CULTURE

Anche il Teatro Stabile ha il suo influencer!
Si chiama I A mleto ed è frutto di un'intelligenza artificiale

15 Anche il Teatro Stabile ha il suo influencer

Se i dubbi amletici cercano risposta, i personaggi di Shakespeare prendono nuova vita e diventano influencer con l'intelligenza artificiale. È il caso di I A mleto, il nuovo progetto del Teatro Stabile con il sostegno della Provincia Autonoma di Bolzano volto a raccontare il teatro da una prospettiva differente. Ce lo presenta Walter Zambaldi, direttore del TSB.

Direttore Zambaldi, presenti brevemente questo progetto pionieristico...
“I A mleto” è un progetto che nasce per iniziativa del Teatro Stabile di Bolzano e con il sostegno della Provincia Autonoma di Bolzano. Da sempre il TSB lavora alla ricerca di nuove forme di fruizione della cultura. In questo caso il TSB sbarca nel mondo della virtualità per insinuare contenuti inediti e per far breccia nel mondo dei social.

Qual è l'idea dietro la sua nascita?
Con l’ideazione e la creazione di un influencer ci proponiamo di approfondire e raccontare il mondo teatrale in modo più ampio e innovativo. Altro elemento fondamentale: la dimensione autoriale e drammaturgica nel definire il profilo del nostro Avatar ha assunto un ruolo fondamentale. Per la prima volta un Teatro Stabile, un teatro a vocazione pubblica, ha unito e coordinato realtà apparentemente inconciliabili: è stato realizzato grazie al dialogo continuo tra i due drammaturghi Francesco Ferrara e Lorenzo Maragoni, AnotheReality che si è occupata di tutta la parte tecnologica, creazione e modellazione 3D e dello sviluppo del software e lo Studio WooW, consulente in ambito di Influencer Management.

Qual è il suo scopo?
Tengo a precisare che “I A mleto” nasce per sfatare un pregiudizio, vale a dire che ci siano ambienti, come le piattaforme digitali, che vengono ritenute dei luoghi non permeabili dalla cultura, perché concepite solamente come strumenti di marketing o mosse da logiche e tempistiche non ritenute adatte al settore culturale. È questo il motivo che ci ha spinto a sondare i social per sperimentare come una pubblica amministrazione e un teatro possano perlustrare nuove strade per la comunicazione e la narrazione della cultura.

Come si interagisce con lui?
“I A mleto” ha i suoi profili su TikTok e Instagram, sui quali si pubblicheranno storie e narrazioni create dagli autori che hanno “profilato” anche l’identikit dell’Avatar, programmato a suon di testi di Shakespeare e canzoni trap. Questo personaggio, disilluso, ironico e sarcastico per natura, sarà protagonista di stories e post che non si limiteranno alla mera segnalazione di eventi culturali, ma che alluderanno alle tematiche trattate dal teatro. La dimensione autoriale di “I A mleto” diviene uno strumento per esplorare le nuove dimensioni narrative e le prospettive drammaturgiche, storie e tematiche che esulano dalla mera informazione sugli eventi in programma.

Quali sono le prospettive per il futuro di "I A mleto"?
Come Teatro a vocazione pubblica abbiamo il dovere di investire energie e risorse in progetti lungimiranti, e “I A mleto” rientra appieno nella nostra politica culturale. Abbiamo pensato a un progetto capace di allargarsi e di espandersi, anche di poter essere utilizzato da qualcun altro. Abbiamo realizzato una “startup”, che permetterà a chi verrà dopo di noi di abbattere i costi iniziali di produzione e di poter lavorare sul progetto con un’ottica partecipata, quindi utile, plasmabile ad altre narrazioni di altri teatri in futuro.

Come vede l'integrazione della tecnologia nel mondo teatrale?
Com’è sempre successo, la tecnologia, può essere un valido strumento di aiuto allo spettacolo. Ovviamente al progresso culturale e tecnologico seguono dei processi di evoluzione e di adattamento, anche per quanto riguarda le professionalità. La sfida sarà capire, assimilare il meglio di questi processi e adattarsi. Il teatro è una forma di incontro antichissima e sono convinto che resterà per sempre irrinunciabile. Questa ritualità che prevede l’esibizione dal vivo, il “qui e ora”, potrà anche essere imitata da un’intelligenza artificiale, ma non perderà mai il fascino e la sua missione.

Concludo con una provocazione: se le dicessi che tutte le domande di questa intervista sono state create per mezzo di ChatGPT o di una qualsiasi IA, ci crederebbe?
Perché, queste risposte pensa che non lo siano?

[Fabian Daum]

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