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„IO e la macchina fotografica“ Basta uno sguardo per accorgersi del contrasto esistente tra l’opera fotografica relativamente giovane di Sabine Groschup e l’opera “d’annata” di Paul Albert Leitner, frutto di quasi quarant’anni di fotografia analogica con un archivio di oltre settantamila negativi di piccolo formato. Paul Albert Leitner è un fotografo di formazione classica. Si dedica al suo programma fotografico universale di arte e vita con rigore formale e un’ossessione voluttuosa per ogni piccolo dettaglio. Sabine Groschup invece usa la sua fotocamera digitale irrequieta per esplorare, puntando la macchina su se stessa oppure su quasi tutto e tutti intorno a lei. Groschup non ci tiene molto ad aspetti formali e “scuole” che invece per Leitner sono assolutamente importanti. Elementi essenziali degli autoritratti di Leitner sono la messinscena, la posa, la sua propensione all’estroversione , l’uso obbligatorio dell’abito da fotografia, i requisiti originali e altri elementi surreali (surreal” è una delle sue parole preferite ricamate dalla sua partner d’arte sul ritratto in „Collaboration-Work“), mentre gli autoritratti e i cicli di opere con autoritratti di Groschup sono caratterizzati da un elevato livello di introspezione che richiama il metodo della„Self-awareness“, la “consapevolezza del corpo” tema ricorrente nella pittura della sua maestra Maria Lassnig. Quest’approccio, peraltro già sperimentato nei suoi primi film d’animazione disegnati a mano e nella pittura su pellicola, è ripresentato dalla Groschup stavolta con la macchina fotografica e in vari formati ed elaborazioni. Filo conduttore dei suoi lavori è l’uso illimitato di media e tecniche in concomitanza con la ricerca del proprio potenziale artistico. Se lei è artista multimediale al cento per cento, Leitner rappresenta il fotografo-artista per eccellenza che proclama “L’arte è vita” e a dimostrazione di ciò fa della sua vita un’opera d’arte.