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La mostra propone un lavoro di Luigi Presicce che rilegge l’iconografia e i generi artistici della tradizione e si lega quindi all’operazione messa in atto dal curatore ospite Francesco Vezzoli con la mostra “Museo Museion”. La fotografia esposta al Cubo nasce da una performance di Presicce – scaturita da un workshop con i suoi studenti all’Accademia di Belle Arti di Bologna nel 2015. Come tipico nella sua opera, in “Fine eroica di un’immagine del Quattrocento” l’artista ha unito teatralità e ritualità, con un costante riferimento alla cultura e all’iconografia popolare, all’esoterismo e alla massoneria. Molto intenso poi il confronto con la storia dell’arte passata e quindi i riferimenti letterari e iconografici. L’immagine è la conclusione, il “prodotto”, di un lungo processo: in una prima fase l’artista ha chiesto agli studenti di descrivere minuziosamente una miniatura del Quattrocento – che però non potevano vedere. Dalle loro descrizioni, Presicce ha creato un tableau vivant (quadro vivente), che ha messo in scena davanti alla celebre tela Funerali di Togliatti di Renato Guttuso, esposta in collezione permanente al Mambo di Bologna. L’artista è così passato dalla dimensione verbale a quella visiva, con una performance ricca di riferimenti attraverso la storia dell’arte e del cinema – da Niccolò dell’Arca a Delacroix, da Pier Paolo Pasolini a Dereck Jarman. Il Cubo ospita anche le cinque bandiere, elementi di scena della performance, che, insieme alla fotografia, vanno a formare un’unica installazione…