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Minuscoli disegni dal tratto calligrafico, tracciati sulla carta e sulla tela bianca, campiti con tonalità chiare, seguono un flusso inesauribile di combinazioni a raccontare una storia, ogni volta diversa, sul paesaggio. Sergio Camin affida alla somma di segni che si possono dividere e ricomporre, procedendo come egli stesso afferma "con tagli o meglio ritagli", il senso di una sensibile pianificazione territoriale. A delineare una skyline infinita sono quindi le micro-architetture che sembrano espandersi oltre i limiti fisici del foglio per lasciare spazio ad una intima percezione. L' attraversamento visivo di questi paesaggi con continui ed estranianti cambi di veduta vuole condurci infatti ad una più profonda percezione del territorio in rapporto a noi stessi ed alle nostre esperienze.