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Imprevisti Digitali - Pubblicato da martin_inside

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Informazioni evento

Imprevisti Digitali (5.7) - Commedia +13
Regia di Benoît Delépine, Gustave Kervern. Un film con Blanche Gardin, Denis Podalydès, Corinne Masiero, Vincent Lacoste, Benoît Poelvoorde. Titolo originale: Effacer l'Historique. Titolo internazionale: Delete History. Genere Drammatico, - Francia, 2020, durata 106 minuti.
UNA PIACEVOLE COMMEDIA IN CUI OGNUNO PUÒ RICONOSCERSI, E PUÒ RIDERE DI SÈ E DELLA PROPRIA QUOTIDIANITÀ.

In un quartiere periferico seguiamo le vicende di tre vicini di casa alle prese con il mondo dei social media. Marie, che vive da sola dopo che il figlio adolescente è andato a vivere con l'ex marito, si trova coinvolta nel tentativo di far cancellare dalla rete un video che la riprende in attività sessuale. Bertrand, che non sa resistere alle chiamate di una certa Miranda che chiama da un call center, al contempo cerca di proteggere la figlia che è vittima di cyberbullismo. Christine, che ha perso il lavoro a causa della sua dipendenza dalle serie tv, si è messa ora nel giro del trasporto Uber ma ritiene che la valutazione che le viene attribuita sia nettamente inferiore alla qualità delle sue prestazioni come autista. Da soli hanno poca speranza di ottenere risultati positivi. Ma se si coalizzassero?
La sinossi potrebbe dare l'impressione che questo film, frutto della coppia Delépine-Kerven, sia una sorta di film drammatico apocalittico dove gli individui in lotta contro le multinazionali della comunicazione mettono in atto terribili vendette. Non è così.
Siamo dinanzi a una piacevolissima commedia in cui ognuno, almeno in parte, può riconoscersi nella propria quotidianità. I due registi/sceneggiatori hanno di fatto portato alle estreme (e ahimè reali) conseguenze una situazione che avevano proposto nel loro Mammuth. Là un Depardieu in età di pensionamento cercava di ricostruire le contribuzioni versate dalla diverse realtà aziendali presso cui aveva lavorato in età giovanile.
Giunto in una di queste ditte si sentiva rispondere da un addetto che per ottenere soddisfazione ai propri quesiti doveva "andare sul sito". La replica di Depardieu era: "Ma io ci sono sul sito". La virtualità (eravamo nel 2010) iniziava già a contare più della presenza fisica. I tre protagonisti di un decennio dopo si ritrovano a lottare contro mulini a vento la cui collocazione reale è quasi ipotetica e comunque molto lontana e (quasi) irraggiungibile.
Quanto è difficile far cancellare un video per il quale si è stati ricattati e c'è 'qualcuno' a cui potersi rivolgere? La persona la cui voce ti ha affascinato e che ti chiama ogni giorno sarà mai fisicamente incontrabile? Perché le valutazioni che ricevi in rete contrastano con la consapevolezza della tua buona condotta lavorativa mentre sei consapevole che ci sono organizzazioni che influenzano a pagamento i giudizi? (In "Bacio feroce" ad esempio Roberto Saviano spiega come la camorra possa far salire o scendere le valutazioni di un esercizio pubblico).

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Recensione di Luigi Coluccio Polesine, Italia: un allevamento intensivo di polli, per rispettare le indicazioni del produttore, deve consegnare soltanto degli esemplari perfetti da poter immettere sul mercato, e gli "scarti" vengono eliminati con pratiche violente. Regione di Berlino, Germania: un allevamento intensivo di mucche, visto l'affollamento dei capi e la scarsa pulizia degli ambienti, viene colpito dal proliferare della mastite (un'infezione e infiammazione della ghiandola mammaria), così il personale non medico somministra antibiotici agli animali malati. Murcia, Spagna: un allevamento intensivo di maiali sfrutta le poche risorse idriche del territorio e scarica in vasconi all'aperto i liquami di risulta, causando inquinamento del suolo e contaminazione della falda acquifera. Tutto vero, disturbante e inquietante. Solo che per alcuni politici, organi di controllo e istituzioni gli allevamenti intensivi non esistono... Food for Profit ha la sua distribuzione indipendente e dal basso che porta il documentario e i suoi autori in giro per l'Italia Forse c'è un unico tema che può unire sensibilità etiche, preoccupazioni sanitarie e criticità ambientali nella riflessione sul sistema socio-economico-valoriale del capitalismo come principale causa del riscaldamento globale - il cibo. Quello che mangiamo, o meglio, ciò che decidiamo di mangiare, ha un impatto razionale, misurabile, diretto con inquinamento, sfruttamento, salute, diseguaglianze. Dobbiamo produrre di più perché dobbiamo mangiare più carne, e per farlo dobbiamo sfruttare più suolo, contaminare più acqua, appestare più aria, somministrare più antibiotici, stipare più animali, violare più diritti. Ma davvero dobbiamo? Food for Profit non solo mette la camera - nascosta e non - al centro di tutto questo, costringendo in qualche modo a guardare (che tu sia spettatore inconsapevole, attivista convinto, politico coinvolto), ma alla fine dei suoi '90 minuti fa una anche una precisa call for action: "Stop sussidi pubblici agli allevamenti intensivi". Ecco, se c'è un pregio indiscutibile del documentario diretto da Giulia Innocenzi e Pablo D'Ambrosi è proprio il suo posizionamento, che si profila inizialmente come lavoro d'inchiesta sulla gestione degli allevamenti intensivi, diventa poi atto d'accusa nei confronti delle istituzioni europee complici in modo diretto e indiretto di questo sistema, e infine mette insieme queste due prospettive per trasmutarsi in un prodotto affilato da brandire per catalizzare la consapevolezza dei cittadini. Senza tirare mai il fiato e mettersi da parte. Innocenzi d'altronde c'è sempre andata dritta nelle cose, vuoi per la sua appartenenza all'albero genealogico-scolastico dell'ariete Michele Santoro su Annozero e Servizio Pubblico, vuoi per la sua vicinanza ideale e lavorativa con il giornalismo impegnato e d'assalto di Report e Le iene, così in questo progetto che spinge ancora più avanti sue precedenti inchieste tv come Che porci! e I monatti (sull'allevamento grattacielo di 26 piani a Ezhou, Cina) ibridandole con l'occhio e l'afflato del documentario cinematografico, si piazza davanti allo schermo facendo funzione di voce narrante, corpo investigativo e coscienza attivista, in una triangolazione che riassume un po' tutta la sua carriera quanto la stessa intima natura di Food for Profit. --- Food for Profit è il primo documentario che mostra il filo che lega l’industria della carne, le lobby e il potere politico. Al centro ci sono i miliardi di euro che l’Europa destina agli allevamenti intensivi, che maltrattano gli animali, inquinano l’ambiente e rappresentano un pericolo per future pandemie. In questo documentario investigativo con approccio cinematografico, Giulia Innocenzi e Pablo D’Ambrosi ci guidano in un viaggio illuminante e scioccante in giro per l’Europa, dove si confronteranno con allevatori, multinazionali e politici. Con loro una squadra di investigatori che ha lavorato sotto copertura negli allevamenti dei principali paesi europei, svelando la realtà che si cela dietro le eccellenze della produzione di carne e formaggio. A Bruxelles, un lobbista è riuscito a portare con sé una telecamera nascosta là dove le decisioni vengono prese, raccogliendo informazioni sconvolgenti. Food For Profit non solo mostra l’orrore degli allevamenti intensivi e la connivente protezione politica di cui godono, ma con una squadra di esperti internazionali affronta le principali problematiche legate a questo tipo di produzione industriale: inquinamento delle acque, sfruttamento dei migranti, perdita di biodiversità e antibiotico resistenza. L’appello del film è forte e chiaro: dobbiamo fermare questo sistema corrotto se vogliamo salvare il pianeta. E noi stessi.