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Con questa mostra desideriamo rendere omaggio ad uno dei più importanti esponenti del fotogiornalismo italiano ed europeo, Mario Dondero. Nei cinquanta scatti esposti in mostra, Dondero ci narra il Portogallo durante il regime di Salazar, gli emigrati meridionali nel nord dell’Italia, le manifestazioni politiche del 1968, il racconto della diffusione dell’alfabetizzazione nelle campagne italiane, l’Irlanda. E poi i grandi viaggi, l’Africa, Cuba, il lavoro di Emergency in Afghanistan, la Russia dopo la fine del comunismo. Nella sua lunga attività, Mario Dondero ha fotografato alcuni tra i più importanti intellettuali, artisti, uomini politici dell’ultimo secolo. Legato da sempre a gruppi di intellettuali – inizialmente a Milano, in seguito a Parigi, dove si è trasferito nel 1954, e infine a Roma, dove negli anni Sessanta frequentava personaggi come Pasolini, Moravia o Dacia Maraini. È sempre stato un fotografo eclettico e originale, il suo stile fotografico è fortemente condizionato dalla grande empatia che riusciva a stabilire con i protagonisti dei suoi ritratti. Un’altra sua caratteristica è l’essenzialità delle composizioni, pulizia formale priva di dettagli superflui e ridondati. Dondero riusciva a sintetizzare, in una sola immagine, la ‘storia di una vita’, un attimo unico e irripetibile. Nelle sue foto dimostra il suo convincimento più profondo: «Non è che a me le persone interessino per fotografarle, mi interessano perché esistono. Diversamente, il fotogiornalismo sarebbe soltanto una sequenza di scatti senz’anima».