Cultura persa e imparata a memoria - Adji Dieye - Pubblicato da martin_inside

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A cura di Emanuele Guidi

Nella sua prima mostra personale in un’istituzione italiana, l’artista Adji Dieye presenta tre nuove opere che ampliano il progetto Culture Lost and Learned by Heart iniziato nel 2020.
A partire dalla ricerca sugli Archivi Iconografici Nazionali del Senegal, fondati nel 1913 dall’allora regime coloniale francese, Adji Dieye intraprende un’indagine personale sul ruolo che queste istituzioni continuano ad esercitare nel paese post-indipendenza.
Se una ricerca di questo tipo è necessariamente veicolata dai materiali che gli archivi ancora racchiudono e dal loro stato di conservazione, Adji Dieye li affronta consapevole dei processi tassonomici e forme di rimozione a cui possono essere stati sottoposti. Allo stesso tempo la “complicità” che Adji Dieye accetta di stabilire con essi non è volta a svelare o riscrivere storie “alternative” – un paradigma che l’artista rifiuta – quanto a chiedersi “come un paese post-indipendenza possa utilizzare oggi per rappresentare la sua eredità culturale, le stesse tecnologie imperialiste precedentemente impiegate per esercitare egemonia sul proprio popolo”.

Nelle tre opere A Long Term, Friendship e Untitled Black, Adji Dieye prosegue il suo esercizio editoriale in cui fotografie selezionate dagli archivi nazionali, sono messe in relazione con la documentazione dell’attuale sviluppo infrastrutturale del paese, supportato anche dall’economia cinese, che l’artista continua a catalogare. La “linearità” della storia è scomposta attraverso l’associazione di gestualità, cerimonie e spazi architettonici passati e presenti, che rendono visibili come una certa retorica costituisca l’archivio e la formazione di un’identità nazionale.

La scultura Untitled Black è l’opera che probabilmente interpreta al meglio l’urgenza di Adji Dieye di interporsi a queste narrazioni per cercare il proprio punto di vista. Le immagini sono ristampate su un nastro di seta di 30 metri, intrecciati in una struttura che all’interno evoca una rotativa tipografica, mentre esternamente lo skyline di Dakar. I materiali ed i movimenti di questa scultura mescolano ulteriormente infrastrutture e le loro corresponsabilità: il ruolo dei media nella produzione di identità, le architetture moderniste nello spazio urbano in trasformazione, la promessa economica e politica della nuova via della seta, Belt and Road Initiative si intrecciano ancora con gli archivi nazionali per far emergere il groviglio di forze a lavoro nella formazione dello spazio post-indipendente del paese.

Il gesto che Adji Dieye compie, ristampando a mano in serigrafia le immagini, è un modo per praticare apertamente il desiderio, ed il diritto, di servirsi di questi materiali iconografici per conoscerli, appropriarsene e piegarli alla ricerca di una sua narrazione, che per quanto resa pubblica, l’artista mantiene volutamente intima e opaca.

Adji Dieye è un artista italiana nata nel 1991. Vive e lavora tra Zurigo, Milano e Dakar. Dieye ha conseguito un BA in Nuove Tecnologie delle Arti presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e un MFA presso l’Università delle Arti di Zurigo, ZHDK. Dal 2018 Adji Dieye ha esposto in diverse sedi internazionali: Lagos PhotoFestival, Les Rencontres de la photographie African Bamako, Kunsthalle Wien, Clarck House Mumbai. Nel 2021 ha ricevuto il C/O Berlin Talent Award e nel 2022 parteciperà alle Biennali di Dak’art e Bamako Encounters.

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