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Maurizio Corradi è nato a Trento nel 1948. Espone per la prima volta nel 1977 con dipinti in miniatura sul linguaggio dei fumetti. In quegli anni satira, grafica umoristica e Mail Art sono – parallelamente al lavoro pittorico – gli interessi prevalenti. E’ all’inizio degli anni Ottanta che il linguaggio e la comunicazione, temi nodali della sua ricerca artistica, dall’ambito pittorico si spostano all’arte multimediale e lo vedono partecipe in varie manifestazioni di video installazioni e performance. La pittura, mai abbandonata, ritorna prevalentemente nei secondi anni Ottanta con tema l’irrappresentabilità dell’arte: la frammentazione delle immagini è il modo espressivo più frequente. All’inizio degli anni Novanta ha lavorato a Madrid (Spagna), nel settore dell’illustrazione grafica e satirica. Ha esposto in numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero. Ha vinto premi per la realizzazione di opere d’arte. Ha collaborato con varie riviste occupandosi di poesia, fumetti e fantascienza. Uno sguardo particolare, un’illuminazione, un’intuizione. L’artista sa cogliere i fili sottili, talvolta invisibili, che legano le molteplici realtà tra loro. Aveva ragione Luigi Pirandello: le realtà sono migliaia, milioni, tante quante sono gli uomini su questa terra. Ma non a tutti è dato vederle. All’artista, come al poeta e al letterato, il compito di rendere visibile ciò che la frattura tra il mondo e gli dèi, nel corso degli ultimi secoli, ha nascosto. La modernità e la razionalità non hanno scacciato del tutto gli dèi e i santi, gli angeli e i demoni, li hanno resi semplicemente invisibili. A proposito della fuga degli dèi, Jung scrisse: gli dèi sono diventati malattie. Maurizio Corradi, concettuale allo stato puro – le sue opere nascono, crescono, si formano e si materializzano nella sua mente e da questa prendono l’imprimatur –, ha la grande capacità di vedere, di scrutare dentro il buio per carpire quegli infiniti fili che legano i mondi. Vede ciò che altri non vedono, ovvero collegamenti surreali e rapporti informali, connessioni futuristiche, legami filosofici e unioni letterarie. Da questi sguardi indiscreti, talvolta situazionisti, nascono le sue opere: piccoli mondi, microcosmi, micro universi. In questi frammenti di realtà, in queste gocce di scenografie di vita quotidiana, si possono trovare le declinazioni di situazioni viste dal loro lato ironico, critico, fantastico, immaginifico, graffiante … Come il calderone magico celtico, come il magma di un vulcano, dove tutto si mescola e si contamina e dal quale lui, l’artifex, trae un senso e dà voce al non senso. Nel corso degli anni l’artista ha costruito un vero e proprio dizionario materiale e grafico, tale da far invidia ai surrealisti storici creatori di cataloghi di oggetti impossibili: rielaboratore originale di tradizioni precedenti, attribuisce a questi oggetti-mondo un particolare significato simbolico che noi dobbiamo decifrare. Nascono così nuove realtà. Sono metafore, il suo è uno stare in mezzo alle cose, a una situazione che nella storia non ha alcun senso ma che lui riempie di significato dandole una dimensione reale e portando così la metafora stessa fino agli esiti più radicali. Borgesianamente, patafisicamente. In questo Maurizio Corradi è un costruttore di mondi, un fabbricante di universi nella migliore tradizione fantascientifica. L’uomo razionale deve abdicare al proprio sguardo, aprendo gli occhi su potenziali e possibili connessioni. L’artista opera all’interno di un perenne labirinto neurale, alla continua ricerca di un Minotauro che s’aggira ma non si mostra. Una rivoluzione visiva giocata tutta nella dimensione del concetto, tra oggetto rappresentato e livello semantico. E tutto per ricominciare da capo l’inventario della realtà per ricollocarla là dove noi non avremmo mai pensato. (Fiorenzo Degasperi)