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Per molti anni ho cercato di raccontare una valle in cui sono nato e dove ho trascorso molto tempo da quando ero bambino, sebbene sia cresciuto in una grande città come Milano. Questa valle è un posto che ho amato e odiato, un luogo a cui sono legato da un legame emotivo che coinvolge me, mio padre scomparso quando avevo quindici anni e mia madre, scomparsa alcuni anni fa. A un certo punto ho deciso di mettere da parte ogni tipo di approccio documentaristico con la consapevolezza di non essere mai stato interessato alla bellezza del paesaggio naturale o alla realtà oggettiva di questo luogo. Ero interessato a dare voce a un luogo che cambia, protegge e distrugge le persone, attraverso la sua esistenza nelle nostre vite. Nel mio lavoro, i ricordi del tempo trascorso in questa valle si mescolano a sogni, incubi e visioni che la mia mente ha ambientato in questo luogo familiare e allo stesso tempo distante, attingendo a una sorta di realismo magico. In un tempo in cui le persone guardano le fotografie sempre più velocemente, ho deciso di usare un linguaggio fotografico che inducesse l'osservatore a soffermarsi, a avvicinarsi e a strizzare gli occhi per abituarsi all'oscurità di queste immagini iridescenti che rivelano un viaggio personale verso la resa dei conti con questa valle.