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Nella sua mostra nella Galleria del Museo Civico di Chiusa, Hannes Tribus presenta 31 dipinti ad olio. 31 ritratti di persone della città la cui selezione è stata spesso casuale e arbitraria tramite conversazioni e conoscenze, e che quindi mostrano una tavolozza variopinta di giovani e anziani, di donne e uomini, di personaggi noti e meno noti. Olio su tela, uno sfondo nero, spatola e pennello questi sono i suoi strumenti. Inoltre, una foto come immagine della persona da ritrarre, che il pittore cerca di scandagliare mentre la guarda, dandole vita con colori, luci e ombre. La musica classica, come la Messa di Gaetano Donizetti, scandisce il tempo della sua pittura, mentre applica, stende e ricopre strato dopo strato con la spatola a ritmi alternati. “Più importanti dei dettagli sono le sfumature e il gioco dei colori: il mix è l’anima della mia pittura”, afferma Hannes Tribus, che però non mescola tanto, quanto piuttosto stratifica colore su colore, costruendo lo spazio pittorico per sovrapposizione e spatolatura. La scrittura personale del pittore consiste nel saper cogliere la giusta essenza che egli forma nella sovrapposizione di diverse aree di colore in un rapido ductus. Sviluppa lo sfondo e il volto in modo grossolano con toni scuri e chiari e scandaglia il buio e la luce della personalità raffigurata nella fusione e nella sovrapposizione dei colori, nell’accentuazione e nell’ammorbidimento, nel contrasto e nella sfocatura. La tavolozza dei colori di Tribus è limitata. I suoi colori non sono mai puri. I dettagli sono irrilevanti. I tratti del viso sono solo accennati. Tribus accentua per omissione. Focalizzando. Ogni volto si sviluppa come un puzzle di innumerevoli aree di colore diverse. Sulla scia della tradizione caravaggesca, l’artista mette in contrapposizione la luce e l’ombra, e quindi la polarità insita in tutte le cose, per individuare i tratti del carattere, scavare nella personalità di una persona, intravedere uno stato d’animo. Hannes Tribus vuole leggere nell’anima delle persone? Sicuramente no. È l’incontenibile curiosità che lo guida, una forza creativa che lo spinge a farsi coinvolgere completamente da una fotografia. L’intuizione artistica con cui si perde in un volto, un’empatia e un’intuizione, una comprensione improvvisa di verità universali. Così come il desiderio di una nuova avventura pittorica, dal cui risultato si lascia sorprendere. L’artista è consapevole che il ritratto non può mai essere la rappresentazione di un carattere, al massimo un’istantanea che riflette lo stato d’animo della persona ritratta in un momento ben preciso. Anche se le persone ritratte non potrebbero essere più diverse, il pittore non si preoccupa di raffigurare i tratti del carattere, ma di osservare rispettosamente dall’esterno. Hannes Tribus è un osservatore silenzioso. Non giudica. Come nasce l’immagine che abbiamo di una persona? Gli attori coinvolti sono sempre tre: la persona ritratta, che si esprime, l’artista, che cattura e ritrae l’espressione, e colui che guarda. Perché anche l’immagine si crea nell’occhio di chi guarda. Il Museo Civico di Chiusa e la popolazione, auspicano un’attiva partecipazione alla mostra, nella speranza che molti punti di vista e prospettive diverse portino a un vivace scambio di opinioni e pensieri inerenti alle opere. Maria Gall Prader