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Starring Peter Martell - Pubblicato da martin_inside

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Informazioni evento

"Starring Peter Martell" (1997) 43 min., regia di Fabrizio Favro. Talk: Renate Mumelter con Martin Kaufmann, online dall'11.03.
Il film ritrae l'attore Peter Martell, nato a Bolzano nel 1938, che ha iniziato la propria carriera con gli spaghetti western. Più tardi divenne un bon vivant. Il ritratto è disponibile in due versioni (tedesca e italiana), che differiscono anche nel contenuto.

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Date e orari evento :

L'evento si tiene dal 11 Mar 2021 al 17 Mar 2021

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Quest'anno, i Premi alla carriera del BFFB in collaborazione con l'Azienda di Soggiorno di Bolzano saranno assegnati ai registi Yervant Gianikian & Angela Ricci Lucchi e alla casa di produzione Vivo film di Marta Donzelli e Gregorio Paonessa. A Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, originali e straordinari protagonisti del cinema e delle arti visive, è dedicato anche un omaggio con la proiezione di sei film. Yervant Gianikian riceverà a nome di entrambi il premio per l'eccezionale insieme della loro opera cinematografica nella giornata di giovedì 18 aprile. Il premio alla carriera attribuito a Vivo film per “La dedizione, la passione, la competenza e la sensibilità con cui Marta Donzelli e Gregorio Paonessa sviluppano le storie e supportano il lavoro di registi e registe”, sarà consegnato domenica 14 aprile. Il BFFB37 insieme al Lichter Filmfest di Francoforte renderà inoltre omaggio alla figura di Karl “Baumi” Baumgartner, produttore, distributore e regista, scomparso dieci anni fa. Nel corso di 3 serate verrà proiettata una selezione dei suoi film più belli, che ha portato alla luce come una “levatrice del cinema”, come amava definirsi Questa 37a edizione rispecchia l’evoluzione di un profilo che ha cominciato a delinearsi a partire dell’edizione del 2023, la prima di Vincenzo Bugno come direttore artistico, e che vede nella regione, nel territorio e nei territori circonstanti una fonte di ispirazione, un’idea. Ma anche un terreno fertile da dove partire per aprirsi ad altri mondi, sia dal punto di vista geografico-culturale che da quello strettamente cinematografico. Il confine non visto come limite ma come punto di partenza. Le lingue, le minoranze etniche. Minoranze etniche, come oggi vengono definite, magari trasformate in minoranze, perseguitate e discriminate, dalla storia, dal colonialismo. Non è quindi casuale che il BFFB37 dedichi un focus al Cinema Indigeno Brasiliano. Un cinema a più livelli dove troviamo le produzioni militanti di autentica resistenza politico-culturale di collettivi locali, le produzioni di alcuni registi con alle spalle già una notevole esperienza produttiva e le opere di alcuni registi non indigeni che hanno visto nella loro attenzione per le tematiche indigene una necessità, un impegno civile, un’importante opera di decolonizzazione. E spesso hanno contribuito alla nascita del cinema indigeno, al di là di qualsiasi atteggiamento paternalista (maternalista…) o di superiorità culturale. La gran parte delle opere presentate nell’ambito Focus sono in Yanumani o in una mescolanza di lingue indigene con il brasiliano-portoghese e il collegamento con la sezione Piccole Lingue DOC è automatico. Organizzata in collaborazione con la Libera Università di Bolzano laurea magistrale in Linguistica applicata e l’Associazione culturale La Fournaise, Piccole Lingue DOC è la sezione che il BFFB dedica al tema delle minoranze linguistiche con l’intento di gettare un ponte tra il plurilinguismo altoatesino e i molteplici contesti in cui, nel mondo contemporaneo, si usano lingue diverse da quelle parlate dalla maggioranza. Minoranze, lingue, conflitti sono contenuti che ricorrono spesso anche nel ConcorsoBFFB37, aperto alle forme documentarie e alla finzione/finzioni, e nella sezione RealeNonReale che ripropone un ulteriore programma di documentari, forma cinematografica sulla quale è necessario posare uno sguardo insistente, considerando la qualità dell’immensa produzione e l’impatto di queste opere che ci mettono in immediato contatto con l’universo intorno a noi. Sono tutti film forti, originali, che non lasciano indifferenti e che trattano temi che spesso ritroviamo nel nostro quotidiano e con i quali dobbiamo fare i conti. Che ci coinvolgono anche se talvolta ci sembrano lontani. E che colpiscono da una parte per la densità dei contenuti ma che allo stesso tempo ci sorprendono per la loro leggerezza e ci trasmettono la lieve contraddittorietà delle nostre esistenze. Opere intime. Opere divertenti. Opere molto spesso al femminile. O che pongono il corpo femminile al centro della narrazione e dell’immagine. Come nei due film tedeschi Touched di Claudia Rorarius e Ivo di Eva Trobisch. Come in Tempo d’attesa di Claudia Brignone della sezione RealeNonReale. Ma anche in fondo in Mit einem Tiger schlafen di Anja Salomonowitz, ibrida affascinante biografia dell’artista austriaca Maria Lassning. 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    Regie Josef Hader Darsteller Mit Birgit Minichmayr, Josef Hader, Thomas Schubert, Robert Stadlober u.a. Spielzeit 94min ab 14 Jahren Nation/Jahr A 2024 Andrea, eine Polizistin auf dem Lande, beschließt, sich von ihrem Mann Andy scheiden zu lassen. Das halbe Dorf macht ihr Vorwürfe: Wie kann sie sich nur von dem so tollen Andy scheiden lassen? Eines Abends torkelt Andy betrunken vor ihr Auto und stirbt. Geschockt begeht Andrea Fahrerflucht, kehrt dann aber zurück. Inzwischen gibt es einen anderen Schuldigen: Der Religionslehrer Franz hält sich für den Täter und wird auch von den anderen dafürgehalten. Andrea versucht, ihre Spuren zu verwischen.
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Recensione di Luigi Coluccio Polesine, Italia: un allevamento intensivo di polli, per rispettare le indicazioni del produttore, deve consegnare soltanto degli esemplari perfetti da poter immettere sul mercato, e gli "scarti" vengono eliminati con pratiche violente. Regione di Berlino, Germania: un allevamento intensivo di mucche, visto l'affollamento dei capi e la scarsa pulizia degli ambienti, viene colpito dal proliferare della mastite (un'infezione e infiammazione della ghiandola mammaria), così il personale non medico somministra antibiotici agli animali malati. Murcia, Spagna: un allevamento intensivo di maiali sfrutta le poche risorse idriche del territorio e scarica in vasconi all'aperto i liquami di risulta, causando inquinamento del suolo e contaminazione della falda acquifera. Tutto vero, disturbante e inquietante. Solo che per alcuni politici, organi di controllo e istituzioni gli allevamenti intensivi non esistono... Food for Profit ha la sua distribuzione indipendente e dal basso che porta il documentario e i suoi autori in giro per l'Italia Forse c'è un unico tema che può unire sensibilità etiche, preoccupazioni sanitarie e criticità ambientali nella riflessione sul sistema socio-economico-valoriale del capitalismo come principale causa del riscaldamento globale - il cibo. Quello che mangiamo, o meglio, ciò che decidiamo di mangiare, ha un impatto razionale, misurabile, diretto con inquinamento, sfruttamento, salute, diseguaglianze. Dobbiamo produrre di più perché dobbiamo mangiare più carne, e per farlo dobbiamo sfruttare più suolo, contaminare più acqua, appestare più aria, somministrare più antibiotici, stipare più animali, violare più diritti. Ma davvero dobbiamo? Food for Profit non solo mette la camera - nascosta e non - al centro di tutto questo, costringendo in qualche modo a guardare (che tu sia spettatore inconsapevole, attivista convinto, politico coinvolto), ma alla fine dei suoi '90 minuti fa una anche una precisa call for action: "Stop sussidi pubblici agli allevamenti intensivi". Ecco, se c'è un pregio indiscutibile del documentario diretto da Giulia Innocenzi e Pablo D'Ambrosi è proprio il suo posizionamento, che si profila inizialmente come lavoro d'inchiesta sulla gestione degli allevamenti intensivi, diventa poi atto d'accusa nei confronti delle istituzioni europee complici in modo diretto e indiretto di questo sistema, e infine mette insieme queste due prospettive per trasmutarsi in un prodotto affilato da brandire per catalizzare la consapevolezza dei cittadini. Senza tirare mai il fiato e mettersi da parte. Innocenzi d'altronde c'è sempre andata dritta nelle cose, vuoi per la sua appartenenza all'albero genealogico-scolastico dell'ariete Michele Santoro su Annozero e Servizio Pubblico, vuoi per la sua vicinanza ideale e lavorativa con il giornalismo impegnato e d'assalto di Report e Le iene, così in questo progetto che spinge ancora più avanti sue precedenti inchieste tv come Che porci! e I monatti (sull'allevamento grattacielo di 26 piani a Ezhou, Cina) ibridandole con l'occhio e l'afflato del documentario cinematografico, si piazza davanti allo schermo facendo funzione di voce narrante, corpo investigativo e coscienza attivista, in una triangolazione che riassume un po' tutta la sua carriera quanto la stessa intima natura di Food for Profit. --- Food for Profit è il primo documentario che mostra il filo che lega l’industria della carne, le lobby e il potere politico. Al centro ci sono i miliardi di euro che l’Europa destina agli allevamenti intensivi, che maltrattano gli animali, inquinano l’ambiente e rappresentano un pericolo per future pandemie. In questo documentario investigativo con approccio cinematografico, Giulia Innocenzi e Pablo D’Ambrosi ci guidano in un viaggio illuminante e scioccante in giro per l’Europa, dove si confronteranno con allevatori, multinazionali e politici. Con loro una squadra di investigatori che ha lavorato sotto copertura negli allevamenti dei principali paesi europei, svelando la realtà che si cela dietro le eccellenze della produzione di carne e formaggio. A Bruxelles, un lobbista è riuscito a portare con sé una telecamera nascosta là dove le decisioni vengono prese, raccogliendo informazioni sconvolgenti. Food For Profit non solo mostra l’orrore degli allevamenti intensivi e la connivente protezione politica di cui godono, ma con una squadra di esperti internazionali affronta le principali problematiche legate a questo tipo di produzione industriale: inquinamento delle acque, sfruttamento dei migranti, perdita di biodiversità e antibiotico resistenza. L’appello del film è forte e chiaro: dobbiamo fermare questo sistema corrotto se vogliamo salvare il pianeta. E noi stessi.