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Carambolage Bozen: All das Schöne - Pubblicato da martin_inside

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Informazioni evento

Eine Million Gründe für das Leben!

Ein positives, hoffnungsvolles und lebensbejahendes Stück über ein todernstes Thema: Wie reagiert man als Kind auf den Selbstmordversuch seiner Mutter? Man schreibt ihr eine Liste mit alldem, was an der Welt schön ist. Man hofft, dass die Mutter die Liste wirklich liest, dass ihre Depression verfliegt und das Leben weitergeht.
Tut es auch. Aber nicht alles wird automatisch gut …

„Ein großartiger Peter Schorn auf der Bühne der Carambolage in Bozen. Er meistert die Gratwanderung bravourös. Man spürt das allein gelassene Kind, das Graue und Kalte der Depression. Trotzdem: Kaum zu glauben, dass man während dieser Aufführung so oft und so viel lachen muss. Auch wenn auf die Gaudi die Falltür folgt, unter der sich der Abgrund öffnet, siegt die Feier des Lebens. ... Hoffnungsvoll und tröstlich. Unbedingt anschauen!“ (Tageszeitung Dolomiten)

Ein lebensbejahendes Stück über ein todernstes Thema.
von Duncan Macmillan
Mit Peter Schorn und Simon Gamper (Musik)
Regie: Eva Niedermeiser
Ausstattung: Christina Khuen

Contatti :

Date e orari evento :

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  • Da questa sera si recita a soggetto, ovvero si improvvisa. Come prevedere dunque cosa accadrà proprio durante lo spettacolo che vedrete voi? Dipende dal pubblico, dal clima, dagli attori, da chi sceglierà di parlare per primo. A soggetto, ovviamente; a braccio, con dei punti fissi ma senza copione. Si parte dalla pièce di Pirandello, il quale nell’avvertenza posta in testa al terzo dramma della “trilogia del teatro nel teatro” si premura di scrivere al primo rigo: “L’annunzio di questa commedia, così nei giornali, come nei manifesti, dev’esser dato, senza il nome dell’autore”. Ovvero senza il suo di nome. E nell’elenco degli attori e delle attrici in cartellone mette al primo posto: “col concorso del pubblico che gentilmente si presterà”. Da questo testo si partirà per un viaggio, sempre accompagnati dal capocomico Paolo Rossi e la sua compagnia di giro, in un percorso sì pirandelliano, ma anche profondamente attuale. Perché Paolo da un lato parla direttamente con Luigi Pirandello e si lascia consigliare e portare avanti nella trama, dall’altro resta e rimane ancorato alla realtà, e a come la realtà odierna e più spiccia non possa non entrare inevitabilmente in qualsiasi cosa che sia viva come il teatro. La vita nel teatro, dunque, ma anche il teatro nella vita, ovvero il nostro bisogno continuo di mostrarci performanti in tv e sui social. Forse ci siamo tutti trasformati in personaggi tragicomici in cerca d’autore. “Ma scusa, se Pirandello pur di mantenere il segreto più misterioso sul suo testo ha fatto togliere il proprio nome dal cartellone”, dice Paolo Rossi, “chi sono io per spoilerare ciò che accadrà nello spettacolo di questa sera? Non sono mica un indovino, sono un comico scavalcamontagne. Se le parole per la “scheda” non le ha trovate un premio Nobel per la Letteratura, non potete pretenderle da me che ho fatto l’Itis!” E conclude: “Perché mettere in scena proprio questo testo? I miei maestri sono Fo, Gaber, Jannacci, Strehler e Pirandello. Ma Pirandello è quello che ultimamente frequento più spesso. Mi è anche apparso in sogno. Una volta, c’era anche Marta Abba, mi ha parlato di questo testo spiegandomi perché fosse proprio il momento giusto. Ma mi son svegliato per andare in bagno appena prima che me lo svelasse.” Lo svelamento avverrà direttamente sul palco, dal vivo. Ma solo a patto che tutti s’improvvisi all’unisono. AGIDI presenta Paolo Rossi in Da questa sera si recita a soggetto! Il metodo Pirandello drammaturgia di Paolo Rossi e Carlo G. Gabardini con gli attori Emanuele Dell’Aquila, Alex Orciari, Caterina Gabanella, Laura Bussani, Alessandro Cassutti e con la partecipazione del pubblico aiuto regia Luca Orsini scene Lorenza Gioberti costumi Elisabetta Menziani luci Elena Vastano ideazione e regia di Paolo Rossi durata: 120 minuti
  • Uno dei canovacci più rappresentati nella Parigi dei primi del ‘700, qui riproposto per la prima volta in epoca moderna, Il muto per spavento rappresenta un grande omaggio alla Commedia dell’Arte e all’abilità tutta italiana del fare di necessità virtù. 1716. Dopo circa quindici anni di esilio forzato i Comici Italiani tornano finalmente ad essere protagonisti del teatro parigino e lo fanno con una compagnia di tutto rispetto. Luigi Riccoboni in arte Lelio, capocomico della troupe, si circonda dei migliori interpreti dello stivale tra cui, per la prima volta in Francia, l’Arlecchino vicentino Tommaso Visentini (nomen omen), pronto a sostituire lo scomparso e amato Evaristo Gherardi. Ma il Visentini non parlava la lingua francese, deficit imperdonabile per il pubblico della capitale. Ed è qui che emerge il genio di Riccoboni nell’inventare un originale canovaccio dove il servo bergamasco diviene muto...per spavento! Questo Arlecchino, sicuramente originale per la scelta del canovaccio inedito e per la volontà di riportare alla ribalta dopo almeno 20 anni di silenzio la Commedia dell’Arte con il suo “repertorio” di strumenti del mestiere come la recitazione, il canto, la danza, il combattimento scenico, i lazzi e l’improvvisazione, testimonia la scelta di voler fare un “teatro d’arte per tutti”, come la vera e profonda vocazione di Stivalaccio Teatro. Un teatro popolare, ma ricco di spunti, in cui la tradizione della Commedia dell’Arte viene smontata e rimontata con gli strumenti di interpretazione e di lettura del XXI secolo, uno spettacolo in cui gioco, invenzione, amore, paura e dramma si mescolano, celati dalle smorfie inamovibili delle maschere e dall’abilità degli interpreti. Un canovaccio moderno, per utilizzare le parole di Eugenio Allegri, a cui è dedicato questo debutto, che va “alla ricerca della propria origine, della propria storia, del proprio presente per ritrovare la ‘memoria attiva’ di un discorso sul teatro e, attraverso il teatro, di un discorso sulla società”. Una trama in cui gli intrecci si ingarbugliano sugli equivoci, ma lentamente si dipanano tra le gesta dei personaggi. E se queste esili vicende, ambientate in un mondo surreale e fantastico, echi dello splendore teatrale italiano di tempi lontani riescono ancora a strappare un sorriso, forse in quel preciso istante potrà rinascere la poesia del teatro, per troppo tempo silenziata e muta. ispirato al canovaccio Arlequin muet par crainte di Luigi Riccoboni con (in o.a.) Sara Allevi, Marie Coutance, Matteo Cremon, Anna De Franceschi, Pierdomenico Simone, Michele Mori, Stefano Rota, Maria Luisa Zaltron, Marco Zoppello scenografia Alberto Nonnato costumi Licia Lucchese disegno luci Matteo Pozzobon e Paolo Pollo Rodighiero maschere Stefano Perocco di Meduna soggetto originale e regia Marco Zoppello duelli Massimiliano Cutrera consulenza musicale Ilaria Fantin trucco e parrucco Carolina Cubria assistente alla regia Francesca Botti assistente mascheraia Tullia Dalle Carbonare produzione STIVALACCIO TEATRO in coproduzione con Teatro Stabile di Bolzano, TSV - Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Verona con il sostegno della Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza e Fondazione Teatro Civico di Schio durata: 150 minuti
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