Informazioni evento

Fotografia: Franziska Gilli Testi: Barbara Bachmann Concetto e allestimento della mostra: Lupo Burtscher Mostra: 25.5. - 26.6.2021 25.5.2021 aperta dalle ore 15 alle ore 21, le autrici sono presenti. Misure di sicurezza covid: ingresso con il "CoronaPass" e copertura delle vie respiratorie. Sabato con prenotazione. L’immagine della donna diffusa nella società italiana è rigida e stereotipata come in pochi altri paesi d’Europa. Ormai da decenni i programmi di prima serata sono popolati da immagini di ragazze che ballano ammiccanti, in abiti succinti e pesantemente truccate. Ben poche di loro scelgono di non ricorrere a interventi di chirurgia estetica. La madre è un’icona indiscussa, ma nel paese dei cavalieri e dei galantuomini viene uccisa in media una donna ogni tre giorni, nella maggior parte dei casi dal proprio compagno. L’Italia è il paese nel quale una testata online può titolare: “Carola Rackete senza reggiseno in Procura: sfrontatezza senza limiti, il dettaglio sfuggito a molti”. E nel quale l’ex ministro degli interni Matteo Salvini può twittare, testualmente: “A proposito mi vergogno di quel cantante che paragona Donne come troie, violentate, sequestrate, stuprate e usate come oggetti. Lo fai a casa tua, non in diretta sulla Rai e a nome della musica italiana.” I politici della nuova destra di cui è esponente esternano sempre più apertamente la propria misoginia. Non stupisce, insomma, che in Italia il movimento #MeToo non abbia mai preso veramente piede. Il paese non sembrava pronto per un dibattito di questo tipo. Le strutture patriarcali, al contrario, sembrano essersi ulteriormente rafforzate. Si impongono due narrazioni che si riproducono uguali da secoli, simboleggiate da due figure opposte e nel contempo correlate: la santa e la sgualdrina, la Vergine Maria e Maria Maddalena. Da qui hanno preso le mosse la fotografa Franziska Gilli e la giornalista Barbara Bachmann per una ricerca che le ha portate a indagare cosa significhi oggi essere donna nel paese nel quale loro stesse sono cresciute, per quanto all’interno di una minoranza di lingua tedesca. I risultati delle loro ricerche, durate tre anni, sono raccolti nel volume “Santa o sgualdrina — Essere donna in Italia”, pubblicato da Edition Raetia, che rappresenta anche la base della presente esposizione. Obiettivo è contrapporre agli stereotipi della “santa” e della “sgualdrina” immagini tratte dalla realtà, esaminando al tempo stesso cause e ripercussioni dell’immagine femminile tuttora diffusa, dall’egemonia della Chiesa cattolica all’epoca fascista e all’influsso dell’intrattenimento televisivo proposto dai canali pubblici e privati, come le reti in mano alla famiglia Berlusconi. Ma esiste anche un’altra Italia. Un’Italia che da decenni denuncia le contraddizioni esistenti e nella quale sempre più donne decidono di infrangere il tabù della violenza ostetrica. L’Italia nella quale è nato uno dei movimenti femministi più vivaci e combattivi d’Europa: Non una di meno.