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Francesca Ragona nasce a Bolzano nel 1970. Appassionata d’arte e delle discipline artistiche fin da bambina, inizia il suo percorso con la pittura ad acquerello, sotto la guida dello zio. Nel tempo, Francesca si avvicina alla tecnica del colore a olio. Sotto la guida del maestro e artista Peter Pellegrini affina la tecnica, sperimentando le varie combinazioni di colore. Alla ricerca di un suo stile e di un’identità artistica diventa determinante, nel 2018, l’incontro con l’artista bolzanina Monica Pizzo. Si apre per Francesca Ragona un percorso in continua evoluzione, inizialmente introspettivo, che la proietta su dimensioni artistiche nuove e la porta a scavare nell’anima, facendo emergere quella parte di lei fino a ora nascosta. Nasce cosi una pittura inizialmente astratta, dalla quale l’artista coglie dettagli nascosti che emergono con proporzioni perfette e dove basta delinearli leggermente per dare loro vita. Nelle sue opere emergono volti, occhi, profili, a volte chiaramente identificabili a volte velati, e sta nel chi osserva l’opera ricercarli. Ma il percorso di Francesca Ragona nell’universo artistico si apre sempre a nuove emozioni, percorre strade diverse e se queste strade ancora non sono state tracciate, è lei ad aprirle per spingersi in nuovi territori che possono incrociare tecniche di pittura, anche di stampa, innovative. Come nel caso della sua più recente produzione, che potremmo definire un incrocio fra arte, design, fashion e arredo. Francesca Ragona ha dunque abbinato due sue passioni: la pittura e il design. Il risultato sono opere d’arte da… utilizzare, da indossare piuttosto che da godere accomodandosi su di esse. “Mi sono avvicinata al concetto ArteDesign – ha spiegato l’artista bolzanina in un recente articolo sul quotidiano locale Alto Adige – che permette la continuazione della tela pittorica portando il contenuto intellettuale artistico verso il design di interni, tramite diverse tecniche di stampa decorativa”. In concreto, la sua prima opera di questo concetto ArteDesign, che Francesca Ragona chiamerà ARTEvolution (e infatti “ARTEvolution 2 – Dall’opera al design” è il titolo della mostra che si apre il 18 maggio all’Hotel Four Points by Sheraton Bolzano) è una gonna, realizzata in raso stampato con l’opera “La Giostra”, che l’artista aveva realizzato su tela. “I risultati sono stati soddisfacenti - ha ricordato Ragona - e così ho deciso di buttarmi in questa nuova avventura”. Spostandosi sui complementi d’arredo, precisamente una poltrona. E a questa ne seguiranno altre, alcune delle quali saranno esposte al Four Points by Sheraton Bolzano, ma è interessante sentire dall’artista lo sviluppo di questo nuovo indirizzo creativo. Sempre dall’articolo sull’Alto Adige: “Ho realizzato una prima poltrona sempre per ArteDesign con l’opera “In un soffio”, con stampa sublimatica su velluto, in collaborazione con il Decor Lab di Milano e Bompan Mimaki Textile Italia”. Le successive… poltrone d’arte sono quindi nate “sempre dalla base di un’opera su tela e poi si sviluppa l’idea, scelgo il tessuto e quindi c’è la riproduzione tramite stampa digitale decorativa su diversi tessuti o pelle, per elementi di arredo e accessoristica. Sono pezzi unici, certificati, firmati e di grande qualità. La poltrona è un quadro, un’opera d’arte e non un semplice oggetto di arredamento. Peraltro non ci si deve limitare necessariamente alle poltrone ma può essere estesa anche a tappeti, carta da parati, pareti divisorie”, aggiunge quindi l’artista bolzanina. Ma le creazioni classificate come ARTEvolution difficilmente saranno un punto d’arrivo per Francesca Ragona. L’artista ama infatti ripetere che quando inizia un’opera non sa mai quanto tempo le ci vorrà per terminarla, rimane giorni e settimane a osservare ciò che è stato abbozzato o dipinto, finché non è la tela stessa a restituire ciò che l’artista stava aspettando. Emozioni e vissuti che escono prepotentemente, a volte spaventano, a volte alleggeriscono, a volte emozionano così tanto da far scorrere una lacrima. “La sensazione meravigliosa – commenta Francesca Ragona lasciandoci capire molto del suo sacro fuoco artistico - è sapere che esiste un inizio, ma non sapere dove mi condurrà la mia arte è ancora più affascinante”.