Gli studenti della classe di jazz del Conservatorio regionale tirolese presentano un programma che riflette la vivacità e la varietà di una giovane generazione di musicisti. Con composizioni proprie e brani selezionati dal repertorio dei leggendari Jazz Messengers di Art Blakey, dimostrano con naturalezza come i talenti jazzistici di oggi si muovano tra tradizione e contemporaneità.
Art Directors: Michael Lösch & Helga Plankensteiner
Il concerto comincia alle ore 21:30 al Laurin Bar.
Supplemento di 12 Euro sulla prima consumazione a partire dalle 21:00.
Info e prenotazione tavolo: Laurin Bar, T 0471 311 570
Joyce Elaine Yuille: voice
Julia St. Louis: voice
Joselin St. Aimee: voice
Luca Brighi: voice
Michele Bonivento: piano/organ
Carmine Bloisi: drums
Art Directors: Michael Lösch & Helga Plankensteiner
Questo concerto ci trasporta lontano, nel Sud, nelle piantagioni di cotone degli Stati Uniti, dove i canti accompagnavano gli afroamericani durante il duro lavoro, alleviando la fatica. Questi canti rappresentavano una rielaborazione in chiave cristiana della musica rituale africana. Grazie a Thomas A. Dorsey e al suo impegno, questa musica è stata modernizzata a partire dai vecchi moduli espressivi, senza però tradire la tradizione. Questo sforzo ha portato alla nascita di un nuovo genere: il Gospel.
Il concerto comincia alle ore 21:30 al Laurin Bar.
Supplemento di 20 Euro sulla prima consumazione a partire dalle 21:00.
Info e prenotazione tavolo: Laurin Bar, T 0471 311 570
Direzione D'Orchestra
Hossein Pishkar
Orchestra
Orchestra Haydn di Bolzano e Trento
Programma
Carl Maria von Weber:
Ouverture zu «Oberon» J 306
John Adams:
Shaker Loops
Pëtr Il'ič Čajkovskij:
Sinfonia n. 1 in sol minore, op. 13 "Sogni d'inverno"
L’opera di Carl Maria von Weber “Oberon, or The Elf King’s Oath” viene eseguita per la prima volta il 12 aprile 1826 – solo due mesi prima della morte del compositore – alla Royal Opera House Covent Garden. Nell’Ouverture, ultimata tre giorni prima della prima, si concentrano i temi principali di un avventuroso viaggio esotico che dalla Francia porta a Bagdad passando per Tunisi. “Shaker Loops ricorre agli aspetti per me tra i più affascinanti del linguaggio minimalista: una pulsazione sicura e leggera, ampie armonie e timbri nonché architetture musicali che si formano lentamente”, così John Adams commenta il suo lavoro più popolare, composto – dopo un primo tentativo fallito – nel 1978 come sestetto e arrangiato nel 1983 per orchestra d’archi. Il concetto del loop deriva dall’epoca del nastro magnetico, quando si incollavano tra loro clip musicali come pezzetti di carta. La parola “shake” si riferisce a una tecnica violinistica e alla rituale danza agitata degli “shaker” – una setta religiosa presente un tempo anche nel New Hampshire, stato d’origine del compositore. “Sono inutile, sono una nullità”, si lamenta Tchaikovsky tormentato dai dubbi interiori mentre lavora alla sua prima sinfonia, che definirà un “peccato di gioventù”. L’opera dalle cupe atmosfere invernali completata nel 1866 naturalmente non è “un trascorso da dimenticare”, bensì una testimonianza del suo talento.
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