BFB - 60. Concorso pianistico e Festival Ferruccio Busoni - Pubblicato da ale inside

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  • Libera Università di Bolzano, Bolzano, BZ
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Informazioni evento

La nostra storia – I premi Busoni I
ALFRED BRENDEL Voce recitante
IV. Premio Busoni 1949
JUAN CARLOS GARVAYO Pianoforte
LOUIS LORTIE Pianoforte
I. Premio Busoni 1984
Franz Liszt (1811-1886)
Sonata in si minore per pianoforte, S 178
Mauricio Sotelo (1961)
Ancora un segreto per pianoforte solo
Prima mondiale
Opera commissionata dal Concorso Busoni grazie al finanziamento della Ernst von Siemens Musikstiftung

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  • "20 anni di Federspiel - La festa abbia inizio!" Musica sperimentale per ottoni fra tradizione e modernità Musica per ottoni sganciata da ogni aspettativa: la brass band di sette elementi combina le tradizioni della musica popolare locale e gli elementi della world music all’entusiasmo per la sperimentazione. Con nuove composizioni nel tipico sound dei Federspiel, ma naturalmente anche con brani e aneddoti dei tempi passati, la cult band celebra il suo anniversario come una festa dedicata a se stessa e al suo pubblico. Il viaggio attraverso i 20 anni di Federspiel inizia esattamente dove deve iniziare: dalla musica popolare tradizionale, esattamente come quella che all’epoca, la giovanissima formazione sperimentava per la prima volta nel cuore della Wachau. Nell’estate del 2004, sulle tavole scricchiolanti del pavimento in legno di una locanda, l’avventura iniziava con polche e valzer. Ovviamente senza partiture, ma in compenso con le orecchie ben aperte. Partendo dagli inizi, il percorso continua fino ai primi arrangiamenti leggermente più audaci e alle voci che nel frattempo sono diventate talmente caratterizzanti da non poter mancare nemmeno nel programma dell’anniversario, a volte sotto forma di arcaico jodel alpino, a volte come ritmata Csárdás ungherese. Per approdare, infine, alle composizioni originali che ancora oggi caratterizzano il tipico sound dei Federspiel. Da “Tau” (rugiada) che narra dei rari momenti di refrigerio nella città in preda al caldo estivo, all’epico-sinfonico “Kronos”, poema tonale sul capo dei Titani. Frédéric Alvarado-Dupuy: clarinetto Simon Zöchbauer: tromba, trombino, cetra Philip Haas: tromba, flicorno Christoph Moschberger: tromba, flicorno Thomas Winalek: trombone, tromba bassa Christian Amstätter: trombone Roland Eitzinger: tuba
  • Conclude la stagione dell’Orchestra Haydn la Quinta Sinfonia di Mahler diretta da Michele Mariotti. Oggi forse la più nota e amata delle sinfonie mahleriane, la Quinta nasce nelle estati del 1901 e 1902 in un momento particolarmente felice per il compositore. A quarant’anni appena compiuti, la direzione dell’Opera di corte di Vienna e dei Wiener Philharmoniker, pur lasciandogli poco tempo per comporre, lo confermava uno dei più importanti direttori d’Europa; la sua musica cominciava finalmente a circolare e ad ottenere i riconoscimenti tanto desiderati; la situazione economica volgeva al meglio e Mahler poté permettersi l’acquisto di una villa a Maiernigg, sul Wörthersee in Carinzia; nel 1901 conobbe Alma Schindler, molto più giovane di lui, e a marzo del 1902 i due si sposarono. Anche la creazione della Quinta Sinfonia fu piuttosto lineare, ma il successo che oggi la circonda non deve ingannare: accolta tiepidamente alle prime esecuzioni, Mahler tornerà insistentemente sulla Sinfonia fino ai suoi ultimi mesi di vita. La struttura della Sinfonia viene convenzionalmente divisa in tre parti dal carattere ben distinto, di cui la prima è composta dalla Marcia funebre iniziale e dal seguente “Stürmisch bewegt”. Questi due movimenti sono quasi un’endiadi: il primo tempo si apre su un richiamo della tromba alla Generalmarsch dell’esercito austroungarico, per poi procedere come una terrificante marcia funebre, che anticipa il carattere e il materiale tematico del secondo movimento. Completamente diversa l’atmosfera dello Scherzo, in cui il corno assume un ruolo spiccatamente solistico in un movimento vivace e danzante, che ondeggia tra Ländler popolareggianti ed eleganti valzer. La terza parte, più eterogenea, affianca il famosissimo Adagietto all’elaborato Rondò finale, in cui frammenti dei movimenti precedenti riemergono in una densa e turbinante scrittura polifonica.

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