Informazioni evento

Ci sono esseri umani, come mio padre, che sono indomabili come falchi. E, proprio come falchi, vedono gli altri come prede da attaccare, senza essere in grado di stringere relazioni. Solitari. Individui che feriscono altre persone che sono più come conigli o lepri. Martina Zanin A partire dall’esperienza autobiografica, in Please, Don’t Ever Come Down, Zanin esplora il rapporto padre-figlia attraverso la metafora del falco con la sua preda. Un racconto poetico di eredità, evoluzioni, e metamorfosi, che affronta i legami di sangue, familiari; le connessioni oniriche, immaginarie; e il rapporto tra l’uomo e l’animale. Tra il poetico e lo scientifico, il privato e il pubblico, il presente e il passato, l’artista comunica con il padre assente trasferendo la sua figura nel mondo animale. Il falco è una creatura che incute terrore e fascino. Il parallelismo simbolico, non solo vuole definire un carattere aggressivo, ma anche solitario, e scostante. Impossibili da domare, i falchi appaiono e scompaiono secondo la loro volontà. Zanin riflette su come anche le forme di abbandono siano un’affermazione di potere. La preda è vittima di questa assenza-presenza che la insegue, proprio come il bagaglio familiare che ci portiamo dietro, i modelli e le dinamiche dai quali è difficile svincolarsi. Attraverso un approccio multidisciplinare, che comprende l’utilizzo di fotografia, immagini di archivio familiare, scrittura, audio, video e scultura, l’artista sviluppa la corrispondenza metaforica tra la figura paterna e quella del falco, affrontando tematiche come l’aggressività, la violenza psicologica, e le dinamiche di potere e controllo all’interno dei legami familiari. Ci invita a riflettere su come gli incontri con gli animali siano sempre, in un certo senso, incontri con noi stessi.