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di Alberto Lattuada – I 1952 – 107'. Il Lattuada migliore, ossia quello amaramente realista di Senza pietà, torna nell’adattamento del celebre racconto di Gogol, ripetendone l’irrisione tragicomica di gerarchie burocratiche tronfie e meschine e della superficialità borghese che soffocano l’umile travet. La cupa fotografia si addice all’ambientazione in una Pavia invernale e brumosa e al suggestivo Ponte Coperto su cui si svolge l’epilogo fantastique. Eccezionale Rascel, tanto buffo, ingenuo, dimesso e malinconico, quanto pronto a esplodere in accessi di dolore, rabbia e disperazione. Nell'ambito del ciclo "Estate al cinema: Neorealismo". Entrata libera