Eppan Humor Festival: Wenn der Vorhang zweimal fällt - Pubblicato da india

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  • L'evento si tiene dal 05 Dic 2025 al 08 Dic 2025
    Testo vincitore del 57° Premio Riccione Teatro Dal 2016 il Teatro Stabile di Bolzano organizza Wordbox - Parole per il teatro, una rassegna di produzioni teatrali che porta il pubblico a stretto contatto con una parte della messa in scena solitamente inaccessibile come le prove dello spettacolo nel momento cruciale in cui si affinano personaggi, movimenti e quadri che andranno a comporre la pièce. Wordbox è sia fucina di ricerca testuale, sia un cantiere aperto al pubblico dove nascono e si sviluppano nuovi progetti e vengono svelati i processi creativi che portano alla realizzazione di uno spettacolo. Le parole sono le protagoniste assolute delle rappresentazioni, destinate a un numero ristretto di spettatori a recita. Bolzano, Sala Prove, 05-08 dicembre ore 18:00 LUCIA CAMMINAVA SOLA testi e regia Tolja Djokovic con Tolja Djokovic, Aura Ghezzi
  • Il grande evento lirico sinfonico firmato Coro Lirico Giuseppe Verdi Bolzano, Associazione Musicale Aurona, EstroLirica, Orchestra Aurona e la direzione del maestro Claudio Vadagnini: tre appuntamenti a Merano, Bolzano e Fondo per celebrare il Natale con la forza unificante della musica. Il Gran Galà Opera Christmas celebra la magia del Natale con un viaggio musicale, che attraversa secoli, culture e lingue. Dalla solennità del barocco europeo alle melodie tradizionali popolari di tradizione africana e anglosassone fino al lirismo italiano più travolgente, il concerto intreccia voci idiomi e stili in un'unica grande emozione corale. La musica diventa così linguaggio universale, capace di unire pubblico e artisti in un'esperienza di bellezza condivisa, dove il tedesco di Stille Nacht, il latino di Panis Angelicus, l’inglese di Joy to the World e l'italiano di Traviata si fondono in un unico canto di pace e speranza. Il concerto rappresenta un'ulteriore iniziativa di Lirico Verdi ed Aurona a favore del territorio, con l'obiettivo di diffondere la cultura lirica e corale come strumento di incontro, partecipazione e inclusione. Un concerto che parla tante lingue, ma un solo linguaggio: la musica Il Gran Galà Christmas è un incontro di voci e di culture: italiani, sudamericani, africani e germanici si uniscono in un coro di speranza. Le diverse provenienze dei cantanti e dei brani rappresentano il volto più autentico dell'Alto Adige e del Trentino – un territorio plurilingue ed aperto, capace di far convivere tradizioni e innovazione in un'unica armonia. PROGRAMMA Arcangelo Corelli: Concerto grosso op. 6 n. 8 “Fatto per la Notte di Natale” Johann Sebastian Bach: dalla Cantata BWV 147, “Jesus bleibet meine Freude” Georg Friedrich Händel: da Messiah HWV 56, “Comfort Ye” e “Ev'ry valley” Wolfgang Amadeus Mozart: da Exsultate, jubilate K 165, ”Alleluja” César Franck: “Panis Angelicus” Corrado Sfogli, Carlo Faiello: “Stella d’argiento” Georg Friedrich Händel: “Joy to the World” Trad. africana: “Siyahamba” Anonimo: “Adeste fideles” Irving Berlin (arr. Roberto Di Marino): “White Christmas” Franz Xaver Gruber: “Stille Nacht” Adolphe Adam: “Cantique de Noël” Giacomo Puccini: da La Rondine, “Bevo al tuo fresco sorriso” Giuseppe Verdi: da La Traviata, “Brindisi”
  • L'evento si tiene dal 04 Dic 2025 al 07 Dic 2025
    Gabriele Lavia, tra i più grandi maestri della scena teatrale, dirige e interpreta Re Lear, uno dei capolavori della drammaturgia shakespeariana che da oltre quattrocento anni custodisce le molteplici sfaccettature di un tempo ancora attuale. A più di 50 anni dal Re Lear di Giorgio Strehler che lo scelse per il ruolo di Edgar, in questa rilettura «composita, tra ragione e follia», è lo stesso Lavia a interpretare Lear, re potente che rinuncia al suo “essere” e consegna il regno nelle mani delle figlie, per tornare ad “essere” soltanto un padre. L’eterna tragedia del potere, dove si consuma la conflittualità del rapporto tra padri e figli/e, tra paternità ed eredità, irrompe sulla scena attraversata dal campionario di passioni, tradimenti e miserie dell’esistenza umana. Lavia definisce Re Lear una storia di perdite: perdita della ragione, perdita del Regno, perdita della fraternità. «Non resta che vivere in una tempesta. Ma la tempesta di Lear è la tempesta della sua mente […]. E ora vive il suo non-Essere nella Tempesta della mente, nella Tempesta che lo travolge. E tutti sono travolti. Tranne colui che più degli altri ha sofferto e può “essere-Re” della sofferenza come percorso di conoscenza» scrive Lavia nelle note di regia «“Essere o non essere” sono certamente le parole più importanti di tutto il Teatro Occidentale e, come sanno (quasi) tutti, le dice Amleto. Subito dopo “essere o non essere” Amleto dice: “Questa è la domanda”. Come se la vita di ogni uomo, non solo di Amleto, che ogni uomo lo sappia o no, non fosse altro che porsi questa domanda. Re Lear, invece, “nega” questa domanda e decide per il “Non essere”, non essere più Re. Dare via il proprio “essere” (il proprio regno) è come dare via la propria ombra (come nel famoso romanzo). Nel momento in cui Re Lear non è più Re è solo “Lear”. E che cos’è Lear se non è “più” Re? Non è che un “uomo”. Uno come tanti che non contano nulla. Non è che “nulla”. “Sono io Lear?…” si domanderà disperato». Gabriele Lavia, tra i più grandi maestri della scena teatrale, dirige e interpreta Re Lear, uno dei capolavori della drammaturgia shakespeariana che da oltre quattrocento anni custodisce le molteplici sfaccettature di un tempo ancora attuale. A più di 50 anni dal Re Lear di Giorgio Strehler che lo scelse per il ruolo di Edgar, in questa rilettura «composita, tra ragione e follia», è lo stesso Lavia a interpretare Lear, re potente che rinuncia al suo “essere” e consegna il regno nelle mani delle figlie, per tornare ad “essere” soltanto un padre. L’eterna tragedia del potere, dove si consuma la conflittualità del rapporto tra padri e figli/e, tra paternità ed eredità, irrompe sulla scena attraversata dal campionario di passioni, tradimenti e miserie dell’esistenza umana. Lavia definisce Re Lear una storia di perdite: perdita della ragione, perdita del Regno, perdita della fraternità. «Non resta che vivere in una tempesta. Ma la tempesta di Lear è la tempesta della sua mente […]. E ora vive il suo non-Essere nella Tempesta della mente, nella Tempesta che lo travolge. E tutti sono travolti. Tranne colui che più degli altri ha sofferto e può “essere-Re” della sofferenza come percorso di conoscenza» scrive Lavia nelle note di regia «“Essere o non essere” sono certamente le parole più importanti di tutto il Teatro Occidentale e, come sanno (quasi) tutti, le dice Amleto. Subito dopo “essere o non essere” Amleto dice: “Questa è la domanda”. Come se la vita di ogni uomo, non solo di Amleto, che ogni uomo lo sappia o no, non fosse altro che porsi questa domanda. Re Lear, invece, “nega” questa domanda e decide per il “Non essere”, non essere più Re. Dare via il proprio “essere” (il proprio regno) è come dare via la propria ombra (come nel famoso romanzo). Nel momento in cui Re Lear non è più Re è solo “Lear”. E che cos’è Lear se non è “più” Re? Non è che un “uomo”. Uno come tanti che non contano nulla. Non è che “nulla”. “Sono io Lear?…” si domanderà disperato». di William Shakespeare traduzione Angelo Dallagiacoma, Luigi Lunari regia Gabriele Lavia scene Alessandro Camera costumi Andrea Viotti luci Giuseppe Filipponio musiche Antonio Di Pofi suono Riccardo Benassi con Gabriele Lavia e con (in o.a.) Giovanni Arezzo, Giuseppe Benvegna, Eleonora Bernazza, Beatrice Ceccherini, Federica Di Martino, Ian Gualdani, Luca Lazzareschi, Mauro Mandolini, Andrea Nicolini, Giuseppe Pestillo, Gianluca Scaccia, Silvia Siravo, Lorenzo Tomazzoni, Alessandro Pizzuto produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale, Effimera s.r.l, LAC – Lugano Arte e Cultura durata: 210 minuti incluso un intervallo

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