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Magnifico e terribile: il primo Pirandello di Franco Branciaroli di Luigi Pirandello regia Franco Branciaroli scene e costumi Margherita Palli luci Gigi Saccomandi con Franco Branciaroli e con Viola Pornaro, Giorgio Lanza, Antonio Zanoletti, Valentina Violo, Tommaso Cardarelli, Giovanni Battista Storti, Sebastiano Bottari, Andrea Carabelli, Mattia Sartoni CTB TEATRO STABILE DI BRESCIA TEATRO DE GLI INCAMMINATI «Enrico IV è come Amleto. É considerato il capolavoro di Pirandello. E siccome non ho mai interpretato l’autore siciliano in vita mia, ho deciso di iniziare da un testo mitico». Franco Branciaroli non conosce le mezze misure, non fanno parte del suo temperamento di fuoriclasse e mattatore del palcoscenico. D’altronde il protagonista di Enrico IV è un istrione proprio come lui. «È un ruolo che caratterialmente mi è congeniale ». Dopo i recenti successi ottenuti con Servo di scena e Il Teatrante che gli spettatori di Bolzano hanno potuto apprezzare nelle passate stagioni, l’artista milanese continua la sua indagine sui grandi personaggi del teatro dirigendo e interpretando l’Enrico IV, dramma in 3 atti di Luigi Pirandello, scritto nel 1921 e rappresentato per la prima volta il 24 febbraio 1922 al Teatro Manzoni di Milano. Il personaggio di Enrico IV, del quale magistralmente non ci viene mai svelato il vero nome, quasi a fissarlo nella sua identità fittizia, è descritto minuziosamente da Pirandello. Enrico è vittima non solo della follia, prima reale poi ricercata coscientemente, ma dell'impossibilità di adeguarsi ad una realtà che non gli si confà più: stritolato nel modo di intendere la vita di chi gli sta intorno, sceglie di ‘interpretare’ il ruolo fisso del pazzo. «Enrico IV entra nella mia galleria degli "attori" che in scena vestono i panni di altri attori, proprio come in Servo di scena di Ronald Harwood e Il teatrante di Thomas Bernhard» afferma Branciaroli. «Questo per me è l’unico modo per un attore di essere sincero. Il protagonista di Pirandello, infatti, non è pazzo, è un attore che interpreta lucidamente il ruolo del re, vittima dell’impossibilità di adeguarsi ad una realtà che non lo rispecchia più. E qui la tematica della maschera pirandelliana raggiunge la perfezione» In uno spazio equestre ideato da Margherita Palli a ricreare la corte regale in cui ha deciso di rinchiudersi Enrico, si muovono i personaggi che hanno determinato la vita del protagonista, in continui passaggi temporali che permettono di ricostruire la storia della sua follia. Unico raccordo tra i due mondi è l’inquietante figura dello psichiatra, il dottor Dionisio Genoni, che assiste alla “consapevole” pazzia del protagonista. Spiazzante, disilluso, lucido e persino crudele: l’Enrico IV di Branciaroli ha in sé le note sublimi della tragedia e conserva allo stesso tempo una profonda vena ironica e momenti di intensa poesia.