Informazioni evento

Saluto: Martina Schullian Introduzione: Paul Thuile L'artista è presente C’è chi li ama e chi li detesta, chi li colleziona e chi li considera pura paccottiglia: i nani da giardino sono così, non ammettono vie di mezzo. Tradizionale simbolo di un certo gusto piccolo-borghese, incarnazione del desiderio di un mondo perfetto e in piena armonia con la natura, oggi i nanetti si sono affrancati dalla funzione meramente decorativa e hanno sviluppato per così dire una vita propria. In Svizzera è nata persino un’associazione internazionale che difende strenuamente le loro sorti. Per contro esiste anche un “Fronte di liberazione dei nani da giardino”, famoso movimento francese che si prefigge di sottrarre gli gnomi dai giardini in cui sono imprigionati (o di rubarli, secondo i punti di vista) e di riportarli nei boschi ritenuti il loro ambiente naturale. Sembra dunque giunto il momento di conoscere meglio queste caratteristiche figure, nate con la statuaria da giardino in voga a inizio Ottocento e divenute nel tempo un fenomeno culturale diffuso ormai a tutte le latitudini. L’occasione è data dalla mostra Nani da giardino. Tra kitsch e cult. Con circa 200 statue tradizionali in terracotta, provenienti da una delle più grandi collezioni del mondo, l’esposizione offre un interessante spaccato sulla storia di questi singolari abitanti di parchi e giardini. Ma che cos’hanno di tanto speciale i nanetti dal tipico berretto rosso (e i loro proprietari)? Perché se ne infischiano della parità di genere? Come fanno a declinare bellezza, autenticità e bontà in una dimensione kitsch, di quali malattie soffrono, qual è il loro rapporto con l’arte e la politica? Di tutto questo si parlerà all’inaugurazione della mostra, durante un autorevole incontro-dibattito con Susanne Elsen (sociologa), Barbara Stocker (esperta di tradizioni popolari), Roger Pycha (psichiatra), Bernhard Paul (collezionista, clown, direttore di circo), Paul Thuile (artista, curatore della mostra), Wolfgang Hundbiss (architetto paesaggista, collezionista) e con il giornalista Markus Larcher in qualità di moderatore.