"Makin' Whoopee"
Trombettista superstar incontra quartetto d’archi
Quando il repertorio storico di un quartetto d’archi non contempla opere di Beethoven, Schubert o Bartók, ma invece brani come “Birdland” dei Weather Report, vale sicuramente la pena di ascoltare con attenzione. Che si tratti dei Radiohead, di “Strange Fruit”, di un omaggio alla Mahavishnu Orchestra, di “Moon River” o dell’uso della voce e dell’elettronica: una formazione che, come il radio.string.quartet, attinge a fonti di ispirazione tanto diverse da sfidare senza mezzi termini la rigida classificazione dei generi, è in grado di riservare molte sorprese. Lo sa bene il talentuoso e poliedrico Thomas Gansch, con il quale abili contaminazioni ed esplorazioni sonore di questo calibro trovano la loro adeguata corrispondenza. In questo inconsueto ed emozionante incontro non mancherà certo la dinamite.
Thomas Gansch: tromba, flicorno
radio.string.quartet:
Bernie Mallinger: violino
Igmar Jenner: violino
Cynthia Liao: Viola
Sophie Abraham: Cello
„Swinging strings“
Swing gitano con ritmi latini, classici e rock
Lo stile di Joscho Stephan caratterizza il moderno swing gitano come nessun altro: con il suo tono autentico, armonica raffinatezza e sensibilità ritmica, ma soprattutto con una tecnica solistica da mozzare il fiato, Stephan si è conquistato una reputazione straordinaria sulla scena chitarristica internazionale. Come nessun altro, sa distinguersi nella moltitudine degli attuali adattamenti del gypsy swing che, oltre a numerose interpretazioni dei classici, combina con il repertorio latino, la musica classica e il rock. Questo dimostra la forza di Stephan come visionario creativo.
Del suo attuale trio fanno parte Sven Jungbeck (chitarra ritmica) e Volker Kamp (contrabbasso). Il terzetto è in tour con questa formazione dal 2018 e da allora si è esibito in numerosi concerti (tra gli altri in Germania, Italia, Portogallo, Spagna, Ungheria, Croazia, Svizzera, Lussemburgo ed Estonia).
Joscho Stephan: chitarra solista
Sven Jungbeck: chitarra ritmica
Volker Kamp: contrabbasso
Conclude la stagione dell’Orchestra Haydn la Quinta Sinfonia di Mahler diretta da Michele Mariotti. Oggi forse la più nota e amata delle sinfonie mahleriane, la Quinta nasce nelle estati del 1901 e 1902 in un momento particolarmente felice per il compositore. A quarant’anni appena compiuti, la direzione dell’Opera di corte di Vienna e dei Wiener Philharmoniker, pur lasciandogli poco tempo per comporre, lo confermava uno dei più importanti direttori d’Europa; la sua musica cominciava finalmente a circolare e ad ottenere i riconoscimenti tanto desiderati; la situazione economica volgeva al meglio e Mahler poté permettersi l’acquisto di una villa a Maiernigg, sul Wörthersee in Carinzia; nel 1901 conobbe Alma Schindler, molto più giovane di lui, e a marzo del 1902 i due si sposarono. Anche la creazione della Quinta Sinfonia fu piuttosto lineare, ma il successo che oggi la circonda non deve ingannare: accolta tiepidamente alle prime esecuzioni, Mahler tornerà insistentemente sulla Sinfonia fino ai suoi ultimi mesi di vita. La struttura della Sinfonia viene convenzionalmente divisa in tre parti dal carattere ben distinto, di cui la prima è composta dalla Marcia funebre iniziale e dal seguente “Stürmisch bewegt”. Questi due movimenti sono quasi un’endiadi: il primo tempo si apre su un richiamo della tromba alla Generalmarsch dell’esercito austroungarico, per poi procedere come una terrificante marcia funebre, che anticipa il carattere e il materiale tematico del secondo movimento. Completamente diversa l’atmosfera dello Scherzo, in cui il corno assume un ruolo spiccatamente solistico in un movimento vivace e danzante, che ondeggia tra Ländler popolareggianti ed eleganti valzer. La terza parte, più eterogenea, affianca il famosissimo Adagietto all’elaborato Rondò finale, in cui frammenti dei movimenti precedenti riemergono in una densa e turbinante scrittura polifonica.
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