ATERBALLETTO - Pubblicato da martin_inside

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Informazioni evento

La danza contemporanea in due emozionanti coreografie

Upper-East-Side
coreografia Michele Di Stefano
musica Lorenzo Bianchi Hoesch
luci Carlo Cerri

Rain Dogs
coreografia Johan Inger
musica Tom Waits
scene e costumi Johan Inger
luci Peter Lundin

Capace di esplorare le più diverse espressioni del linguaggio coreografico contemporaneo, applaudito nei principali palcoscenici dei più importanti teatri e festival internazionali, Aterballetto, compagnia fondata nel 1979, si è imposto nel corso degli anni come la prima realtà stabile di balletto al di fuori delle fondazioni liriche.
In questa occasione, Aterballetto propone una serata composta da due coreografie, Upper East Side e Rain Dogs.
Upper East Side è firmata da Michele Di Stefano, insignito del Leone d'argento alla Biennale Danza nel 2014. Laureato in letteratura tedesca e appassionato di musica punk, Di Stefano si è avvicinato alla danza per curiosità. La ricerca coreografica in Upper East Side lo ha portato ad indagare temi sul pensiero geografico allo scopo di esplorare un mondo architettonico che è risultato essere il movimento. Continue accelerazioni e sfaldamenti, composizioni e ricomposizioni, entrate ed uscite creano una coreografia unica, arricchita dalle musiche originali di Lorenzo Bianchi Hoesch e dalle luci di Carlo Cerri.
Rain Dogs è fra le recenti creazioni dello svedese Johan Inger e porta in scena il desiderio dello stesso coreografo di affrontare temi non nuovi attraverso atmosfere e sensazioni, in qualche modo, “altre”. L’immagine da cui prende forma Rain Dogs è quella di un cane, che addentratosi oltre i suoi soliti confini perde improvvisamente la strada del ritorno, poiché la pioggia ne ha cancellato le tracce. La solitudine e lo smarrimento si manifestano attraverso le più diverse sfumature, con ironia e drammaticità, con leggerezza e disperazione.
La voce roca del cantautore statunitense Tom Waits fa da colonna sonora alle evoluzioni di nove danzatori. La scelta di Tom Waits non è causale «c’è un carattere esotico nella sua musica» racconta lo stesso Inger «che richiama gli Stati Uniti di Charles Bukowski. C’è un odore, ci sono dei colori che la sua voce riesce a catturare e che ci portano – come ascoltatori – a fare molte associazioni. Ho sentito che la sua voce funzionava bene con il mio movimento e il mondo che immaginavo; ho sentito che le sue storie e i suoi ritmi erano in sintonia con il mio linguaggio e con la mia idea».

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