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  • Trina ed Erich Due voci. Due testimoni. Due vittime. Siamo a Curon, in Val Venosta. Un paese tra le montagne, a pochi chilometri dal confine con l’Austria. Un paese che non c’è più. Trina ed Erich raccontano la storia di una comunità cancellata. Travolta non dalla guerra – che pure l’aveva attraversata due volte – ma dal cosiddetto progresso. Una diga, un lago artificiale, e centinaia di famiglie costrette a lasciare le proprie case, sommerse per sempre dall’acqua. L’adattamento teatrale di Resto qui, il romanzo di Marco Balzano, dà voce a una memoria che non vuole affondare. Arianna Scommegna e Mattia Fabris interpretano Trina ed Erich: moglie e marito, narratori e personaggi, testimoni e – a volte – anche carnefici. Attraverso un intreccio di narrazione e dialoghi, ricostruiscono frammenti di una tragedia dimenticata, fatta di scelte dolorose, resistenza e perdita. Due versioni della stessa storia, diverse e complementari, che si inseguono come in un Rashomon alpino. Un racconto di dignità, dolore e umanità, offerto al pubblico come un atto d’accusa e d’amore. Perché si può perdere tutto: la casa, la patria, persino una figlia. Ma non la voce. E non la forza di ricordare. - di Marco Balzano - adattamento teatrale e regia Francesco Niccolini - con Arianna Scommegna e Mattia Fabris - scene Antonio Panzuto - costumi Emanuela Dall’Aglio - luci Alessandro Verazzi - musiche originali Dimitri Grechi Espinoza - produzione Teatro Stabile di Bolzano, Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa Rassegna In Scena 2025/26 - Teatro Cristallo in collaborazione con il Teatro Stabile di Bolzano
  • “Di passaggio per salutare” è il nome del nuovo spettacolo musical-teatrale del cantautore, autore e producer pensato, costruito e realizzato con la consulenza e collaborazione del gruppo teatrale Strapaes. Un vero e proprio viaggio fra musica e parole dai quarant’anni dalla prima cassettina consegnata alla casa discografica Ricordi di Milano ed il primo provino dal vivo, alle canzoni dei giorni nostri. In mezzo una vita di musica, di incontri, di emozioni, di successi e delusioni; un percorso intenso fatto di canzoni e concerti che hanno fatto intrecciare la strada del cantautore con grandi artisti della musica italiana. Fra questi Bruno Lauzi con il quale Stefano Mascheroni ha scritto alcune canzoni, una delle quali verrà cantata durante il concerto, Mogol con il quale ha frequentato il CET Centro Europe Toscolano la scuola di perfezionamento per autori e compositori in Umbria, Mario Lavezzi sempre al CET e suo editore di riferimento dopo. Accanto a loro Massimo Salerno il suo primo produttore e fratello di Alberto Salerno che in coppia con la moglie Mara Maionchi hanno prodotto grandi artisti della musica italiana, poi ancora Cheope figlio di Mogol, Gianni Bella, Oscar Avogadro, Lucio Dalla, Gianni Morandi e tanti altri. Nel “Di passaggio per salutare Tour 2025-2026” verranno presentate le canzoni che hanno accompagnato la strada di Stefano Mascheroni il tutto impreziosito da aneddoti e ricordi legati alle persone ed artisti incontrati e con i quali ha collaborato. Lo spettacolo, grazie anche alla presenza di attori e figuranti, acquista un’emozionante teatralità con voce narrante ed artisti in scena. Le canzoni presentate durante “Di passaggio per salutare” saranno accompagnate tutte da un videoclip che verrà proiettato alle spalle dell’artista, video di cui lo stesso Mascheroni ne è il regista. L’artista racconterà aneddoti anche divertenti legato alle varie situazioni vissute durante la scrittura o incisione delle canzoni. Lo spettacolo è stato scritto da Stefano Mascheroni in collaborazione a Luca Castoldi ed Ingrid Marinello della compagnia Strapaes. Sul palco le attrici e gli attori Alessandro Peretto, Fabio Maltauro, Gino Saretto, Luca Castoldi, Monica Baldi, Monika Perotti Tecnico luci: Rolando Girardi; Regia: Ingrid Marinello. Spazio sociale. I concerti proposti, là dove possibile, raccoglieranno fondi per il Centro di Tutela dei Diritti del Malato Alto Adige ODV, organizzazione con la quale Stefano Mascheroni collabora da 16 anni. Nello spettacolo ci saranno canzoni interpretate con basi, chitarra e pianoforte, dialoghi teatrali, proiezioni video, effetti luci e fumi. L’artista, per scelta vista anche la funzione sociale dell’attività e l’azione di raccolta fondi per un ente benefico, non percepisce compenso.
  • "La gravità senza peso...quella speciale connessione tra melanconia e umorismo." (Italo Calvino, Lezioni americane) Beata oscenità è dedicato all’incredibile vita di Giò di Panico, notissimo personaggio del dopoguerra. Nipote del gerarca fascista Achille Starace, quello della “mens sana in corpore sano”, Gioacchino «Giò» Stajano Starace, conte Briganti di Panico, fu tra i primi omosessuali dichiarati e uno dei primi uomini italiani a diventare donna. Ma Giò è stato anche attore, giornalista, scrittore, opinionista, modello, attore hard, ispirazione per registi quali Federico Fellini, Steno, Dino Risi, e infine, e qui davvero restiamo attoniti (!), suora laica presso le monache di Betania del Sacro Cuore. Una vita che è un inno alla libertà di pensiero, un inno all’autodeterminazione, al coraggio di mostrarsi per quello che si è e si desidera essere, una sfida lanciata al mondo e alla società con l’ironia tagliente tipica delle persone intelligenti. «Il monologo scorre come un flusso di ricordi, visioni, suoni e immagini; ed è “leggero”, di quella leggerezza che Calvino amava e riconosceva solo ai grandi come Shakespeare: la gravità senza peso… è forse questa la grazia nella scrittura? Ridi e piangi, leggendo questo testo, inseguendo le peripezie di quell’uomo così diverso e per questo così umano che è Giò» riflette Serena Sinigaglia, che dirige lo spettacolo. Come scrive Gianluca Ferrato, interprete del monologo: «Beata oscenità è il secondo capitolo di una ideale trilogia che mette al centro della vicenda una “diversità”. Cominciata con Truman Capote questa cosa chiamata amore e proseguita proprio con Beata oscenità, si sarebbe dovuta concludere con la bruciante vicenda legata al poeta della canzone Umberto Bindi. L’aveva pensata così Massimo Sgorbani, come tre storie di altrettante scomodità. […]. Ma poi ci ha messo lo zampino la vita che, all’improvviso, si è portata via l’autore di questi capolavori». di Massimo Sgorbani con Gianluca Ferrato regia Serena Sinigaglia scene Andrea Belli luci e suono Roberta Faiolo costumi Valeria Bettella produzione Teatro Stabile di Bolzano

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