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Rhuma. Eritis Sicut Dei 280 quadri di stoffe diverse e variopinte riportano i nomi e le date degli eventi tragici che hanno contrassegnato il novecento: guerre, stragi, disastri ecologici, violenze sulle persone, furti, spoliazioni, repressioni di massa. È Rhuma. Eritis Sicut Dei, l’installazione iniziata da Libera Mazzoleni nel 2004 e riadattata per gli spazi del Cubo. Date e luoghi di tutto il mondo scritte in acrilico, in una grafia da dispaccio militare, si succedono su riquadri di stoffe colorate, raccolte nei viaggi. Tessuti poveri e preziosi formano, l’uno accanto all’altro, un variopinto puzzle di memorie, in cui eventi più noti, da Hiroshima a Cernobyl, dal genocidio del Ruanda al crollo delle due torri si accostano e via via si mescolano ai destini individuali di piccole vite. Come quella di Rhuma, che dà il titolo all’opera. Rhuma è infatti il nome di una bimba afgana, vittima del traffico di organi. Nelle sue opere Libera Mazzoleni utilizza la scrittura nella doppia valenza di disegno e segno, forma e comunicazione. Ciò avviene anche in questo lavoro esposto al Cubo, in cui il fare visivo si integra con la complessità di testimonianze storiche. Quella di Libera Mazzoleni è la prima di una serie di mostre al Cubo Garutti con opere dalla collezione sul tema della parola, della scrittura in relazione all’immagine e allo spazio architettonico e urbano. Gli appuntamenti sono in stretta relazione con le esposizioni a Museion, in particolare con il progetto della curatrice ospite Ilse Lafer e con la mostra sull’ANS – Archivio di Nuova Scrittura.