Quando il ventiduenne norvegese Johan Svendsen si ritrova senza soldi in pieno inverno a Lubecca, decide di rivolgersi al console svedese-norvegese Carl Fredrik Leche affinché gli conceda un prestito e provveda al suo sostentamento. Il console è talmente entusiasta del suo virtuosismo al violino che gli procura una borsa di studio presso il Conservatorio di Lipsia in cui ha studiato anche il connazionale Edvard Grieg. Le sue opere diventano successi mondiali. La musica di Svendsen invece è – a torto – quasi assente nel repertorio concertistico del XX secolo. La sua seconda sinfonia viene eseguita per la prima volta nel 1876 a Kristiania (Oslo). Svendsen, a cui Grieg riconosce “un modo davvero brillante di trattare l’orchestra”, è a quel punto un direttore d’orchestra e compositore riconosciuto, in grado di ottenere nei suoi lavori effetti sonori straordinari. Con la sua Quarta sinfonia, nel 1885 Brahms si lascia il “gigante” Beethoven alle spalle: compattando in modo pressoché ineguagliabile il materiale musicale di fondo, avvinghiando tra loro i movimenti e combinando elementi arcaici e moderni, si spinge ai limiti di ciò che è possibile nel XIX secolo. Il compositore non si lascia scomporre nemmeno dalle critiche e dalle dimostrazioni di riprovazione dei sostenitori “neotedeschi” di Wagner in occasione della prima: “Quale che sia il pasticcio in cui mi sono infilato, me la caverò. I contestatori nel parterre mi fanno un baffo”.
Uno sguardo al passato senza trascurare il presente: l’Intermezzo di Caroline Shaw del 2011 si rifà al quartetto per archi op. 77/2 di Haydn giocando con le forme del XVIII secolo. La musica si spinge però “oltre”, come spiega la compositrice, cantante e violinista americana, che nel 2013 è stata la più giovane vincitrice della storia ad aggiudicarsi il premio Pulitzer per la musica. “Poveri i musicisti che usano sempre gli stessi vecchi suoni – i posteri li dimenticheranno. Méhul di certo non è tra loro: è in tutto e per tutto il primo compositore romantico!”, constata il Marquis de Condorcet nel 1793 nella “Chronique de Paris”. Étienne-Nicolas Méhul – la cui prima sinfonia fu eseguita il 12 marzo 1809 – fa carriera con la sua musica rivoluzionaria e diventa uno dei compositori di scena di maggior successo in Francia. Nel 1801 e 1802 Beethoven – sostenitore degli ideali della Rivoluzione francese nonché ammiratore di Méhul – scrive la sua seconda sinfonia e sconvolge le abitudini degli ascoltatori. “Siamo abituati ai lavori di Haydn e Mozart”, così un recensore commenta ancora nel 1811 la sinfonia, aggiungendo che non c’è da stupirsi “se questi strani prodotti di Beethoven, tanto distanti dalla musica usuale, non riescono in generale a produrre effetto sull’ascoltatore.”
Un’esperienza musicale in un luogo ricco di storia...
La famosa artista giapponese ci conduce, con la sua voce e il suono avvolgente del koto, fino al lontano e misterioso Giappone. Ma non solo: anche in un viaggio emozionante attraverso il tempo, le culture e i generi.
Al termine del concerto sarà possibile partecipare ad una cena orientale nell'osteria del castello: un’occasione perfetta per incontrare personalmente l’artista e il direttore artistico della serata Manfred Bernard.
Costi:
Concerto gratuito, cena dalle ore 20:30 a 27€/persona (bevande escluse)
Info:
Prenotazione richiesta per entrambi (per la cena entro il 9.12.2025)
runkelstein@runkelstein.info 0471/329808
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