Christian Martinelli - Confini - Pubblicato da martin_inside

0
×

Attenzione

Questo evento è terminato, rimani connesso per nuovi eventi

Informazioni evento

“Confini” appartiene al ciclo di opere 00A, una serie di progetti decennali in cui l’artista utilizza la fotografia come mezzo, fine, o testimone di tematiche a lui care.
“La lunga striscia di sabbia” che Pier Paolo Pasolini realizzò nel 1959 ritraendo l’Italia da Ventimiglia a Trieste è una fonte di ispirazione del viaggio solitario lungo sei mesi che Martinelli ha intrapreso. Nell’arco di cinque anni ha percorso circa 20.000 chilometri, restituendo l’intero periplo dell’ Italia attraverso 70 immagini monotipo.
Le immagini sono realizzate con il “cubo”, un oggetto che è sia macchina fotografica progettata dell’ artista, sia opera installativa, che cattura e al contempo riflette il paesaggio.
“Confini” nasce dalla necessità che l’artista ha di confrontarsi con il tema dell’appartenenza a un territorio; come l’animale segna il “suo” spazio, delimitando il proprio confine così l’essere umano disegna linee su mappe geografiche. L’atto simbolico di posizionare il “cubo” all’interno del paesaggio al confine diventa per l’artista la modalità per tracciare il suo passaggio.
Martinelli non concepisce il confine come “fine”, semmai come “inizio” e lo rappresenta con immagini, in cui le sue linee si amalgamano.
Attraverso i lunghi tempi di esposizione la linea dell’ orizzonte si perde creando un continuum tra i tratti della morfologia del paesaggio reale. Rispetto a Pasolini, Martinelli sposta l’attenzione dal contesto antropologico a quello naturale dei “confini”. Non è dunque una rappresentazione documentaristica dei luoghi, bensì una riflessione, una ricerca intima della poetica del paesaggio. L’artista restituisce immagini dalle innumerevoli sfumature cromatiche, ascrivibili più a un dipinto che a una immagine fotografica. Come le marine astratte di William Turner anche le immagini realizzate dall’ artista sono opere uniche e irripetibili.
Carla Cardinaletti e Christian Martinelli

Tags

Contatti :

Date e orari evento :

L'evento si tiene dal 24 Set 2019 al 26 Ott 2019

Note sugli orari :

mar/Di – ven/Fr h. 15:00 – 19:00
sab/Sa h. 10:00 – 12:00

Potrebbe interessarti anche :

  • L'evento si tiene dal 11 Ott 2025 al 01 Mar 2026
    Museion presenta una retrospettiva dedicata all’opera della celebre artista francese Nicola L. (Marocco, 1932 - Stati Uniti, 2018). La mostra rappresenta un’occasione unica per esplorare la pratica multidisciplinare dell’artista, che si manifesta in una sorprendente varietà di linguaggi: dalla scultura al collage, dalla pittura al disegno, fino alla performance e al film. Nicola L. – I Am The Last Woman Object è la prima mostra museale dell’artista in Italia e la più ampia mai realizzata fino ad oggi. Dalla metà degli anni sessanta, Nicola L. ha sviluppato un’opera tanto giocosa quanto radicale, permeata da ideali di uguaglianza, collettività, e da uno spirito sovversivo. La sua pratica – spesso associata alla Pop Art, al Nouveau Réalisme, al femminismo e al design – intreccia anche temi quali la cosmologia, la spiritualità, la sessualità, l’ambientalismo e la resistenza politica. Nicola L. dedica gran parte della sua vita – trascorsa tra Parigi, Bruxelles, Ibiza e New York – a un “ammorbidimento” degli spazi domestici e urbani, spinta dal desiderio di connettersi con altre persone e con ambienti in continuo cambiamento. Le sue sculture antropomorfe di grandi dimensioni, progettate come mobili funzionali, sono gli esempi più noti della sua riflessione umoristica e acuta sui ruoli di genere tradizionali e sui rapporti di potere quotidiani all’interno della sfera domestica. Confondendo i confini tra arte e vita, l’artista ha illuminato gli ambienti con lampade a forma di occhi e labbra e ha creato una vasta serie di “chaise longue” in forme morbide e flessibili, rappresentanti figure umane giganti, piedi e mani. Opere celebri come Little TV Woman: “I Am the Last Woman Object” (1969) o le Femmes Commodes (1969–2014) – armadi in legno dipinto a forma di silhouette femminili stilizzate, le cui parti del corpo si aprono come cassetti – offrono una critica audace all’oggettificazione della donna. Il suo leitmotiv di penetrare i confini imposti dalla società si manifesta con particolare evidenza nelle tele di grande formato, con teste, maniche o gambe di pantaloni. Conosciuti come “pénétrables”, questi lavori consentono alle persone di calarsi fisicamente e simbolicamente in altri corpi e ruoli – come quello del sole, della luna o del cielo – ed esprimono la visione olistica e non egocentrica del mondo, tipica di Nicola L. Questo concetto è stato ampliato in una serie di altre opere interattive in cui più partecipanti indossavano impermeabili, mantelli, tappeti e ambientazioni fittizie. L’esempio più significativo è la sua emblematica Fur Room (1970/2020), una ricostruzione della quale sarà accessibile in mostra. Una selezione di questi straordinari lavori è esposta in mostra insieme a documentazione d’archivio delle sue performance, che illustrano l’intento dell’artista di creare nuovi spazi di solidarietà per l’azione collettiva. Molte di queste opere partecipative, immersive e performative – come il fondamentale Red Coat (1969) – nascono dall’idea utopica dell’artista di generare un corpo collettivo, una “stessa pelle per tutte e tutti” – indipendentemente dalla classe sociale, dall’etnia, dal genere o da altri fattori troppo spesso alla base dell’esclusione sociale. La mostra mette inoltre in risalto la diversità della pratica artistica dell’artista, che spazia dai disegni ai romanzi grafici, dai collage ai film sperimentali. Alcune delle sue opere sono dedicate a figure influenti, tra cui l’attivista per i diritti civili Abbie Hoffman e altre voci fuori dal coro, come si nota nella serie Femmes Fatales (2006), collage su lenzuola che commemorano nove celebri donne la cui vita è stata tragicamente interrotta, tra cui Frida Kahlo, Marilyn Monroe e Billie Holiday. La retrospettiva riunisce oltre ottanta opere realizzate nell’arco di cinque decenni, all’interno di uno spazio espositivo progettato dallo Studio Manuel Raeder. Seguendo l’approccio giocoso e spaziale di Nicola L., la scenografia offre uno sguardo vivace sui luoghi dei suoi interventi: dalla dimensione domestica ai contesti urbani internazionali. Come parte della nuova linea di ricerca di Museion intitolata THE SOFTEST HARD, la mostra esplora l’arte come pratica urbana e sociale di resistenza non violenta. In un presente segnato da guerre, violenze diffuse e democrazie minacciate, la forza urgente delle forme di protesta morbide di Nicola L. si rivela nella sua opposizione radicale, lontana da una visione egocentrica del mondo, e nel suo ottimismo contagioso, sempre orientato alla ricerca di amore e connessione. Pubblicazione: La mostra è accompagnata da una monografia illustrata che raccoglie nuovi saggi critici e testi dedicati ai principali nuclei dell’opera dell’artista, pubblicata da Lenz Press, Milano, in collaborazione con le quattro istituzioni partner. Nicola L. Nata da genitori francesi a El Jadida, in Marocco, nel 1932, Nicola L. ha studiato presso l’École des Beaux-Arts e ha vissuto principalmente tra Parigi, Bruxelles, Ibiza e New York, fino alla sua morte a Los Angeles nel 2018. Negli ultimi anni, il suo lavoro è stato riscoperto attraverso una mostra personale al SculptureCenter di New York (2017) e incluso in importanti mostre collettive come Elles, Centre Pompidou, Parigi (2009); Liverpool Biennial (2014); The World Goes Pop, Tate Modern, Londra (2015); Made in L.A. 2020: A Version, Hammer Museum, Los Angeles; She-Bam Pow Pop Wizz! The Amazons of Pop, MAMAC, Nizza (2021); Future Bodies From a Recent Past – Sculpture, Technology, and the Body since the 1950s, Museum Brandhorst, Monaco di Baviera (2022); e HOPE (2023) a Museion. Le sue opere fanno parte di numerose collezioni pubbliche, tra cui Centre Pompidou, Parigi; Cooper Hewitt, Smithsonian Design Museum, New York; Design Museum Brussels; Frac Bretagne, Rennes; Gallery of Modern Art, Glasgow; MHKA, Anversa; MAMCO, Ginevra; e Museion, tra le altre istituzioni.
  • L'evento si tiene dal 13 Gen 2025 al 31 Dic 2025
    Grazie alle cartoline della Collezione Gaetano Sessa e alla collaborazione con musei, archivi ed enti del territorio, la mostra si propone di ripercorrere la storia del quartiere Europa-Novacella: dalla campagna fatta di vigneti attorno allo storico complesso di Maria Heim, alla costruzione del rione Littorio. Dal dopoguerra con l’inaugurazione della Fiera di via Roma e il padiglione numero uno trasformato in palaghiaccio fino alle prime scuole e ai pomeriggi nelle sale cinematografiche. Un viaggio dalla fine del XIX secolo ai giorni nostri.
  • L'evento si tiene dal 08 Dic 2025 al 20 Dic 2025
    Camilla Prey, nata a Weimar (Germania) e cresciuta a Egna, è un’artista multidisciplinare. Ha una formazione in arti applicate, acquisita grazie ai suoi studi di gioielleria contemporanea a Lisbona e Tallinn. Dal 2022 è iscritta all’Accademia di Belle Arti di Monaco di Baviera. How many scales on the eye? è la sua prima mostra personale in Alto Adige. Il termine inglese “scale” significa misura, bilancia e scaglia, aprendo così un ampio spettro tra percezioni, misurazioni e metamorfosi. Le opere si muovono tra equilibrio e rovesciamento, tra stabilità e transitorietà. Cera, metallo, bilance, luce e cerchi creano un sistema fluido e non incentrato su un risultato, ma sulle immense possibilità in continuo mutamento. La mostra ruota attorno a questioni di visioni, misurazioni e tempo: comprensioni e stratificazioni, il rapporto tra l’osservazione e ciò che essa produce, e il momento in cui tempo e materia si sovrappongono. Le opere di Camilla Prey non intendono raffigurare questi concetti – li rendono fisici attraverso la loro presenza. I materiali entrano in relazione, dialogano tra loro, reagiscono. Gli spazi intermedi, le giunture e i punti di contatto si attivano a vicenda. Accanto a elementi fusi e modellati compaiono anche ready-made: oggetti della vita quotidiana il cui significato muta in nuovi contesti. Recano tracce di usura e memoria, che però non vengono raccontate, bensì tradotte in altre relazioni. Processi, frammenti e transizioni non sono disturbi, ma parte della forma. All’inaugurazione, la mostra viene attivata da un dialogo a due voci, una sorta di “calibrazione della percezione”. Due voci si muovono attraverso il linguaggio come uno strumento di misura: narrano di visione, peso, memoria e luce, e di ciò che accade quando la percezione diventa materia. Le voci cambiano ruolo, spostano i toni e annullano le gerarchie tra uomo e sistema, materia e ombra. How many scales on the eye? apre uno spazio che mette in discussione gli strumenti della nostra percezione. Testo: Léa Manoussakis di-Bona

Inserisci i tuoi eventi sul primo e più amato calendario di eventi dell'Alto Adige!

HAI GIÀ UN ACCOUNT?

ACCEDI

NON HAI ANCORA UN ACCOUNT?

Non perderti i migliori eventi in Alto Adige!

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER SETTIMANALE

Vuoi vedere i tuoi eventi pubblicati sul nostro magazine?

RICEVI UN AVVISO AL MESE PER LA CHIUSURA REDAZIONALE

Vuoi promuovere i tuoi eventi o la tua attività? Siamo il tuo partner ideale e possiamo proporti soluzioni e pacchetti su misura per tutte le tue esigenze.

VAI ALLA SEZIONE PUBBLICITÀ

CONTATTACI DIRETTAMENTE

INSIDE EVENTS & CULTURE

Magazine mensile gratuito di cultura, eventi e manifestazioni in Alto Adige-Südtirol, Trentino e Tirolo.
Testata iscritta al registro stampe del Tribunale di Bolzano al n. 25/2002 del 09.12.2002 | Iscrizione al R.O.C. al n. 12.446.
Editore: InSide Società Cooperativa Sociale ETS | Via Louis Braille, 4 | 39100 Bolzano | 0471 052121 | Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..