuale al documentaristico, dal poetico all’umoristico. All'inizio di giugno, negli Stati membri dell’UE, si terranno le elezioni del Parlamento europeo: è il momento di riflettere a quali ideali vogliamo aspirare e come vogliamo viverli lungo i confini interni ed esterni all'Unione Europea.

Galleria Civica di Bressanone Portici Maggiori 5, Bressanone, BZ
Mostra collettiva - La persona (im)perfetta
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Exhibitions
Martedì, 19 Mar 2024 16:00-19:00 |
L'evento si tiene dal 15 Mar 2024 al 08 Apr 2024

Nel panorama di continua evoluzione dei social media, il concetto di bellezza ha subito un cambiamento trasformativo ed è diventato un fenomeno sfaccettato e dinamico. Le piattaforme che dominano la nostra vita digitale, come Instagram, TikTok e altre, sono diventate attori potenti nel plasmare e ridefinire gli standard di bellezza della società. La bellezza è soggettiva e si manifesta unicamente nell'occhio di chi guarda. Tuttavia, le idee su ciò che costituisce la bellezza di un corpo, sono principalmente modellate dalla società. La definizione di bellezza cambia continuamente, i principi culturali, le credenze e le mode portano a preferenze e idee nuove. Gli artisti visivi svolgono un ruolo fondamentale nell’illustrare e rafforzare tali valori. Per secoli, le persone hanno creato immagini del corpo. Questo tema si è dimostrato interessante al di là del tempo, ma oggigiorno sta vivendo nuove interpretazioni e prospettive radicali nell'arte contemporanea. Da sempre le persone inventano aiuti per compensare le mancanze, in modo da perfezionarsi per rientrare nella "norma" sociale. Ma cosa significa oggi il termine "normalità", bellezza perfetta? La mostra collettiva "La persona (im)perfetta" propone di osservare attentamente il fenomeno del nostro tempo. Al giorno d'oggi, le persone sono invischiate in una complessa rete di aspettative sociali, guidate dall'influenza incessante di vari media e piattaforme. La natura onnipresente di questi media ha aumentato la pressione di presentare una versione idealizzata di sé stessi. Le piattaforme offrono scorci curati della vita degli altri, spesso mostrando un'esistenza impeccabile. I confronti diventano inevitabili e la ricerca della perfezione è alimentata dal desiderio di essere all'altezza di queste personalità digitali accuratamente realizzate. La citazione di Pablo Picasso "Tra gli uomini ci sono molte più copie che originali" conferma l'inconscia tendenza umana all'appropriazione. La pressione per incarnare l'immagine dell'essere umano perfetto ha raggiunto livelli senza precedenti, portando a una moltitudine di sfide. Un aspetto importante della bellezza nei social media è l'enfasi sull'estetica visiva. Gli utenti utilizzano una serie di filtri, strumenti di editing e miglioramenti fotografici per curare la propria presenza online. Questa tendenza rende sempre più labili i confini tra la realtà e il mondo digitale, dando vita a una versione visivamente alterata della bellezza. L'irraggiungibile ricerca della perfezione si ripercuote sulla salute e sul benessere mentale. Ansia, depressione e dubbi portano a un'immagine distorta di sé e all'alienazione emotiva del proprio io. Il divario tra l'autostima percepita e quella reale si allarga, creando un panorama psicologico difficile. Tuttavia, l'ideale dell'essere umano perfetto non sembra dover rimanere un'utopia ancora per molto: Interventi mirati permettono sempre più di compensare i deficit funzionali del corpo umano e di armonizzarli con gli standard. La linea di demarcazione tra misure sensate che migliorano la qualità della vita individuale e la perdita della cultura della diversità umana sta diventando pericolosamente sottile. In questo scenario moderno, è fondamentale promuovere una cultura che celebri l'autenticità, l'individualità, la diversità e l'accettazione di sé. È importante riconoscere le diverse definizioni di bellezza e accettare l'imperfezione umana. In questo senso, la mostra collettiva intende mettere in discussione le nozioni sociali e collettive e sfidare la standardizzazione della società. Artisti partecipanti: Julia Runggaldier, Marlies Baumgartner, Max Brenner, Paola Grott, Stefan Perathoner, Klaus Rungger, Valeria Stuflesser, Leo Ferdinando Demetz, Josef Kostne e Marko Kostner Valeria Stuflesser: Violenza, femminismo e mondi digitali sono temi che Valeria Stuflesser affronta nel suo lavoro artistico. In special modo interroga la rappresentazione di sé su Internet e gli effetti di essa sulla nostra società. Klaus Rungger: Linee chiare ed energiche delimitano un'immagine umana e danno pochi accenni dell’identità rappresentata. Rungger dissolve la fisicità della persona entrando nelle parti più intime e profonde dell’esistenza. Paola Grott: I dipinti di Paola Grott su carta fatta a mano sono pieni di emozioni. L'artista ci offre profonde interpretazioni dell'immagine umana. Anche l'erotismo trova il suo messaggio, avvolto in un’atmosfera tranquilla e naturale. Stefan Perathoner: Oltre al loro perfetto realismo, le sculture dell'artista mostrano anche tratti animaleschi. Nella nostra epoca altamente sviluppata, conserviamo questa impronta nel nostro essere più profondo. Perathoner allude così alle virtù del potere, dell'orgoglio, dell'invidia, della gelosia e dell'avidità. Marlies Baumgartner: La sua arte è simbolica per questa mostra. Ci mostra il mondo pixellato dei social media con cui comunichiamo al giorno d’oggi. Siamo costantemente confrontati con immagini che spesso non rispecchiano la realtà. Max Brenner: Quanto, il nostro profilo e il nostro comportamento nei social network, hanno ancora a che fare con l'individuo che siamo realmente? Questa è la domanda alla base della serie "TAAX", che mostra diverse foto selfie distorte al di là di ogni riconoscimento. Julia Runggaldier: Runggaldier mette in discussione le tradizionali nozioni sociali collettive e sfida la standardizzazione della società. La sua attenzione spazia dallo sviluppo iniziale di nuove rappresentazioni del corpo alla rivelazione dell'attuale intreccio di persone nella rete di contesti economici e ideologici. Leo Ferdinando Demetz: le sue sculture tematizzano lo stress psicologico a cui le persone sono esposte nell'appropriazione sociale. Le espressioni facciali delle sue figure sono caratterizzate da rassegnazione. Josef Kostner: nel suo lavoro artistico, Kostner si è sempre concentrato su una bellezza che, lontana da qualsiasi estetica, traccia l'essenza della condizione umana. Le sue figure non descrivono persone singole e caratteristiche, ma sono un insieme di sentimenti ed espressioni dell'esistenza. Marko Kostner: L'arte di Kostner non è un'arte di seduzione. Le sue figure nude mostrano una bellezza autentica e naturale che non ha bisogno di essere perfezionata. Egli elogia così l'individualità dell'uomo come ricchezza del creato.

Vijion Art Gallery Pontives 26 39046 Ortisei Val Gardena Vijion Art Gallery Pontives 26 39046 Ortisei Val Gardena, Ortisei, BZ
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