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Simone Cristicchi in un "Musical Civile" dedicato all'esodo istriano di Simone Cristicchi e Jan Bernas regia Antonio Calenda Al Porto Vecchio di Trieste c’è un “luogo della memoria” particolarmente toccante: il Magazzino 18. Racconta di una pagina dolorosa della storia d’Italia, di una vicenda del nostro Novecento complessa e mai abbastanza conosciuta. Ed è ancor più straziante perché la “memoria” è affidata non a un imponente monumento, ma a tante piccole, umili testimonianze che appartengono alla quotidianità. Sono perciò ancora più vive, emozionanti. Una sedia, accatastata assieme a molte altre porta un nome, una sigla, un numero e la scritta “Servizio Esodo”. Simile la catalogazione per un armadio, e poi materassi, letti, stoviglie, fotografie, poveri giocattoli, altri oggetti, altri numeri, altri nomi... Beni comuni nello scorrere di tante vite: interrotto dalla Storia, dall’esodo. Con il trattato di pace del 1947 l’Italia perdette vasti territori dell’Istria e della fascia costiera e circa 300 mila persone scelsero – davanti a una situazione intricata e irta di lacerazioni – di lasciare le loro terre natali destinate a non essere più italiane. Non è difficile immaginare quale fosse il loro stato d’animo, con quale sofferenza intere famiglie impacchettarono tutte le loro cose e si lasciarono alle spalle le loro città, le case, le radici. Davanti a loro difficoltà, povertà, insicurezza, spesso sospetto e tanta nostalgia: quella che pervade la canzone di Simone Cristicchi intitolata proprio Magazzino 18. Il cantautore romano che si è fatto conoscere dal grande pubblico vincendo il Festival di Sanremo 2007 con il singolo Ti regalerò una rosa e che ha proseguito la sua carriera affrontando nei suoi album temi scottanti della nostra attualità, è rimasto colpito da questa pagina della nostra storia e ha deciso di ripercorrerla in una canzone e in un testo teatrale che prende il titolo proprio da quel luogo di Trieste, dove gli esuli – prossimi ad affrontare lunghi periodi in campo profughi o viaggi verso lontane mete nel mondo – lasciavano le loro proprietà, in attesa in futuro di rientrarne in possesso. Diretto dalla mano esperta di Antonio Calenda, in una messinscena che intreccia con sensibilità documentazione storica e poesia, Cristicchi partirà proprio da quegli oggetti privati e semplici, per riportare alla luce le vite che vi si nascondono: le narrerà schiettamente e passerà dall’una all’altra cambiando registri vocali, costumi, atmosfere musicali, in una koinée di linguaggi che trasfigura il reportage storico in una forma nuova, forse in un Musical-Civile. Fondamentale in ciò è stato l’apporto della FVG Mitteleuropa Orchestra diretta dal Maestro Valter Sivilotti che ha eseguito la partitura dello spettacolo, in cui alla prosa si alternano musiche e canzoni inedite dello stesso Cristicchi.