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«Gli adolescenti hanno un forte bisogno di staccarsi dalla famiglia; il gruppo può fornire mediazioni e contenimento. Ma può anche uccidere sia fisicamente che mentalmente all’interno ed all’esterno, diventando anche una gang, spesso, una baby gang dove i preadolescenti non necessitano per forza di un capo ma di un portavoce o di un animatore. L’antisocialità minorile è uno dei fenomeni più sconcertanti nel campo degli studi psicologici e sociologici e non trova esaurienti spiegazioni. Due sono gli elementi importanti nell’osservazione fenomenologica di questo problema: aggressività e violenza, che non sono sinonimi; anaffettività, durezza affettiva, difetti di empatia, assenza del senso di colpa sono fattori ad alto rischio per l’esito di agiti aggressivi e/o violenti.» Guido Buffoli (Padova)neuropsichiatra e psicoanalista