Filippo Manci spielt ein weihnachtliches Orgelkonzert:
F. Mendelssohn: Sonata op 65 n. 2 in c moll
F. Moretti: Sinfonia sopra il tanto applaudito Inno
J. S. Bach: Wachet auf, ruft und die stimme BWV 645
E. Morricone: Elegia al grande cinema
G. Morandi: Sonata in do minore
F. Manci: Fantasia di Natale ma non solo...
Joyce Elaine Yuille: voice
Julia St. Louis: voice
Joselin St. Aimee: voice
Luca Brighi: voice
Michele Bonivento: piano/organ
Carmine Bloisi: drums
Art Directors: Michael Lösch & Helga Plankensteiner
Questo concerto ci trasporta lontano, nel Sud, nelle piantagioni di cotone degli Stati Uniti, dove i canti accompagnavano gli afroamericani durante il duro lavoro, alleviando la fatica. Questi canti rappresentavano una rielaborazione in chiave cristiana della musica rituale africana. Grazie a Thomas A. Dorsey e al suo impegno, questa musica è stata modernizzata a partire dai vecchi moduli espressivi, senza però tradire la tradizione. Questo sforzo ha portato alla nascita di un nuovo genere: il Gospel.
Il concerto comincia alle ore 21:30 al Laurin Bar.
Supplemento di 20 Euro sulla prima consumazione a partire dalle 21:00.
Info e prenotazione tavolo: Laurin Bar, T 0471 311 570
Che cosa ci fa un compositore danese in un’aula del Conservatorio di Atene? Guarda fuori dalla finestra e compone una musica che – come il carro del sole guidato da Elio nella mitologia greca – “parte” in modo dinamico come crescendo orchestrale e si spegne al crepuscolo “mentre tramonta”. “Quiete e oscurità – poi il sole si alza con un gioioso inno di lode – percorre la sua strada dorata – tramonta quieto nel mare”, è quanto dichiara Carl Nielsen in merito al lavoro che presenta al pubblico concertistico nel 1903. Il compositore danese maestro dell’improvvisazione Niels Viggo Bentzon scrive musica sinfonica neoclassica e brani per pianoforte preparato e scordato, arrangia collages sonori sperimentali, organizza happening del movimento Fluxus, proclama la metamorfosi “forma del nostro tempo” e, con un’opera omnia comprendente 664 numeri d’opus, è tra i più produttivi compositori europei del XX secolo. Nel 1862, secondo alcune fonti perfino già nel 1855, Brahms si appunta le prime note della sua prima sinfonia, ma solo nel 1868 “trova” in Svizzera, nel richiamo di un corno alpino, la melodia che caratterizzerà il movimento finale. La prima nel 1876 è un trionfo, e Brahms è sempre più considerato il successore di Beethoven. Interrogato più avanti rispetto all’“insolita vicinanza” del tema in Do maggiore nel quarto movimento al famoso Inno alla Gioia nella Nona sinfonia, pare abbia risposto: “Assolutamente, e ancora più insolito è che qualsiasi asino se ne accorga subito”.
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