DOLOMIEU – TRANSPRESSURED - Pubblicato da Transart

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Informazioni evento

DOLOMIEU - TRANSPRESSURED ?
SISSA MICHELI
Sissa Micheli Progetto Libretto e realizzazione artistica
Rondon Marcos Remix e sound design
Adam Demetz, Martina Rier, Sabina Montesel, Roman Valentini e Gregor Pasolli Cantanti e performerGeorg Malferrheimer Musica originale

L’opera Dolomieu in tre atti per cantante e orchestra presso i balconi di Ortisei, sorta nella cornice della Mostra Biennale Gherdeina VI – Writing the Montains, curata da Adam Budak e prodotto da Doris Ghetta, Ortisei.
Dolomieu è il contributo di Sissa Micheli alla sesta Biennale Gherdëina del giugno 2018. L’opera mette in scena la storia del geologo Déodat Gratet de Dolomieu, a cui si deve il nome “Dolomiti”. L’approccio in questo caso era soprattutto di natura storica, teatrale e musicale. Per Transart l’artista mette in scena una nuova versione, proiettando Dolomieu in un lontano futuro: su mucchi di rifiuti differenziati, in un processo di compres - sione musicale e di stampaggio la Micheli accatasta strato per strato, come un massiccio roccioso, il suo nuovo, performativo, Dolomieu.



? IMPAKT ?
HERMAN KOLGEN


Recto-Verso, Herman Kolgen Production
Herman Kolgen Visual / Music
Lucas Paris, Pipo, Julien Coll Coding + Electronics

Come si può enfatizzare di fronte al pubblico un violento impatto? La violenza può essere trascesa e resa sublime? A queste domande vuole trovare un risposta Herman Klogen con la sua nuova opera Impakt. Sul palcoscenico un imponente congegno balistico colpisce un bersaglio con dei proiettili. La velocità, la traiettoria e l’impatto dei proiettili vengono analizzati in tempo reale e trasmessi ad un corpo virtuale proiettato nello spazio, che rende visibili gli effetti dei colpi ricevuti. Attraverso manipolazioni dal vivo Kolgen elude gradualmente l’estrema violenza e l’imminente distruzione mettendo il corpo in uno stato di sospensione, assenza di peso, poetica grazia.





VOICES OF SNAKES
A PRELUDE DI E CON AC/BOY, AKA RONDON MARCOS
Voices of Snakes, voci di serpenti, è il titolo del nuovo album del musicista elettronico/sperimentale Rondon Marcos, che sarà pubblicato nel 2018. A Brunico, durante il festival Transart, Rondon ne proporrà una selezione fatta su misura, dove le iniziali, eleganti sonorità ambient si gonfieranno in un lungo crescendo fino ad esplodere in un tripudio di suoni industrial e techno. Da un ascolto ipnotico ad una danza estatica.

Contatti :

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    Camilla Prey, nata a Weimar (Germania) e cresciuta a Egna, è un’artista multidisciplinare. Ha una formazione in arti applicate, acquisita grazie ai suoi studi di gioielleria contemporanea a Lisbona e Tallinn. Dal 2022 è iscritta all’Accademia di Belle Arti di Monaco di Baviera. How many scales on the eye? è la sua prima mostra personale in Alto Adige. Il termine inglese “scale” significa misura, bilancia e scaglia, aprendo così un ampio spettro tra percezioni, misurazioni e metamorfosi. Le opere si muovono tra equilibrio e rovesciamento, tra stabilità e transitorietà. Cera, metallo, bilance, luce e cerchi creano un sistema fluido e non incentrato su un risultato, ma sulle immense possibilità in continuo mutamento. La mostra ruota attorno a questioni di visioni, misurazioni e tempo: comprensioni e stratificazioni, il rapporto tra l’osservazione e ciò che essa produce, e il momento in cui tempo e materia si sovrappongono. Le opere di Camilla Prey non intendono raffigurare questi concetti – li rendono fisici attraverso la loro presenza. I materiali entrano in relazione, dialogano tra loro, reagiscono. Gli spazi intermedi, le giunture e i punti di contatto si attivano a vicenda. Accanto a elementi fusi e modellati compaiono anche ready-made: oggetti della vita quotidiana il cui significato muta in nuovi contesti. Recano tracce di usura e memoria, che però non vengono raccontate, bensì tradotte in altre relazioni. Processi, frammenti e transizioni non sono disturbi, ma parte della forma. All’inaugurazione, la mostra viene attivata da un dialogo a due voci, una sorta di “calibrazione della percezione”. Due voci si muovono attraverso il linguaggio come uno strumento di misura: narrano di visione, peso, memoria e luce, e di ciò che accade quando la percezione diventa materia. Le voci cambiano ruolo, spostano i toni e annullano le gerarchie tra uomo e sistema, materia e ombra. How many scales on the eye? apre uno spazio che mette in discussione gli strumenti della nostra percezione. Testo: Léa Manoussakis di-Bona
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