Elisabetta Vazzoler - Frammenti di passaggio - Pubblicato da martin_inside

0
  • Via Bruno Buozzi 35, Bolzano, BZ
×

Attenzione

Questo evento è terminato, rimani connesso per nuovi eventi

Informazioni evento

Il percorso prosegue e segna una nuova tappa. Il percorso è quello intrapreso ormai alcuni anni fa dai vertici dell’Hotel Four Points by Sheraton Bolzano, che a cadenza regolare mette la sua luminosa hall, o Sala Incontri, in via Bruno Buozzi 35, a disposizione degli artisti, soprattutto regionali ma anche nazionali e internazionali, per esporre alcune delle loro opere. Il percorso prosegue con la nuova esposizione, al via mercoledì 26 ottobre (vernissage inaugurale alle ore 18) e che rimarrà poi allestita fino al 23 novembre 2022, visitabile tutti i giorni negli orari di apertura del B-Bar dell’hotel, sempre al pianterreno della struttura di via Buozzi e attiguo alla Sala Incontri.
L’espressione artistica che darà colore alla hall del Four Points by Sheraton Bolzano sarà quella di Elisabetta Vazzoler, che esporrà 12 sue opere riunite nel titolo – tema dell’esposizione, “Frammenti di passaggio”. Si tratta di una serie di opere selezionate proprio in funzione di questa esposizione.

Il concetto espositivo. La mostra pensata per gli spazi dell’Hotel Four Point by Sheraton Bolzano si sviluppa lungo una selezione di 12 opere dell’artista Elisabetta Vazzoler. Entrando negli spazi di una galleria non galleria, di un luogo, non luogo di uno spazio sospeso, si aprono grazie alle tele dell’artista molteplici finestre sull’altrove dell’umano e del suo vissuto. Dieci delle dodici opere esposte esplorano una tematica molto cara all’artista; luoghi abbandonati, vuoti, solitari ma saturi di una carica emotiva data dalla presenza / non presenza della figura umana. Una presenza solo suggerita, percepita e non figurata. La profondità di queste raffigurazioni si pone così in contrasto con un luogo come quello della hall di un albergo, dove il viavai di gente è preponderante e sempre presente. Come gli spazi delle tele hanno assorbito le storie di chi li ha vissuti ecco che invece i luoghi dell’hotel rimangono neutri, a disposizione di chiunque li viva per pochi giorni, di chiunque trovi una casa temporanea nel luogo di passaggio per eccellenza.
“Mi piace – spiega Elisabetta Vazzoler - l’idea di posizionare questi ambienti all’interno di un luogo che, anche se non è una vera e propria casa, è una zona di sosta, che per qualche giorno diventa casa mia, dove però anche io posiziono delle cose, mi porto dietro un bagaglio temporaneo, che devo spostare e riportare con me quando me ne vado. Per cui il luogo poi torna alla sua anima vergine, impersonale eppure pronto ad accogliere tutte le persone, tutte le storie e le identità”. E così, è il pensiero, quando arrivi in una sala d’albergo, in una stanza, vivi per quel momento quel luogo, ma poi te ne vai e magari non ci torni neanche più. Non è una casa vera e propria e quindi accoglie. Tramite un bagaglio personale facciamo nostro un luogo che poi torna a essere ancora vuoto, ancora anonimo e spoglio. Siamo tutti di passaggio. Siamo di passaggio, siamo ospiti. E dunque anche un luogo come questo continua a cambiare, a trasformarsi, ad adattarsi a chi e cosa accoglie in un determinato momento.
Le trasformazioni. Un movimento e una continua trasformazione che ritroviamo nelle opere di Elisabetta Vazzoler. Un apparente movimento di una scena statica e ferma come quella di un interno inanimato, data da quelle pennellate estremamente caratteristiche. Così nelle opere dell’artista anche una stanza abbandonata, sedie, poltrone, oggetti e pareti si animano di vissuti, diventano un passaggio ma sono esse stesse di passaggio. Così nel momento in cui osserviamo, entriamo nei vari ambienti creati dall’artista, li osserviamo e poi come ci siamo entrati ce ne andiamo passando al successivo. Siamo in transito tra una tela e l’altra. Li abbandoniamo, li lasciamo, ce ne andiamo, rimangono lì, un po’ come la camera da letto di un albergo, la viviamo e poi la lasciamo senza grande attaccamento. Ecco perché vediamo esposti in prevalenza luoghi abbandonati. C’è in tutto questo un senso di nostalgia, di solitudine, come un evitare di mettere radici, lasciare un pezzettino di sè in ogni luogo, ma mai completamente in uno solo. Non voler attaccarsi alle cose ma al contempo un legame che si crea con ogni luogo in cui si sosta o si è di passaggio. Tramite questa selezione di tele sembra quasi che l’artista voglia costruire una sorta di casa, un nido fittizio, ideale e immaginario, fatto di diversi frammenti, diversi luoghi. Uno spazio che non esiste come luogo fisico ma esiste come luogo mentale, un frammento della memoria. È come se volesse costruirsi un suo posto ideale fatto di tutti quei luoghi in cui è passata, in cui ha vissuto ed ha lasciato parte della propria personalità, parte della propria memoria.

Elisabetta Vazzoler: il percorso artistico. Elisabetta Vazzoler, nata a Treviso nel 1967, vive e lavora a Bolzano. Si è formata artisticamente dapprima a Venezia, frequentando i corsi di Storia del teatro e del cinema all’Università di Cà Foscari e maturando esperienze in particolare nei settori del restauro e della grafica pubblicitaria. Trasferitasi in Sicilia, si è diplomata in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Catania e ha iniziato l’attività espositiva partecipando ad alcune mostre collettive.
Via via, è stato poi un continuo esprimersi attraverso la pittura e le mostre, con le sue opere esposte in mostre personali o collettive, in gallerie e spazi espositivi delle più importanti città italiane, ma in particolare a Venezia e, negli ultimi tempi, in terra altoatesina. Nelle sue opere, atmosfere suggestive accompagnano la presenza evanescente dell’essere umano, ora presente, ora solo accennato con la sua esistenza o il suo passaggio. I numerosi “abandoned place” ne fanno da contenitore; tutti i soggetti sono avvolti nella nebbia, come foto sbiadite dal tempo, dove l’occhio dello spettatore cattura e culla un intero universo che fluttua come un ricordo che pian piano si materializza.

Contatti :

Date e orari evento :

L'evento si tiene dal 27 Ott 2022 al 23 Nov 2022

Potrebbe interessarti anche :

  • L'evento si tiene dal 14 Mar 2024 al 01 Set 2024
    Un omaggio alla storia del Mercato del Sale e a Ugo Carrega Anteprima stampa e opening: 13.03.2024, 11:00 A cura di Frida Carazzato, curatrice scientifica di Museion, e Duccio Dogheria, curatore e ricercatore dell’Archivio del ’900 del Mart di Rovereto Il 13 marzo alle ore 11.00 Museion, museo di arte moderna e contemporanea di Bolzano, inaugura a Museion Passage e al Piccolo Museion – Cubo Garutti la mostra Poetry in the box. Un omaggio alla storia del Mercato del Sale e a Ugo Carrega realizzata in collaborazione con il Mart, Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto. La mostra racconta la ventennale connessione esistente tra Mart e Museion, che condividono la straordinaria raccolta dell’Archivio di Nuova Scrittura, donata alle due istituzioni museali da Paolo Della Grazia nel 2020 e di cui Ugo Carrega è figura fondamentale. In particolare, l’esposizione ruota intorno al concetto della scatola – a volte opera d’arte in sé, a volte contenitore dei lavori di Carrega – e rende omaggio alla storia del Mercato del Sale di cui l’artista è stato curatore e direttore. Tra il 1974 e il 1989 questo artist-run space milanese ha visto gravitare intorno a sé innumerevoli artiste e artisti legati alla poesia visiva, che saranno parte della mostra. Ugo Carrega è stato una figura poliedrica: artista, gallerista, poeta, editore e curatore attivo nell’ambito delle ricerche verbovisuali in Italia tra la fine degli anni ’60 e gli anni ‘90. Nel 1958, assieme agli artisti Anna e Martino Oberto, dà vita alla rivista d’artista “Ana Etcetera”, la prima in Italia a presentarsi come un contenitore che ospita, in formato sciolto, contributi di vari operatori e operatrici culturali. A questa prima esperienza editoriale segue quella della rivista da lui fondata “TOOL: quaderni di scrittura simbiotica” dove elabora il concetto di scrittura simbiotica, un incontro tra parola e materia, che lo porterà poi a coniare il termine “Nuova Scrittura”. Nel corso della sua carriera artistica, la scatola assume un ruolo sempre più importante: tra il 1971 e il 1973 Carrega organizza cronologicamente il proprio archivio in una serie di 62 scatole bianche, dettagliatamente etichettate e categorizzate, ora conservate presso l’Archivio del ’900 del Mart. Ogni scatola contiene varia documentazione sulla sua ricerca artistico-letteraria tra il 1955 e il 1973, ma anche opere ed edizioni realizzate assieme ad altri artisti ed artiste. Lo spazio espositivo del Mercato del Sale (da Marchand du Sel, pseudonimo dell’artista francese Marcel Duchamp), di cui quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario, raccoglie intorno a sé una grande rete di artiste e artisti con cui Ugo Carrega collabora, facendo di questo spazio un moltiplicatore e punto di riferimento per la poesia visiva internazionale. Vi hanno esposto, tra gli altri: Martino e Anna Oberto, Liliana Landi, Vincenzo Ferrari, Gianfranco Baruchello, Angela Ricci Lucchi e Yervant Gianikian, Bruno Munari, Ugo La Pietra, Ji?í Valoch. Il Mercato del Sale rimane attivo fino al 1989, anno in cui chiude per dare vita all’Archivio di Nuova Scrittura, con Paolo Della Grazia e Giorgio Zanchetti. Partendo da questi straordinari legami e da un archivio pensato e organizzato dall’artista stesso, la mostra Poetry in the box crea delle connessioni tra il contenuto di questo archivio e una selezione di opere verbovisuali dell’Archivio di Nuova Scrittura, parte integrante della collezione di Museion e del Mart. Tra queste troviamo opere di Vincenzo Accame, Marcel Duchamp, Betty Danon, Amelia Ettliger, Vincenzo Ferrari, Corrado D’Ottavi, Elisabetta Gut, Liliana Landi, Stelio Maria Martini, Plinio Mesciulam, Bruno Munari, Magdalo Mussio, Anna Oberto, Martino Oberto, Luca Patella, Emilio Villa. Il display della mostra, a cura di Claudia Polizzi, si ispira alle scatole originali di Carrega che, utilizzate come dei moduli espositivi, mostrano il contenuto originale accuratamente selezionato e messo in relazione con le riviste-scatola prodotte da Carrega e le opere di altri artisti e artiste che hanno lavorato insieme a lui negli anni del Mercato del Sale. In occasione della mostra verranno resi integralmente disponibili sulla digital library del Mart, su Internet Archive, oltre 60 libri d’artista di Ugo Carrega.
  • L'evento si tiene dal 23 Mar 2024 al 01 Set 2024
    In una scenografia di Davide Stucchi Con opere sonore di Tomaso Binga, CAConrad, Bryana Fritz, Susan Howe e David Grubbs, Katalin Ladik, Hanne Lippard, Nat Marcus e Patrizia Vicinelli A cura di Tom Engels e Lilou Vidal in collaborazione con Leonie Radine Museion, museo di arte moderna e contemporanea di Bolzano, è lieto di esplorare l’eredità culturale dell’artista ed editore torinese Ezio Gribaudo (1929–2022).Con il titolo The Weight of the Concrete, la mostra rende omaggio alla sua opera multidisciplinare all’intersezione tra immagine e linguaggio. Alla luce di una scenografia contemporanea, la sua poetica della materia entra anche in dialogo con voci della poesia sperimentale. La mostra è prodotta dal Grazer Kunstverein in collaborazione con l’Archivio Gribaudo di Torino e con Museion. The Weight of the Concrete è un omaggio completo alla poliedrica carriera di Ezio Gribaudo, sia come artista che come editore. La mostra rivaluta il suo lavoro in un momento in cui molti giovani artisti e artiste lavorano in modo transdisciplinare e rigenerativo tra arti visive e applicate. Il titolo della mostra è preso in prestito da Il Peso del Concreto (1968), un libro fondamentale che presenta i primi lavori grafici di Gribaudo, insieme a un’antologia di poesia concreta a cura del poeta Adriano Spatola. Al centro di questa pubblicazione e dell’esposizione c’è l’emblematica serie di Logogrifi che l’artista ha sviluppato a partire dagli anni Sessanta, passando da rilievi su carta assorbente a rilievi in legno e polistirolo. Nel corso della sua vita, i Logogrifi hanno costituito un rapporto strettamente intrecciato con l’attività di creatore di libri, nonché con la sua fascinazione per i nuovi processi di stampa industriale, i caratteri tipografici, i giochi linguistici e le matrici a rilievo. Basati su enigmi linguistici o visivi, i Logogrifi sono simili a puzzle o a rompicapo che prevedono la formazione di nuove parole cambiando la lettera iniziale. Nell’interpretazione di Gribaudo, un Logogrifo oscilla tra leggibilità e astrazione, a volte tendendo verso forme leggibili e altre volte scalando il mondo enigmatico in cui immagine e linguaggio si fondono. Comprendendo elementi tipografici (testuali, figurativi e topografici), The Weight of the Concrete annuncia l’emergere di una nuova grammatica e, di conseguenza, di nuove forme di lettura. Partendo da rilievi acromatici su carta assorbente, trasformandosi in rilievi in legno e polistirolo e culminando infine in pezzi cromatici con inchiostro tipografico, le opere in mostra interrogano i modi in cui forma, linguaggio e materia continuano a modellarsi e ridefinirsi a vicenda. Gli esperimenti associativi di Gribaudo con le tecnologie di stampa sono nati dalla sua dedizione per la pubblicazione di monografie di artisti suoi contemporanei, come Francis Bacon, Giorgio de Chirico, Jean Dubuffet, Marcel Duchamp e Lucio Fontana, nonché dal suo interesse per la stampa popolare, verso giornali, dizionari, atlanti e libri per bambini. Per evidenziare questa relazione tra la sua attività artistica e quella editoriale, la mostra presenta una selezione unica di pubblicazioni rare e materiali d’archivio di Gribaudo. La scenografia della mostra è stata realizzata dall’artista italiano Davide Stucchi, che opera nel campo delle arti visive, del design, della moda e della scenografia. L’approccio artistico e gli interventi di Stucchi riecheggiano e amplificano quelli di Gribaudo, utilizzando oggetti ready-made e materiali prodotti industrialmente. La mostra comprende anche un programma sonoro che si concentra sulla vocalizzazione della poesia sperimentale, per esplorare da una nuova prospettiva le combinazioni di arte visiva, poesia, stampa e design di Gribaudo. The Weight of the Concrete sarà accompagnato da una pubblicazione che reinterpreta Il Peso del Concreto (1968) di Gribaudo e Spatola, fondendo l’opera di Gribaudo con una nuova antologia di poesia concreta e sperimentale storica e contemporanea. Pubblicato da Axis Axis e Grazer Kunstverein, l’uscita è prevista per l’estate del 2024.
  • L'evento si tiene dal 10 Mag 2024 al 30 Lug 2024
    Giovanni Frangi torna con “Du côtè de chez Swan” ad esporre presso la Galleria Antonella Cattani contemporary art, dopo la mostra Urpflanze del 2017, con una serie di opere concepite e create per l’occasione. “C’è un po' di Proust nella vita di ciascuno di noi, tra nostalgia del passato e la ricerca di nuove strade” esordisce Giovanni Frangi che, per la sua personale, ha ripreso il titolo del romanzo di Marcel Proust “Du côtè de chez Swann”, trasformando il nome proprio di uno dei protagonisti - Swann in Swan, ovvero il cigno – vero protagonista della mostra. Sulle tele di tessuto dal colore blu profondo, sfilano come in una sequenza filmica, i cigni dal piumaggio bianco candido, richiamandosi l’uno all’altro per poi disegnare insieme una storia dalle variabili infinite. Frangi sceglie di dipingere un animale simbolico per eccellenza, un soggetto iconico come il cigno che, da tempo immemore, affascina l’uomo continuando ad essere fonte di ispirazione. Il motivo di questa scelta non riguarda però solo l’immagine di questo maestoso volatile ma bensì il suo portamento dal quale dipende ogni suo movimento. Catturare il senso del movimento attraverso la pittura può aprire a molteplici visioni ed è proprio in questa direzione che Frangi ha lavorato alla mostra con un occhio agli studi sul movimento del noto fotografo Eadweard Muybridge che dal 1878 hanno interessato ed influenzato molti artisti: dal Cubismo degli anni Dieci a Francis Bacon, fino all’arte cinetico-programmata degli anni Sessanta. E’ infine la vita relazionare stessa dell’uomo, basata sul movimento inteso come lo strumento principale per l’interazione con ambiente ed esseri viventi ad interessare l’artista milanese. Nella mostra Du côtè de chez Swan ci muoviamo accanto ed assieme alle immagini dei cigni mentre ogni loro movimento si disegna nell’acqua. E’ una narrazione visiva intesa a mettere in movimento sensazioni altre che possiamo scoprire e percepire proprio seguendo il percorso dei cigni.

Inserisci i tuoi eventi sul primo e più amato calendario di eventi dell'Alto Adige!

HAI GIÀ UN ACCOUNT?

ACCEDI

NON HAI ANCORA UN ACCOUNT?

Non perderti i migliori eventi in Alto Adige!

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER SETTIMANALE

Vuoi vedere i tuoi eventi pubblicati sul nostro magazine?

RICEVI UN AVVISO AL MESE PER LA CHIUSURA REDAZIONALE

Vuoi promuovere i tuoi eventi o la tua attività? Siamo il tuo partner ideale e possiamo proporti soluzioni e pacchetti su misura per tutte le tue esigenze.

VAI ALLA SEZIONE PUBBLICITÀ

CONTATTACI DIRETTAMENTE

INSIDE EVENTS & CULTURE

Magazine mensile gratuito di cultura, eventi e manifestazioni in Alto Adige-Südtirol, Trentino e Tirolo.
Testata iscritta al registro stampe del Tribunale di Bolzano al n. 25/2002 del 09.12.2002 | Iscrizione al R.O.C. al n. 12.446.
Editore: InSide Società Cooperativa Sociale ETS | Via Louis Braille, 4 | 39100 Bolzano | 0471 052121 | Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..