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L'artista gardenese Hugo Vallazza (1955-1997) lavora tra gli anni Settanta e Novanta e sviluppa una ricerca informale astratta che prende ispirazione dagli elementi naturali che caratterizzano il suo luogo d’origine, la Val Gardena, ai piedi delle Dolomiti. “Disegno per ricordarmi la natura" – scrive Vallazza nei suoi diari – "disegno solo la spiritualità delle esperienze della natura”. Deciso a rimanere lontano dai riflettori, Vallazza lavora nel pieno degli anni della crescita economica e della società dei consumi, un contesto storico e culturale che lo porta ben presto ad allontanarsi da una visione dell’arte come merce e a riaffermare con forza il valore dell’arte stessa come forma di esistenza e resistenza intellettuale. La sua pittura informale e monocroma si posiziona come netto rifiuto a partecipare alle regole del gioco e rivendica il diritto a essere sommessa, grezza, non-finita. A 27 anni dalla sua morte avvenuta prematuramente, il lavoro di Hugo Vallazza continua a raccontare di una prospettiva disincantata, che non cede a una promessa idilliaca di ricongiungimento della società con la natura, ma suggerisce nuovi punti di vista che provano a comprendere meglio chi siamo e come abitiamo il nostro spazio. Curatrice della mostra: Greta Langgartner