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Une nuit française "carte blanche" à Vincent Peirani, avec Francois Salque, Serena Fisseau, Emile Parisien, Julien Herne, Tony Paeleman, Yoann Serra, Airelle Besson Vincent Peirani - acc Francois Salque - clo Serena Fisseau - voc Emile Parisien - sax Julien Herne - elec b Tony Paeleman - rhod, p Yoann Serra- dr Airelle Besson- trp Première di lusso all’insegna della Francia: il 27 giugno il grande fisarmonicista Vincent Peirani e altri 7 artisti transalpini apriranno l’edizione 2014 del Jazzfestival Alto Adige. Il cuore di questa formazione destinata a restare unica è rappresentato dal Living Being Quintet dello stesso Peirani, una band aperta a tutto e sempre foriera di sorprese musicali, in piena sintonia con il motto “Nuove sonorità, guardando al futuro” che si è dato il Festival. Per questo quintetto caratterizzato da un sound atipico che guarda al futuro, il fisarmonicista provenzale ha radunato attorno a sé quattro dei più interessanti giovani jazzisti transalpini: il sassofonista e bandleader Emile Parisien, il bassista Julien Herne (suona indifferentemente jazz, pop e hip hop), il pianista Tony Paeleman ed il batterista Yoann Serra. Sul palcoscenico del Teatro Comunale di Bolzano il Living Being Quintett sarà accompagnato da tre artisti altrettanto eccezionali. Cominciamo da Serena Fisseau, vera e propria acrobata della voce di origine indonesiana, che nel suo infinito repertorio custodisce brani blues, gospel, jazz e rock fino alle canzoni per bambini e senza dimenticare le canzoni pop della sua terra natia. In scena ci saranno anche la pluripremiata Airelle Besson, una delle rarissime trombettiste jazz, ed il violoncellista François Salque, dotato – secondo il grande maestro Pierre Boulez – di un “virtuosismo straordinario”. Salque è uno degli interpreti di musica da camera più richiesti al mondo, che passa con estrema disinvoltura da Vivaldi e Schumann a Duke Ellington e Django Reinhardt. Con Vincent Peirani ha già inciso due album di successo: “Est”, con brani mutuati dalla tradizione folk dell’Europa sud-orientale e “Tanguillo”, con rielaborazioni “tanghesche” in un riuscito equilibrio tra partiture composte e improvvisazioni.