Die Wildente - Pubblicato da ale inside

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L'evento si tiene dal 16 Mar 2016 al 17 Mar 2016

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  • ARGO liberamente ispirato al romanzo “Storia di Argo” di Mariagrazia Ciani, testo originale Letizia Russo, regia Serena Sinigaglia, con Ariella Reggio, Maria Ariis, Lucia Limonta, scene Andrea Belli, costumi Valeria Bettella, luci e suono Roberta Faiolo, assistente alla regia Michele Iuculano. Produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Teatro Stabile di Bolzano durata: 90' Storia di Argo «è un “piccolo grande libro” che ti colpisce dritto al cuore. Ti fa venire voglia di entrare in quelle vicende, scoperchiando il taciuto, dando voce ai silenzi, riscoprendo la Storia. Il desiderio di Maria Ariis – una delle straordinarie interpreti dello spettacolo - è, dunque, divenuto anche il mio. Tradurre tutto questo in scena. Fare memoria attiva ed emotiva è compito del teatro. E ognuno nella vita può incontrare Argo, quel cane che ti ricorda chi sei e da dove vieni» scrive Serena Sinigaglia, regista di questo nuovo spettacolo. Eccellente scrittrice e traduttrice, Ciani ha vissuto da bambina l’esodo da Pola, in Istria, dopo la Seconda guerra mondiale e racconta quello strappo con delicatezza, attraverso la separazione dal suo cane York. York come Argo, il cane di Ulisse, simbolo di “casa”, di attesa e di fedele amicizia. Il suo romanzo Storia di Argo ha il respiro della poesia, non cade mai nella polemica o nel saggio. Sinigaglia lo traduce in scena come un confronto fra generazioni: una nonna che l’esodo l’ha vissuto, una madre che lo conosce dalla madre e una figlia che non ne sa niente si confrontano oggi, in maniera intima e umana, su quel pezzo di storia: la dimensione familiare a confronto con quella storica, ieri, oggi, domani. Rassegna In Scena 25/26 - Teatro Cristallo in collaborazione con Teatro Stabile di Bolzano
  • Lu santo Jullare Francesco di Dario Fo è una fabulazione sulla vita del santo di Assisi che riprende gli stili e le forme del narrare del mitico Mistero Buffo nel teatralissimo linguaggio del grammelot. Lavorando su leggende popolari, testi canonici del Trecento e documenti emersi negli ultimi decenni, il Premio Nobel costruisce una narrazione potente, giocosa e certamente non agiografica del “Giullare di Dio”, come San Francesco amava definirsi. Il racconto di Fo è – allo stesso tempo – spiritualità e mito, favola e satira, e disegna un Francesco uomo che si spoglia di ogni ricchezza per avvicinarsi ai diseredati, per predicare a uomini, lupi o uccelli un messaggio di fraternità e pace, per comporre e mettere in musica il suo Cantico delle Creature. A dare voce a questo viaggio funambolico nell’ottavo centenario della morte di San Francesco d’Assisi sarà Ugo Dighero, attore mattatore, già interprete per anni di Mistero Buffo su “benedizione” e spinta dello stesso Fo, perfetto istrione e giullare dell’oggi. Il 2026, inoltre, è un anno speciale anche per ricordare Dario Fo: ricorrono i cento anni dalla nascita e i dieci anni dalla scomparsa. Impossibile non celebrarne lo straordinario percorso teatrale. Portare in scena oggi questa meravigliosa giullarata non può non tener conto che nel 2013 il compianto cardinal Bergoglio, divenuto Papa, scelse, emblematicamente, politicamente e per la prima volta nella storia, il nome di Francesco: il santo della pace e del sorriso, della custodia del creato, della Chiesa povera per i poveri. Seguendo la lezione di Fo, lo spettacolo si muoverà così su due percorsi paralleli, ripercorrendo la realtà storica del viaggio di Francesco nel mondo cristiano e contemporaneamente raccontando la rivoluzione riformatrice che Papa Francesco ha cercato di attuare nella Chiesa del nostro tempo. di Dario Fo con Ugo Dighero adattamento e regia di Giorgio Gallione scene e costumi Lorenza Gioberti disegno luci Aldo Mantovani coproduzione Teatro Stabile di Genova, CMC/ Nidodiragno con la collaborazione del Teatro della Juta durata: 85 minuti
  • Liberamente ispirato a “The Wonderful Visit” by H.G.Wells Testo: Fabio Pisano Traduzione: Zija Vuka Adattamento, spazio scenico e regia: Davide Iodice Musiche originali: Lino Cannavacciuolo Light Designer: Loïc François Hamelin Elementi scenici: Divni Gushta Assistente alla regia: Jozef Shiroka Con: Nikolin Ferketa, Raimonda Markja, Pjerin Vlashi, Fritz Selmani, Rita Gjeka Kacarosi, Julinda Emiri, Jozef Shiroka, Merita Smaja, Alexander Prenga, Vladimir Doda Una produzione: Teatro Migjeni, Sardegna Teatro Con il supporto: Istituto Italiano di cultura di Tirana Vincitore al Festival del Teatro Albanese “Moisiu”/Premio della stampa “Oslobodenje” al Festival di Sarajevo In collaborazione con: Associazione panalbanese Arbëria Bolzano Fu d’improvviso, non si sa per quale motivo, ma l’angelo si ritrovò a sorvolare i cieli della terra. Lo ricorda bene il matto del paese, perché fu il primo a vederlo e l’ultimo a dimenticarlo. L’angelo sorvola, pieno di stupore, cieli che aveva soltanto sognato o immaginato, fin quando un prete gli spara. Stravolto e sorpreso da questo essere straordinario e dal profondo senso di colpa, il prete si risolve ad accogliere e curare il suo ospite: un angelo, meraviglioso e ambiguo, che osserva con gli occhi della meraviglia quella “vita” tutta umana. Una vita, però che lentamente si fa difficile, complessa, complice soprattutto l’ostilità del paese che mal sopporta la visita dello straniero, dell’angelo, stigmatizzandone la sua deformità, la sua diversità. Via via appesantito da umiliazioni e scherno, impossibilitato nel ritorno al paese celeste e “ingabbiato” in quello umano, l’angelo troverà sollievo solo nella musica di un violino, di cui è un sublime esecutore, e “asilo” solo negli occhi e nell’amore di Delia…

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