Papa George vocals, guitar
Michele Borsoi piano
Mauro Tolot bass
Vincenzo Barattin drums
Aggressiva, grintosa e viscerale, dolce e suadente: la chitarra di Papa George è tutto questo nel suo viaggio Blues. Ma è anche il ponte fra la sua anima e quella degli ascoltatori. Attraverso atmosfere sinuose e allo stesso tempo taglienti, un bottleneck che scivola sulle corde evocando le note e le atmosfere del Delta del Mississippi conduce al boogie martellante e solido di un’elettrica che grida il sound di Chicago. Inserito nella Blues Hall of Fame come "Master Blues Artist".
Art Directors: Michael Lösch & Helga Plankensteiner
Il concerto comincia alle ore 21:30 al Laurin Bar.
Supplemento di 12 Euro sulla prima consumazione a partire dalle 21:00.
Info e prenotazione tavolo: Laurin Bar, T 0471 311 570
mercoledì 12 marzo ore 20:30 *
Bolzano, Teatro Cristallo
via Dalmazia 30
durata: 1 h e 15 min
con Ar An Talamh e Clover Danze Irlandesi
Un concerto di sonorità che spaziano, con versatilità ed eleganza, da ballate vocali a performance strumentali. A completare il viaggio nelle tradizioni dell'Isola di Smeraldo, un gruppo di danzatrici si esibirà in coreografie con passi leggeri e con passi al ritmo delle heavy shoes, le scarpe che hanno permesso la nascita del tap dance d'oltreoceano. Danze e musiche coinvolgenti che intrecciano linguaggi appartenenti alla tradizione irlandese, mantenendo il perfetto equilibrio con l'innovazione.
* Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria tramite Eeventbrite
I defunti escono dalle loro tombe e danzano: nel 1960, Dmitrij Šostakovič va a Dresda per recarsi sul set in cui si gira il film sulla distruzione della città “Cinque giorni e cinque notti”, per il quale deve comporre le musiche. Le cose andranno diversamente: “Per quanto abbia provato a convertire gli abbozzi musicali per il film, finora non ci sono riuscito. Ho invece scritto un quartetto che non serve a nessuno ed è ideologicamente riprovevole. Ho pensato che, dovessi morire prima o poi, non ci sarà nessuno che scriverà un’opera dedicata alla mia memoria”, riferisce il 19 luglio all'amico Isaak Glikman. Poco prima aveva ceduto alla pressione delle autorità sovietiche e aveva aderito al partito comunista. La reazione creativa a questo passo è l’ottavo quartetto per archi “in memoria delle vittime del fascismo e della guerra”. L’op. 110 – una macabra autobiografia senza parole – è composta quasi interamente da citazioni tratte dalle proprie opere, dal “Crepuscolo degli dei” di Wagner, da una canzone della rivoluzione e dalla sesta sinfonia di Čajkovskij. Il direttore e violista Rudolf Barshai arrangia questo patchwork musicale per orchestra d’archi e presenta la partitura a Šostakovič. “Gli è piaciuta molto, e con il senso dell’umorismo che lo contraddistingue ha esclamato con slancio: ‘Be’, è più bella dell’originale. Daremo un nome nuovo al pezzo: Sinfonia da camera op. 110a.’” Anche i due brani con cui inizia questo concerto sono arrangiamenti: nel 1888, Pëtr Čajkovskij riarrangia per orchestra e violoncello il “Nocturne” della sua prima raccolta di composizioni per pianoforte, che risale al 1873. Nel 1876, il violoncellista nonché professore al Conservatorio di Mosca Wilhelm Fitzenhagen commissiona a Čajkovskij un brano per violoncello. Il compositore produce le “Variazioni su un tema rococò”, a tutti gli effetti un omaggio stilistico a Mozart. Successivamente il committente modifica la parte solistica e cambia la struttura dell’opera. Čajkovskij autorizza questa versione, che viene eseguita per la prima volta nel 1877 a Mosca, con Fitzenhagen al violoncello.
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