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Da un’idea di Vittorio Sgarbi. A cura di Gabriele Lorenzoni Più di trenta opere e un prezioso nucleo di disegni mettono in luce la continuità che caratterizza il lavoro dell’artista modenese, in bilico tra indagine psicologica e surrealtà, tra sogno e gioco, tra finzione e cronaca. La mostra presenta un significativo spaccato della produzione di Vaccari: gli esordi, negli anni Ottanta e Novanta, e le opere più recenti attraverso lavori inediti provenienti da collezioni pubbliche e private. Il lavoro di Vaccari si colloca in uno spazio personale, slegato dalle correnti del momento, e mantiene un’autonomia che lo rende difficilmente inquadrabile. L’artista delinea un proprio universo visivo popolato da una serie di personaggi quasi “felliniani”, dissonanti e ironici, inquadrati in scene ben definite. Nelle pose, nelle proporzioni, nelle composizioni pittoriche e nelle espressioni dei protagonisti la forzatura del reale è sì straniante, ma non al punto da rendere implausibile la scena. Realizzati in due secoli diversi, i quadri della prima fase e quelli della seconda sono accomunati da rappresentazioni surreali, gesti privi di senso, allusioni sessuali, ambientazioni metafisiche, atmosfere sospese. Nel percorso espositivo i dipinti dei due periodi sono mescolati, preferendo accostamenti tematici e stilistici più che cronologici. Alla ricerca della continuità espressiva. Pur nella coerenza di temi, la produzione della fine del millennio presenta contorni più definiti, colori piani, pennellate più piatte; quella più recente è invece caratterizza dall’inserimento di tratti più franti, da scomposizioni della forma e da sovrapposizioni di tocchi pittorici.