Informazioni evento

Coreografia e concetto Helena Waldmann Interpreti: Sara Enrich Bertran, Antonia Modersohn, Tjorm Palmer, Enrico Paglialunga, Lysandre Coutu-Sauvé, Declan Whitaker, Carlos Zaspel e 22 volontari del luogo Drammaturgia e concezione musicale Tobias Staab Musica Mika Vainio, Arne Deforce, Jean-Philippe Rameau, Richard Wagner Durata ca. 60 minuti Prima italiana Coreografa nota al pubblico del Festival a seguito della presentazione, nel 2016, del sorprendente Made in Bangladesh, lavoro nel quale sviluppava un parallelismo economico tra lo sfruttamento delle lavoratrici dell’industria tessile del Bangladesh con la condizione dell’artista in Occidente, Helena Waldmann torna ora a Bolzano con il suo ultimo spettacolo: Good Passports Bad Passports. Un lavoro come sempre al limite dell’inchiesta e dell’attualità dove Waldmann si domanda: "Perché posso spostarmi liberamente in 178 paesi con il mio passaporto tedesco e invece persone di paesi più poveri non hanno la stessa libertà di movimento?”. La coreografa spinge quindi la riflessione alla definizione di gruppo di appartenenza che comporta sempre l’esclusione degli altri. In Good Passports Bad Passports ci sono due gruppi di interpreti: 4 danzatori e 3 acrobati di nouveau cirque. A dividerli un muro di essere umani, una ventina, scelti in loco a ogni rappresentazione. Il muro umano definisce il confine, il limite alla libertà di movimento in pieno contrasto con la libertà di informazione, di circolazione delle merci e di denaro. La domanda di fondo dunque è la seguente: “Cosa segna davvero i confini in un mondo globalizzato?”