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L’era di Internet ha democratizzato in modo radicale le opportunità di rappresentarsi. Ciò che un tempo era riservato esclusivamente ad artiste e artisti, al giorno d’oggi è a disposizione di tutti: ciononostante il tema dell’autoritratto, appartiene ai classici della storia dell’arte occidentale e non ha perso minimamente la sua attualità. L’interrogarsi sulla propria immagine speculare e l’indagine su sé stessi appartengono, come mostra la forte partecipazione a questa mostra, al patrimonio di ogni artista. Non importa se con pennello, matita, sanguigna o fotocamera: riflettere su di sé porta necessariamente al dialogo, allo scavare per portare alla luce le proprie origini e fondamenta, al mistero della rappresentazione. Si è tutti, indifferentemente, alla ricerca dell’Io più autentico. Ed ecco che gli autoritratti ci permettono di gettare uno sguardo nella psiche della persona: osserviamo e sperimentiamo condizioni esistenziali ed attimi, trasferiti su carta o su tela. In queste opere sono i creatori l’autentica misura di tutte le cose: essi testimoniano l’impegno, l’attenzione e la completa e radicale dedizione al tema. Quando, durante l’attività artistica, si indaga e ci si interroga sulla propria condizione interiore, nasce spontanea l’esigenza di doverne rendere conto attraverso l’immagine. Per questo motivo gli autoritratti hanno tutti un carattere fortemente privato, non sono dipinti realizzati su commissione, che devono piacere per essere venduti. Essi si distinguono da tutti gli altri generi di pittura. Spesso l’autoritratto diventa – e questo è vero in modo particolare agli inizi della carriera di un artista, nel periodo accademico – un mezzo di ricerca della propria identità, per poi essere periodicamente ripreso negli anni successivi. Esso documenta l’evoluzione stilistica di un artista e può, a volte, essere letto come il riassunto estremo di un’intera vita.