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Solitudo il titolo, solista lo strumento. Eppure, Anaïs, in questa nuova opera, sola non lo è mai veramente, neanche sul palco, a presentare il programma da concerto omonimo. Solitudo, infatti, è tutt’altro che un album e concerto monocolore, ma stupisce, invece, per la moltitudine di suoni e la ricchezza armonica e melodica. In parte rigorosa scienziata, in parte virtuosa incantatrice e dedita sacerdotessa, Anaïs Drago sembra essere intenta a estrarre, una alla volta, tutte le infinite potenziali voci del violino, come a volerne esaurire il repertorio antico, inventando poi nuove e ardite conformazioni, persino aliene alle nostre orecchie. Grazie all’uso sapiente di effetti, loop station e sovraincisioni, le corde del violino (sia elettrico sia acustico) si moltiplicano fino a raggiungere volumi orchestrali. Il materiale musicale trae spunti da testi letterari, ricordi o riflessioni sulla vita contemporanea. Legati saldamente uno all’altro, per quanto diversi tra loro, i brani rivelano anche le numerosissime influenze musicali di Anaïs, la quale annovera nel suo background esperienza di studio ed esecuzione di musica classica e barocca, folk, world music, pop, progressive rock, fusion e infine il jazz. Anaïs Drago: violin, voice, composition