En nombre de dios...! - Pubblicato da india

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I due anni ultimi di Óscar Romero, vescovo cattolico di San Salvador che sul finire degli anni Settanta, dinnanzi alle violenze che si consumavano nel suo paese, decise di non tacere, e di prendere invece una posizione netta contro le ingiustizie perpetrate, gli abusi, le uccisioni di cittadini inermi, il fenomeno dei “desaparecidos”.

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  • L'evento si tiene dal 08 Gen 2026 al 11 Gen 2026
    Antonio Latella, regista e drammaturgo di fama europea, dirige Riccardo III di William Shakespeare, nella nuova traduzione di Federico Bellini. «Il male è. Non è una forma, non è uno zoppo. Non è un gobbo. Il male è vita. Il male è natura. Il male è divinità. Il nostro intento è quello di provare ad andare oltre l’esteriorità del male cercando di percepirne l’incanto. È chiaro che se il male stesso viene rappresentato attraverso un segno fisico il pubblico è portato ad accettarlo, vede la “mostruosità” e la giustifica. Anzi, prova empatia se non simpatia con e per il protagonista. Ma è ancora accettabile questo “alibi di deformità” nel ventunesimo secolo?» si chiede Latella. «A noi interessa la forza della parola, la seduzione della parola, e, perché no, la scorrettezza della parola. […] Il male che mi interessa è nella bellezza, non nella disarmonia. Il male è il giardino dell’Eden. Una bellezza opulenta e ingannatrice, fatta di relazioni pericolose, di giochi di seduzione continui. E, in questo, Riccardo III è il maggiore dei maestri. La sua battaglia non è per la corona, non per l’ascesa al trono, ma è per la sottomissione del femminile, quando è proprio il femminile che gli darà scacco matto; difatti sarà la Regina madre a portare a termine una tremenda maledizione». Il Riccardo III di Latella è interpretato da un cast importante «forte per talento e capace di dare ad ogni personaggio letterario qualcosa di fortemente artistico» prosegue il regista «un cast che ammali gli spettatori mettendo al primo posto del loro lavoro il potere performativo della parola che il Bardo ci consegna e ci lascia in eredità […]. A tutti i miei collaboratori artistici ho chiesto di dare bellezza al male e non bruttezza, perché chi tradì il paradiso fu l’Angelo più bello». di William Shakespeare traduzione Federico Bellini adattamento Antonio Latella e Federico Bellini regia Antonio Latella con Vinicio Marchioni, Silvia Ajelli, Anna Coppola, Flavio Capuzzo Dolcetta, Sebastian Luque Herrera, Luca Ingravalle, Giulia Mazzarino, Candida Nieri, Stefano Patti, Annibale Pavone, Andrea Sorrentino dramaturg Linda Dalisi scene Annelisa Zaccheria costumi Simona D’amico musiche e suono Franco Visioli luci Simone De Angelis regista assistente e movimenti Alessio Maria Romano assistente volontario Riccardo Rampazzo produzione Teatro Stabile dell’Umbria e LAC - Lugano Arte e Cultura durata: 160 minuti incluso intervallo
  • L'evento si tiene dal 20 Dic 2025 al 21 Dic 2025
    Storia molto più che leggendaria di un Golden Man Un uomo? O un dio? O un semidio? Nel 2015 Donald J. Trump annuncia la sua entrata nell’agone politico obbligando la stampa ad alzare gli occhi al cielo, per contemplarlo mentre scende su una scala mobile sulle note di un inno travolgente: l’apoteosi di un extra-umano chiamato a salvare moltitudini di terrestri plaudenti. Dopo i successi nei teatri di tutto il mondo con Lehman Trilogy e Manhattan Project, Stefano Massini torna a occuparsi di un’epica americana concentrandosi sull’irresistibile ascesa del miliardario newyorkese, fino alla sua prima elezione alla Casa Bianca. Ecco allora prendere forma sul palco la genesi incredibile di un leader che si è proiettato laddove nessun altro, riscrivendosi addosso le regole dell’economia, della finanza, della politica e perfino della civiltà. A soli quarant’anni già vegliava sull’umano consesso, dall’alto di un attico di 3000 metri quadri con vista su Manhattan da dove pianificava il suo regno di monarca assoluto, simbolo e incarnazione del potere. In un succedersi incalzante di colpi di scena, di incontri decisivi e di vertiginose montagne russe fra trionfi e bancarotte, Massini ripercorre la rocambolesca gimkana esistenziale di un uomo che si è trasformato in marchio commerciale, in icona, in brand, in testimonial del suo stesso successo e sponsor della propria scalata, sempre spingendosi oltre il limite e oltre il lecito, in una sfida instancabile che non ammette l’ipotesi della resa, ma sempre e solo l’ebbrezza del rilancio. Si scopre allora che Donald è in fondo la personificazione del nostro tempo, di cui esprime il caos fra realtà e reality, fra fake e fiction, fra persona e personaggio. Ne nasce un racconto rivelatorio e per molti aspetti raggelante, che conferma il teatro nella sua missione antichissima di occhio critico sulla contemporaneità, di cui può cogliere ombre e abissi con la semplicità disarmante di una narrazione necessaria. di e con Stefano Massini scene Paolo Di Benedetto disegno luci Manuel Frenda costumi Elena Bianchini musiche Enrico Fink eseguite da Valerio Mazzoni, Sergio Aloisio Rizzo, Jacopo Rugiadi, Gabriele Stoppa produzione Teatro della Toscana - Teatro Nazionale
  • L'evento si tiene dal 11 Apr 2026 al 19 Apr 2026
    Wir sind viele – im Leben wie auf der Bühne. Wir schlüpfen in unterschiedlichste Rollen, wandeln und verwandeln uns und erschaffen dabei eine neue Realität. Durch die Kraft der Fantasie wechseln wir Perspektiven und probieren neue Identitäten aus. Was entsteht, wenn viele Stimmen, Erfahrungen und Sichtweisen aufeinandertreffen? Und wie können wir die Zukunft des Einzelnen und der Gemeinschaft gestalten, wenn wir uns nicht mehr in alten Rollen verfangen? Gemeinsam schaffen wir einen kreativen Raum, in dem das Verwandeln nicht nur erlaubt, sondern essenziell ist – ein Spielfeld, das unsere Wirklichkeit hinterfragt und erweitert. Gemeinsam mit dem Südtiroler Theaterverband stellen sich Menschen aller Altersgruppen, die das Theater lieben, auf die Bühne, um sich als jemand anderes zu sehen. Durch das Erforschen von Figuren und Geschichten öffnen wir Spielräume, in denen jedes Ich, jede Perspektive gehört und gelebt werden kann. Regisseur Peter Lorenz, der an den Vereinigten Bühnen Bozen bereits erfolgreich die Uraufführung „Ein Hund kam in die Küche“ inszeniert hat, wird mit spielfreudigen Darsteller:innen erproben, was es bedeutet, die eigene Identität zu hinterfragen und neu zu erfinden – im Spiel, auf der Bühne und im Alltag.

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