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WILHELM SENONER - Controtempo - Pubblicato da martin_inside

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  • Str. Arnaria 9, Ortisei, BZ
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Informazioni evento

All’Uomo col gallo (Pietro), una sua nuova creazione, Wilhelm Senoner affida la sintesi delle sue riflessioni sul“controtempo”. Il gallo è infatti simbolo arcaico del tempo: canta al sorgere del sole, non potrebbe fare altrimenti; segna il tempo e vi è soggetto. Non così l’uomo, che nel momento di ogni sua decisione diventa signore del tempo, ne spezza il ritmo.

Il nome – Pietro – richiama una figura storica in cui si addensano tutte le umane contraddizioni: è un personaggio controverso, in lui non trovano spazio zone grigie, ma o il bianco o il nero. Quest’Uomo rivela però anche un altro tema fondamentale per l’artista: nel suo gesto di cura e custodia, ci invita a rinnovare un atteggiamento di concordia nei confronti della natura. Rispettare il ritmo naturale degli opposti vuol dire cercare l’armonia. NelMestiere di vivere Pavese lo esprime così: “Tutta l’arte è un problema di equilibrio fra opposti”.

Contatti :

Date e orari evento :

L'evento si tiene dal 29 Giu 2019 al 12 Ott 2019

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    Colori itineranti - Mili Schmalzl Partire per trovare la libertà. Allontanarsi da casa propria per imparare cose nuove su sé stessi. Cos'è l'arte se non un costante cambiamento? Il viaggio diventa simbolo di sviluppo, di movimento. Questo non stare mai fermi è una caratteristica dell'attività artistica di Mili Schmalzl. Nelle sue direzioni stilistiche, ha sempre sempre dimostrato il coraggio di provare tecniche nuove, senza temere di perdere ciò che aveva e senza voler conservare una forma come assoluta. La sua arte è una ricerca costante; tra schizzi, opere compiute e opere forse non del tutto finite, si riconosce una mano raffinata, più incline a sperimentare colori e forme in movimento che a un concetto finito e compiuto. Le opere di Mili Schmalzl danno l'impressione che il quadro si estenda ancora di più e che si sia incoraggiati a pensare oltre la cornice. La pagina è troppo piccola per questi colori itineranti, che quindi occupano spazio nella nostra testa. C'è anche movimento tra i colori stessi. Si confondono l'uno con l'altro, si mescolano con la superficie o coprono ciò che c'è sotto. Parliamo anche della difficoltà di ottenere la libertà di espressione. Soprattutto se consideriamo i tempi in cui Mili Schmalzl è cresciuta. Leggendo la biografia, veniamo a conoscenza dei momenti di coraggio e di forza dell'artista per condurre una vita secondo la sua passione. Ad esempio, si legge che sbagliò deliberatamente un lavoro che doveva consegnare per l'esame finale di sartoria. Questo atto si può leggere come atteggiamento di ribellione, poiché quella formazione non era scelta sua. Purtroppo, la società a quel tempo si regolava a seconda del clero e il prete era appositamente andato a visitare i genitori della ragazza per convincerli di non mandare la propria figlia alla scuola d’arte. Però quando intravvidero la disperazione, la mandarono dal doratore Christian Delago per imparare le conoscenze di base della pittura. Più tardi andò via dalla valle per studiare alla Scuola Beato Angelico a Milano e tra il 1941 e il 1943 all’Accademia di Stoccarda. Sfortunatamente privarono gli anni di guerra la giovane artista dell'opportunità di approfondire la sua formazione. Sebbene qualche anno prima non avesse potuto frequentare la scuola d'arte, al suo ritorno Schmalzl divenne insegnante di pittura e lo rimase fino alla pensione. Questo lavoro le diede grandi soddisfazioni. Gli allievi raccontano che era un'insegnante apprezzata e che i ragazzi le volevano bene. Era interessante per loro imparare le nuove tecniche che Mili Schmalzl creava nel suo studio in Ladinia. Non solo attraverso la scuola, ma anche attraverso la sua presenza nel consiglio direttivo dell’associazione “Circolo artistico di Ortisei”, riceveva impulsi per un'arte innovativa e dava il suo contributo agli altri. Il libro 100 anni Circolo artistico e culturale Ortisei racconta un'epoca di ribellione e di cambiamenti. Nell’anno 1953 vi è una discrepanza tra coloro che avrebbero voluto dare più spazio all'arte e coloro che avrebbero voluto che l'associazione continuasse nella direzione tradizionale delle arti e dei mestieri. Fu probabilmente un momento euforico e drammatico, poiché l'intero consiglio direttivo annunciò le proprie dimissioni per questo conflitto. Da questo contesto nacque tra i membri del ex consiglio, come anche Mili Schmalzl, la volontà di raggrupparsi in un’associazione nuova con visione innovativa, che prese il nome “Ruscel”. Oggi guardiamo i dipinti e gli schizzi di Mili Schmalzl e possiamo perderci nelle sue linee e nelle sue tracce di colore. Il mondo che conosciamo si scioglie e i singoli elementi si mescolano con l'ambiente circostante e diventano un tutt'uno, entrano in simbiosi, diventano un'utopia o una realtà che è più vicina alla nostra vita interiore di quanto non lo sia ciò che vediamo con i nostri occhi. L'arte è bella quando è questo: una porta d'accesso a un giardino di immagini che diventano possibili solo nella nostra testa. Il viaggio come simbolo è stato scelto anche per questo motivo. Attraverso l'arte ci si apre un mondo che può essere vissuto solo con l'immaginazione. Proprio come accade quando siamo in viaggio. Conosciamo noi stessi attraverso paesaggi che cerchiamo di capire perché ancora non li conosciamo. Mili Schmalzl non ha fatto eccezione. Quando era in giro, in viaggio, in vacanza o per corsi di disegno e pittura, portava sempre con sé materiali per creare arte. Così non solo tornava con nuovi quadri e schizzi, ma spesso anche con tecniche, studi e forme nuove. La mostra presenta un numero limitato di opere della produzione artistica di Mili Schmalzl. Poiché la complessità della sua creazione comprende una grande varietà di stili, cicli e progetti diversi, la mostra presenta alcuni dei suoi ultimi dipinti e schizzi astratti, oltre a paesaggi, case e alberi e una selezione di esperimenti di collage. Per ricordare una donna che è stata molto importante per lo sviluppo artistico della valle, vogliamo riconoscerla e onorarla con questa mostra personale. È anche giusto, in questo contesto e in un luogo di cultura di e per i giovani, mostrare le radici a cui la nostra creatività e libertà possono fare riferimento, per dimostrare la responsabilità che abbiamo nel nostro tempo nei confronti delle generazioni future.
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    Nel panorama di continua evoluzione dei social media, il concetto di bellezza ha subito un cambiamento trasformativo ed è diventato un fenomeno sfaccettato e dinamico. Le piattaforme che dominano la nostra vita digitale, come Instagram, TikTok e altre, sono diventate attori potenti nel plasmare e ridefinire gli standard di bellezza della società. La bellezza è soggettiva e si manifesta unicamente nell'occhio di chi guarda. Tuttavia, le idee su ciò che costituisce la bellezza di un corpo, sono principalmente modellate dalla società. La definizione di bellezza cambia continuamente, i principi culturali, le credenze e le mode portano a preferenze e idee nuove. Gli artisti visivi svolgono un ruolo fondamentale nell’illustrare e rafforzare tali valori. Per secoli, le persone hanno creato immagini del corpo. Questo tema si è dimostrato interessante al di là del tempo, ma oggigiorno sta vivendo nuove interpretazioni e prospettive radicali nell'arte contemporanea. Da sempre le persone inventano aiuti per compensare le mancanze, in modo da perfezionarsi per rientrare nella "norma" sociale. Ma cosa significa oggi il termine "normalità", bellezza perfetta? La mostra collettiva "La persona (im)perfetta" propone di osservare attentamente il fenomeno del nostro tempo. Al giorno d'oggi, le persone sono invischiate in una complessa rete di aspettative sociali, guidate dall'influenza incessante di vari media e piattaforme. La natura onnipresente di questi media ha aumentato la pressione di presentare una versione idealizzata di sé stessi. Le piattaforme offrono scorci curati della vita degli altri, spesso mostrando un'esistenza impeccabile. I confronti diventano inevitabili e la ricerca della perfezione è alimentata dal desiderio di essere all'altezza di queste personalità digitali accuratamente realizzate. La citazione di Pablo Picasso "Tra gli uomini ci sono molte più copie che originali" conferma l'inconscia tendenza umana all'appropriazione. La pressione per incarnare l'immagine dell'essere umano perfetto ha raggiunto livelli senza precedenti, portando a una moltitudine di sfide. Un aspetto importante della bellezza nei social media è l'enfasi sull'estetica visiva. Gli utenti utilizzano una serie di filtri, strumenti di editing e miglioramenti fotografici per curare la propria presenza online. Questa tendenza rende sempre più labili i confini tra la realtà e il mondo digitale, dando vita a una versione visivamente alterata della bellezza. L'irraggiungibile ricerca della perfezione si ripercuote sulla salute e sul benessere mentale. Ansia, depressione e dubbi portano a un'immagine distorta di sé e all'alienazione emotiva del proprio io. Il divario tra l'autostima percepita e quella reale si allarga, creando un panorama psicologico difficile. Tuttavia, l'ideale dell'essere umano perfetto non sembra dover rimanere un'utopia ancora per molto: Interventi mirati permettono sempre più di compensare i deficit funzionali del corpo umano e di armonizzarli con gli standard. La linea di demarcazione tra misure sensate che migliorano la qualità della vita individuale e la perdita della cultura della diversità umana sta diventando pericolosamente sottile. In questo scenario moderno, è fondamentale promuovere una cultura che celebri l'autenticità, l'individualità, la diversità e l'accettazione di sé. È importante riconoscere le diverse definizioni di bellezza e accettare l'imperfezione umana. In questo senso, la mostra collettiva intende mettere in discussione le nozioni sociali e collettive e sfidare la standardizzazione della società. Artisti partecipanti: Julia Runggaldier, Marlies Baumgartner, Max Brenner, Paola Grott, Stefan Perathoner, Klaus Rungger, Valeria Stuflesser, Leo Ferdinando Demetz, Josef Kostne e Marko Kostner Valeria Stuflesser: Violenza, femminismo e mondi digitali sono temi che Valeria Stuflesser affronta nel suo lavoro artistico. In special modo interroga la rappresentazione di sé su Internet e gli effetti di essa sulla nostra società. Klaus Rungger: Linee chiare ed energiche delimitano un'immagine umana e danno pochi accenni dell’identità rappresentata. Rungger dissolve la fisicità della persona entrando nelle parti più intime e profonde dell’esistenza. Paola Grott: I dipinti di Paola Grott su carta fatta a mano sono pieni di emozioni. L'artista ci offre profonde interpretazioni dell'immagine umana. Anche l'erotismo trova il suo messaggio, avvolto in un’atmosfera tranquilla e naturale. Stefan Perathoner: Oltre al loro perfetto realismo, le sculture dell'artista mostrano anche tratti animaleschi. Nella nostra epoca altamente sviluppata, conserviamo questa impronta nel nostro essere più profondo. Perathoner allude così alle virtù del potere, dell'orgoglio, dell'invidia, della gelosia e dell'avidità. Marlies Baumgartner: La sua arte è simbolica per questa mostra. Ci mostra il mondo pixellato dei social media con cui comunichiamo al giorno d’oggi. Siamo costantemente confrontati con immagini che spesso non rispecchiano la realtà. Max Brenner: Quanto, il nostro profilo e il nostro comportamento nei social network, hanno ancora a che fare con l'individuo che siamo realmente? Questa è la domanda alla base della serie "TAAX", che mostra diverse foto selfie distorte al di là di ogni riconoscimento. Julia Runggaldier: Runggaldier mette in discussione le tradizionali nozioni sociali collettive e sfida la standardizzazione della società. La sua attenzione spazia dallo sviluppo iniziale di nuove rappresentazioni del corpo alla rivelazione dell'attuale intreccio di persone nella rete di contesti economici e ideologici. Leo Ferdinando Demetz: le sue sculture tematizzano lo stress psicologico a cui le persone sono esposte nell'appropriazione sociale. Le espressioni facciali delle sue figure sono caratterizzate da rassegnazione. Josef Kostner: nel suo lavoro artistico, Kostner si è sempre concentrato su una bellezza che, lontana da qualsiasi estetica, traccia l'essenza della condizione umana. Le sue figure non descrivono persone singole e caratteristiche, ma sono un insieme di sentimenti ed espressioni dell'esistenza. Marko Kostner: L'arte di Kostner non è un'arte di seduzione. Le sue figure nude mostrano una bellezza autentica e naturale che non ha bisogno di essere perfezionata. Egli elogia così l'individualità dell'uomo come ricchezza del creato.